Johnson & Johnson, all'ultimo arrivato basta una sola dose

Approvato l11 marzo dall'Ema, ha alta efficacia, non richiede richiamo ed evita al 100% le morti per Covid

Il vaccino Johnson & Johnson

Il vaccino Johnson & Johnson

Il vaccino Janssen, meglio noto come Johnson & Johnson, dal nome della farmaceutica che lo ha prodotto, si presenta come uno dei più efficaci e avanzati allo stato della ricerca. Rispetto a tutti gli altri, che prevedono la prassi del richiamo, è l’unico monodose. Tutto si risolve insomma con una sola iniezione. La sua tecnologia è diversa da quella dei vaccini Rmna: il suo inoculo viene trasportato da un adenovirus reso innocuo all’interno dell’organismo umano, verso le cellule sulle quali dovrà dare una risposta immunitaria. Si conserva anch’esso in frigorifero, come Astrazeneca, a una temperatura cmpresa tra i 2 e gli 8 gradi e sembra presentare un’efficacia molto elevata, stimata tra il 72 e l’86%.

Proprio oggi l’Ema ha autorizzato il suo utilizzo e le dosi potrebbero arrivare a breve anche da noi, anche se tutto dipenderà dall’efficacia delle forniture e dell’approvvigionamento da parte dell’Unione Europea.

Come funziona? Il farmaco, spiega Loredana Bergamini, direttore medico di Janssen “è costruito su una piattaforma di cui abbiamo un brevetto esclusivo chiamata AdVac, che utilizza un adenovirus del raffreddore, ingegnerizzato in modo da essere reso inattivo e incapace di infettare. Al suo interno viene inserita un’informazione genetica, quella della proteina Spike di cui il Sars-CoV-2 si serve per penetrare nella cellula umana. Una volta inoculato, le cellule leggono questa informazione e stimolano la produzione di anticorpi specifici in grado di rispondere al coronavirus“

Buona anche l’efficacia del farmaco, che, se come detto previene nell’85% dei casi le forme più temibili del Covid, nel 100% dei casi evita la morte. Quindi ha una protezione molto forte. Dal settimo giorno comincia la protezione degli anticorpi. Nello studio sperimentale con test su 15mila persone di tutte le età, a partire dai 18 anni ed oltre i 60, il 41% dei volontari arruolati avevano una o più patologie croniche: obesità, ipertensione, diabete, malattie cardiovascolari severe. Tutti hanno risposto bene.