Rapito nelle Filippine: a vuoto tutte le ricerche

Nessuna notizia dalla Filippine di Rolando Del Torchio, l’ex missionario del Pime, ora trasformato in imprenditore, prelevato da un commando composto da sette persone nel suo locale

 Rolando Del Torchio da tempo è diventato un ristoratore

Rolando Del Torchio da tempo è diventato un ristoratore

ANGERA (Varese), 9 ottobre 2015 - Nessuna  notizia dalla Filippine di Rolando Del Torchio, l’ex missionario del Pime, ora trasformato in imprenditore, prelevato da un commando composto da sette persone nel suo locale, l’«Ur Choice Cafè», nel centro cittadino di Dipolog City, nell’isola di Mindanao.

Le ricerche delle autorità locali, estese ieri mattina a una vasta area costiera attorno a Dipolog City, non hanno portato ad alcun risultato al di là dell’identificazione del proprietario del furgone utilizzato per portare via con forza il 56enne dal ristorante-pizzeria prima di imbarcarlo su di una barca a motore. Ad Angera, sul lago Maggiore, dove è nato e vissuto, e dove abitano ancora la madre, 92enne, i fratelli, e tutta la famiglia, quella di ieri è stata una giornata di angoscia mista ad ansia. Nel paese, invaso dalle troupe, ieri non si parlava d’altro: "Purtroppo non sono ancora arrivate notizie confortanti - spiega la cugina, Daniela Del Torchio - noi e soprattutto i familiari più stretti stiamo vivendo attimi di grande apprensione. Aspettiamo". Si possono fare solo ipotesi, con gli investigatori che puntano il dito contro il gruppo terroristico Abu Sayyaf, noto per la strategia di rapimenti a scopo di estorsione, e la Procura di Roma, con il procuratore aggiunto, Giancarlo Capaldo, che ipotizza il reato di sequestro di persona a scopo di terrorismo.

Un'ipotesi, quella del rapimento a scopo di estorsione, che per il cugino dell’ex missionario, Andrea Del Torchio, è la più attendibile: "Quella un’isola turbolenta, di grande povertà, dove operano diverse bande armate: il problema non è una guerra di religione, ma la miseria". Nell’area sono attivi gruppi separatisti o bande dedite alle estorsioni e a volte i rapitori poi «vendono» l’ostaggio a un’organizzazione più grande. A Mindanao i sequestri, frequenti, colpiscono più spesso la popolazione locale, ma anche gli occidentali sono nel mirino: nemmeno un mese fa a essere prelavati sono stati due canadesi e un norvegese, rapiti in un resort di lusso a Mindanao e di cui da allora non si hanno più notizie.