Euro 2020, la sconfitta brucia: l'Inghilterra boicotta il Made in Italy

Crollano i consumi di pasta e molte eccellenze italiane, dal vino ai formaggi. Boom di cancellazioni di vacanze nel Belpaese

Tifosi inglesi in lacrime dopo la sconfitta ai rigori

Tifosi inglesi in lacrime dopo la sconfitta ai rigori

Londra - “Ne dovete mangiare ancora di pastasciutta”. Le parole di Leo Bonucci rivolte ai tifosi inglesi al termine della finalissima di Wembely riecheggiano ancora più forti dopo un’analisi di mercato della Coldiretti: sulla base di dati Istat, gli acquisti di pasta dei cittadini britannici sono crollati del 25% nel 2021, con quantitativi che non sono mai stati così bassi negli ultimi cinque anni.

Una carenza alimentare che forse, secondo la Coldiretti, ha pesato sulle performance sportive della squadra inglese che non ha potuto contare sulle qualità nutrizionali della dieta mediterranea. In questo senso non è un caso che l’Italia campione d’Europa sia il paese con il maggior consumo di pasta, 23 kg a persona, ma in buona posizione si attesta anche l’Argentina, campione della Coppa America, con 8,7 kg.

La pasta, però, non è l’unico prodotto made in Italy che, dopo la Brexit e le relative limitazioni imposte, ha registrato un forte rallentamento. Il calo è quantificabile intorno al 10,5% e in controtendenza rispetto alle esportazioni verso il resto del mondo che hanno segnato un +19,8% nel primo quadrimestre del 2021. A pesare sull’export alimentare nazionale in Uk sono infatti le difficoltà burocratiche ed amministrative legate all’uscita degli inglesi dell’Unione Europea, in particolare le procedure doganali e l’aumento dei costi di trasporto dovuti a ritardi e maggiori controlli. In crisi anche altre eccellenze italiane come vino (Prosecco su tutti), derivati del pomodoro, formaggi (Grana Padano e Parmigiano Reggiano in particolare), salumi e olio d’oliva che mettono a rischio i 3,4 miliardi di esportazione annua oltremanica.

Ma “l’effetto Wembley” non si limita al settore agroalimentare. Infatti nei due giorni successivi alla finale persa dall’Inghilterra, c’è stato un boom di disdette ricevute dagli alberghi di Roma (intorno al 40% del totale dei turisti Uk). Gli inglesi che avevano prenotato un soggiorno nella capitale, hanno preferito rinunciare alla vacanza, un po’ per l’obbligo di quarantena di cinque giorni imposto dal ministro Speranza per provare ad arginare la variante Delta, un po’ per paura degli sfottò.Tutto questo, a conferma della scarsa sportivià dei connazionali della Regina, dimostrata dai fischi all'inno di Mameli e dalle medaglie tolte subito dal collo. Da it’s coming home a they aren’t coming to Rome, a quanto pare, il passo è molto breve.