Blocco licenziamenti Covid: cosa cambia dal 30 giugno

Bankitalia-sindacati, è già scontro. Intanto si lavora al nuovo decreto Sostegni per i settori più colpiti

Mario Draghi durante il discorso di fiducia in Senato (Ansa)

Mario Draghi durante il discorso di fiducia in Senato (Ansa)

Roma - Si riscalda il dibattito in vista dello stop al blocco dei licenziamenti economici previsto per il 30 giugno prossimo. Ieri fronte comune tra Bankitalia e Corte dei Conti per sottolineare come un'eventuale proroga del blocco possa solo danneggiare aziende e ripartenza del Paese. Un'ipotesi che i sindacati continuano ad avversare in nome di una necessaria pace sociale tanto più in un momento di pandemia che crea incertezza, tanto più che l'Istat ha certificato che con la pandemia si sono persi 800mila posti di lavoro. La situazione economia italiana ed europea è stata anche al centro dell'incontro a Palazzo Chigi tra Mario Draghi e Paolo Gentiloni, Commissario Ue per gli Affari economici e finanziari e con il segretario Pd Enrico Letta. Oggi la parola passa agli industriali: sarà il giorno delle previsioni di primavera di Confindustria che oltre alle stime non mancherà di dire la sua sui licenziamenti, l'occupazione e la riforma degli ammortizzatori allo studio del ministro del Lavoro. Intanto si lavora al nuovo DI Sostegni che dovrà mettere in campo altre risorse rispetto al vecchio DI Sostegni varato lo scorso marzo. Obiettivo sostenere le categorie più penalizzate dalla pandemia come bar, ristoranti e attività turistiche.

 

Il nuovo DI Sostegni

Il presidente del Consiglio Mario Draghi stringe i tempi per il varo del nuovo decreto Sostegni, oggi ribattezzato "Dl Imprese" da Enrico Letta e Matteo Salvini dopo il loro incontro. L'obiettivo del premier è approvarlo entro il mese di aprile, con dimensioni maggiori rispetto ai 32 miliardi del precedente intervento. Un'ipotesi allo studio dei tecnici, secondo quanto si apprende, è quella  di una cifra intorno ai 40 miliardi di euro.  Mercoledì prossimo, spiegano fonti dell'esecutivo, dovrebbe tenersi il Consiglio dei ministri che dovrà dare via libera al Documento di economia e finanza (Def), che conterrà anche il nuovo scostamento di bilancio. La seduta non è stata ancora convocata ufficialmente, ma il termine del 14 è stato già comunicato al Parlamento per la trasmissione del documento. 

Il discorso al Senato

Sullo sfondo non va dimenticato quanto chiarato lo stesso Draghi nel suo discorso di insediamento al Senato. Quel giorno, il 17 febbraio scorso, nell'aula di palazzo Madama aveva parlato per 51 minuti, interrotto 25 volte dagli applausi e in cui la parola piu' utilizzata era stata pandemia", a conferma del fatto che la lotta al Covid 19 e i disastri prodotti in un anno fossero in cima alle priorità del premier. Sul fronte del Lavoro il presidente del Consiglio aveva però ricordato che, dopo i grandi sforzi di sostegno al reddito, in futuro "non potremo aiutare tutti". Altro messaggio chiaro: quando finirà il blocco delle assunzioni, si dovranno fare delle scelte che la politica dovrà governare. E il momento delle scelte sembra arrivato.

 

Allarme Bankitalia

Bankitalia (Ansa)
Bankitalia (Ansa)

''Il blocco dei licenziamenti è un'eccezione nel contesto europeo. Rappresenta una forma temporanea di tutela dei lavoratori a fronte di una elevata incertezza macroeconomica, che tuttavia può rallentare i processi di riorganizzazione aziendale e la riallocazione dei lavoratori tra imprese'', dice palazzo Koch in una memoria sul Dl Sostegni depositata alle commissioni Bilancio e Finanze del Senato. Così la vede in sostanza anche la magistratura contabile: "Di rilievo è la decisione assunta in tema di blocco dei licenziamenti. Se appare condivisibile la scelta di vincolare l'impresa che usufruisce appieno degli ammortizzatori sociali a mantenere in piedi il rapporto di lavoro, occorre evitare che risulti, nei fatti, ritardata l'emersione di realtà aziendali che necessitano di profondi processi di ristrutturazione e risanamento'', spiega la Corte dei Conti in un'altra memoria sempre a commento del Dl Sostegni. 

I timori di Landini

Il segretario generale Cgil Maurizio Landini (Ansa)
Il segretario generale Cgil Maurizio Landini (Ansa)

Ma è la Cgil, che nei giorni scorsi è tornata a chiedere una proroga del blocco fino alla fine di dicembre 2021, a sollecitare al contrario "un messaggio di sicurezza" per scongiurare "disagio e rabbia" che aumentano, come dice oggi il leader Maurizio Landini. "La pandemia ha fatto esplodere le diseguaglianze che già esistevano prima e che oggi sono aumentate'', ammonisce ricordando come "stiamo discutendo di ammortizzatori sociali e non si può licenziare ma vaccinare''. Si devono quindi, dice ancora, "incentivare strumenti alternativi, contratti di solidarietà, cassa integrazione, contratti di espansione'', elenca ancora. 

Il ministro del lavoro

"E' comprensibile la preoccupazione dei sindacati che guardano con timore alla scadenza di fine di giugno", ha spiegato il minsitro Andrea Orlando. Prima di quel passaggio credo sia necessario produrre un confronto tra le forze sociali per capire quali possano essere gli ulteriori strumenti che accompagnino lo sblocco dei licenziamenti", dice. Sul tavolo dunque, spiega ancora il ministro, la ricerca di una soluzione che veda interventi differenziati per quei settori in cui "la crisi ha colpito in modo congiunturale, e quindi con la fine del virus ci sarà una ripresa consistente, e quelli invece dove la crisi rischia di perdurare perché già presente prima del virus". 

Recovery Fund

"Se i versamenti delle risorse del Recovery Fund dovessero essere procrastinati a data indeterminata, questa sarebbe una catastrofe economica per l'Europa". Lo ha detto Isabel Schnabel, del direttorio della Bce, allo Spiegel, secondo un'anticipazione dell'edizione in uscita domani. "L'Europa dovrebbe pensare delle soluzioni alternative e questo durerebbe del tempo", aggiunge. "Non sta a me pronunciarmi sulla Corte costituzionale», mette le mani avanti. Schnabel sottolinea però il significato del Recovery fund, importante da un lato come "segnale di solidarietà per i paesi più colpiti dalla crisi", ma anche "per l'economia europea in generale e per le nazioni esportatrici come la Germania". La Corte costituzionale tedesca ha bloccato la firma del presidente della Repubblica in Germania - dopo il semaforo verde dato dal Budnestag e dal Bundesrat - a causa del ricorso del movimento degli antieuro di Burgerwille, guidati dall'economista Bernd Lucke.