Inchiesta Juventus, quegli accordi segreti coi giocatori: "Non parlate di stipendi"

Le accuse della procura: il capitano Chiellini (non indagato) avrebbe fatto da tramite con i compagni. Il tam-tam sulla chat di Whatsapp

Torino - L’ex direttore sportivo della Juventus Fabio Paratici si definiva "un soldato", in una conversazione intercettata con l’ad dell’Atalanta Luca Percassi. E i bianconeri si sono presentati davanti ai pm in "un’ottica militaresca", con dichiarazioni rese dopo le perquisizioni del 26 novembre dell’anno scorso "fortemente parziali e condite da espressioni non veritiere" per ridimensionare le contestazioni.

Un passaggio cruciale nell’indagine della Gdf, coordinata dalla Procura di Torino, sui conti della società, perché era stato appena sequestrato il documento intitolato "Libro nero Fp" (Fabio Paratici, secondo la ricostruzione degli inquirenti), dove veniva messo nero su bianco "l’utilizzo eccessivo plusvalenze artificiali". L’autore, il responsabile dell’area sportiva Federico Cherubini (non indagato), ha parlato di una banale "diversità di vedute" con Paratici, così come era un semplice "gentleman agreement" quell’obbligo "non federale" di acquisto da parte dell’Atalanta nell’operazione che ha portato alla cessione di Romero ai bergamaschi.

Anche l’ex ceo bianconero Maurizio Arrivabene ha parlato di "debiti di riconoscenza nei confronti dell’Atalanta, non di denaro", perché "Atalanta e Sassuolo rientrano tra i club amici". Quegli "impegni morali" sull’acquisto di calciatori avevano però alle spalle "scritture private fra vertici societari", che si aggiungono alla "presenza di una autentica contabilità in nero con riguardo ai rapporti con gli agenti sportivi". Circostanze "che dovranno essere oggetto di necessario approfondimento" nell’ambito di un’inchiesta destinata ad allargarsi. Scritture segrete (e in alcuni casi "distrutte") come quella firmata da Percassi il 30 dicembre 2019, "con riferimento al trasferimento definitivo del calciatore Kulusevski" alla Juve nella quale veniva garantito "l’impegno ad acquistare a titolo definitivo un giocatore della Juventus, suggerito dalla stessa, per un valore di tre milioni di euro".  Un documento acquisito dai pm che, secondo gli inquirenti, "suffraga la falsità delle dichiarazioni rese da Paratici agli ispettori Consob con riguardo alla presenza di un impegno soltanto morale assunto dall’Atalanta". La Dea acquistò nel giugno 2020 Simone Muratore, per 7 milioni. E la cessione determinò una plusvalenza di 6 milioni.

Opacità e reticenze anche sulla “manovra stipendi“ iniziata durante la pandemia, con il trasferimento di parte dei pagamenti nell’anno successivo per truccare i conti. Dietro l’operazione anche l’ex capitano Giorgio Chiellini (non indagato), che ha spiegato ai pm di aver firmato solo "una grande stretta di mano" dopo aver trattato con la società per conto dei compagni di squadra, in tandem con gli altri “senatori“ Bonucci e Buffon. In realtà agli atti dell’inchiesta c’è la “scrittura Agnelli-Chiellini“ del 28 marzo 2020 in cui veniva messo nero su bianco che "tre dei quattro ratei" dei calciatori della prima squadra "saranno distribuiti sui contratti in essere a partire dalla stagione sportiva 2020/21" con la specifica che in caso di trasferimento "l’equivalente sarà riconosciuto quale incentivo all’esodo". Quel giorno fu diffuso un 'falso' comunicato stampa sulla decisione dei calciatori di rinunciare a quattro mensilità per venire incontro alla società durante la pandemia che aveva bloccato il campionato. In realtà hanno rinunciato a un solo stipendio, accettando di posticipare il pagamento degli altri.

E Chiellini, scrivendo sulla chat WhatsApp (gli screenshot sono stati consegnati ai pm da De Ligt e De Sciglio), chiese ai compagni di "non parlare nelle interviste sui dettagli di questo accordo" che riguardava anche l’allora allenatore Sarri. "Ne parlai con Paratici e mi disse che c’era già l’accordo con i calciatori – ha spiegato Sarri agli inquirenti – e che sarebbe stato opportuno che mi accodassi". Sull’operazione sono stati ascoltati diversi giocatori coinvolti, con un carosello di dichiarazioni che hanno in sostanza confermato l’accordo. Da Dybala ("Non volevamo rinunciare a così tanti mesi", parlando della proposta iniziale sulle quattro mensilità) a Cuadrado ("Non sto attento a queste cose"). Fino alla frase tranchant di Bernardeschi ("Io non faccio l’avvocato, faccio il calciatore") e alle risposte "estremamente generiche" di Gigi Buffon.