Via dagli ospedali italiani: non c’è cura per la fuga degli infermieri in Svizzera

Lo stipendio passa da 1.400 a 5000 euro al mese

Negli ultimi due anni a fare questa scelta sono state almeno 150 persone in Lombardia

Negli ultimi due anni a fare questa scelta sono state almeno 150 persone in Lombardia

Como -  Non c’è cura per la fuga del personale sanitario verso le cliniche e gli ospedali del Canton Ticino, dove ormai lavorano migliaia di camici bianchi lombardi. Un’emorragia difficile se non impossibile da tamponare come denuncia Antonio De Palma, presidente del sindacato degli infermieri Nursing Up. "Solo nel 2021 secondo i dati forniti da Asst Lariana che opera nelle province di Como e Varese sono stati ben 283 i dipendenti che hanno abbandonato volontariamente la professione – spiega – Almeno cento di questi hanno scelto di diventare frontalieri per lavorare in pianta stabile nella sanità elvetica".

Negli ultimi due anni a fare questa scelta sono state almeno 150 persone. Non si fugge solo dagli ospedali, dalle cliniche e dalle Rsa di Como, a Lecco dall’inizio dell’anno se ne sono andati almeno un centinaio di operatori sanitari e c’è il serio rischio di eguagliare il record di 321 abbandoni registrato nel corso del 2021. Per chi sceglie di andare a lavorare c’è pronto uno stipendio di 5.200 franchi lori, ossia poco più di 5.060 euro, che anche depurati dalle tasse sono nettamente superiori ai 1.400/1.500 euro netti di un infermieri italiano. E dopo 15 anni di anzianità di servizio può raggiungere uno stipendio di oltre 9.000 franchi svizzeri (8.760 euro). "Insomma – conclude De Palma – solo stipendi davvero dignitosi, che oggi sono ancora una triste chimera, in un sistema con una carenza di 80-85 mila operatori sanitari, consentirebbero di arginare la fuga, più che giustificata, in atto da anni verso paesi come Germania, Inghilterra, Lussemburgo, la stessa Svizzera". Naturalmente la Svizzera ringrazia, felice di assumere medici e infermieri formati nelle università italiane.