L’assessore regionale "Consulta degli immigrati e risposte alle imprese"

BRESCIA

Rolfi, lei si sarebbe potuto candidare anche in Regione, ma ha scelto Brescia. Perché?

"Dieci anni di esperienza in Regione sono stati molto importanti dal punto di vista della maturazione e della consapevolezza amministrativa. Mi sento in dovere di portare qui questa esperienza. E poi c’è il richiamo della città, che è un po’ il richiamo della foresta".

Cosa pensa dei 10 anni di amministrazione Del Bono?

"Non vivendo una vita condita di ideologia, a differenza loro, gli riconosco di aver fatto cose positive come il recupero di via Milano, che però va completato. È stato un bravo sindaco per la manutenzione ordinaria, ma sulle grandi sfide il risultato è deludente. La città deve fare un salto di qualità: diventare attrattiva, essere più ambiziosa".

La vocazione di città culturale non la convince?

"Brescia è la città del lavoro, dell’impresa. Il Comune può fare molto per snellire la burocrazia. Penso, ad esempio, all’introduzione di tempi standard, entro cui l’amministrazione deve dare una risposta, altrimenti passa il silenzio assenso".

Ci sono anche tante fragilità sociali...

"Vogliamo una città accessibile a tutti, dove i cittadini anziani, con relazioni sociali e famigliare impoverite, non siano abbandonati, ma trovino servizi amministrativi nei quartieri".

E la cultura?

"Bisogna uscire da una visione autoreferenziale, perché Brescia, per ora, non dialoga con il territorio. L’emblema è il Garda, che guarda più a Verona. E bisogna raccontare tutta la storia di Brescia, senza tifo ideologico. Penso a piazza Vittoria, al Bigio, il cui ripristino può essere momento di racconto di Brescia".

Il tema sicurezza resta una priorità?

"Per me non c’è differenza tra sicurezza reale e percepita, se una persona chiude un negozio o non esce di casa perché ha paura, è un problema. Il Comune ha tante leve politiche per intervenire, anche sul degrado. E non significa essere contro gli immigrati. Il centrodestra urbano che ho in mente sarà un grande laboratorio. Le mie liste saranno aperte alle comunità immigrate e penso a un consigliere delegato all’immigrazione e alla consulta delle comunità immigrate". Federica Pacella