Influenza aviaria, l’allarme dell’Ecdc: “È in corso la più grande epidemia mai vista”

La malattia ha colpito 37 Paesi europei, con quasi 2.500 focolai e 48 milioni di uccelli abbattuti, ma il rischio per l’uomo “rimane a livelli bassi”

Illustrazione di Arnaldo Liguori

Illustrazione di Arnaldo Liguori

In Europa è in corso “la più grande epidemia di influenza aviaria” mai vista, secondo l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc). In totale, parliamo di 37 Paesi colpiti, 2.467 focolai identificati e 48 milioni di uccelli abbattuti in tutto il Continente.

Si tratta, secondo l’Ecdc, di “un’estensione senza precedenti” che va dalle settentrionalissime isole Svalbard al Portogallo meridionale. Questi virus, spiegano gli esperti, “possono potenzialmente incidere gravemente sulla salute pubblica”, come è successo durante le epidemie di aviaria H5N1 in Egitto o H7N9 in Cina, o con la pandemia di influenza H1N1 del 2009 causata da un virus inizialmente diffuso dai maiali all'uomo.

L’influenza aviaria è una malattia degli uccelli causata da un virus dell'influenza di tipo A. Diffusa in tutto il mondo, spiega l’Istituto superiore di sanità “è in grado di contagiare pressoché tutte le specie di uccelli, anche se con manifestazioni molto diverse. Se causata da una forma altamente patogenica, la malattia insorge in modo improvviso, seguita da una morte rapida quasi nel 100% dei casi”.

L’infezione nell’uomo è molto rara, tuttavia sono possibili sporadici casi di infezione umana. L'uomo può infettarsi a seguito di contatti diretti con animali infetti (vivi o morti) e/o loro escrezioni (in particolare con le feci e gli oggetti o superfici contaminate da queste). Secondo il ministero della Salute, “non c'è alcun rischio di trasmissione attraverso il consumo di carni avicole o uova”, purché siano state accuratamente cotte ad almeno 70 gradi.

Al momento, nonostante il numero eccezionalmente elevato di casi recentemente rilevati nel pollame e negli uccelli e i numerosi eventi di trasmissione a diverse specie di mammiferi, “per fortuna, non ci sono state infezioni umane durante i recenti focolai di influenza aviaria nell'Ue/Spazio economico europeo”, evidenzia la direttrice dell'Ecdc, Andrea Ammon. E solo un piccolo numero di infezioni umane con malattia asintomatica o lieve è stato segnalato in generale a livello globale.

Pertanto, le autorità sanitarie assicurano che il rischio per la popolazione “rimane a livelli bassi”. Benché, aggiunge Ammon, “diversi gruppi di persone, principalmente quelli che lavorano nel settore animale, sono maggiormente a rischio di esposizione ad animali infetti. È fondamentale che medici, esperti di laboratorio ed esperti di salute, sia nel settore animale che umano, collaborino e mantengano un approccio coordinato. È necessaria vigilanza per identificare le infezioni da virus influenzali il prima possibile e per informare le valutazioni del rischio e l'azione di salute pubblica”.