Tragedia funivia del Mottarone: revocati i domiciliari, Gabriele Tadini torna libero

Il capo servizio era stato arrestato dopo aver confessato di aver lasciato inseriti i forchettoni che impediscono ai freni di entrare in funzione in caso di emergenza

La rimozione di una parte della cabina precipitata il 23 maggio

La rimozione di una parte della cabina precipitata il 23 maggio

Stresa (Verbania), 25 novembre 2021  - A circa sei mesi  di distanza dal crollo della funivia del Mottarone, Gabriele Tadini torna libero. Lo ha deciso il gip di Verbania Elena Ceriotti rilevando l'"imminente scadenza dei termini di custodia cautelare della fase delle indagini, ancora in atto data la complessità delle operazioni peritali in corso" che dovranno far luce sulle cause dell'incidente in cui il 23 maggio scorso hanno perso la vita 14 persone.

Il capo servizio della funivia del Mottarone, assistito dall'avvocato Marcello Perillo, era stato arrestato lo scorso 29 maggio dopo aver confessato di aver lasciato inseriti i forchettoni che impediscono ai freni di entrare in funzione in caso di emergenza. Una pratica che spiega perché la cabina numero 3 è precipitata, ma non perché quel giorno la fune si è spezzata. Tadini oltre che di omicidio colposo plurimo è accusato di non aver segnato nell'apposito registro le anomalie del sistema frenante. 

Proseguono intanto le indagini con la perizia disposta nella forma dell'incidente probatorio, per accertare le cause per cui la cabina n.3 della funivia è precipitata. Prelevata nel punto dell'incidente l'8 novembre scorso, la cabina è stata depositata nel vicino campo sportivo di Gignese, da dove sarà trasferita via terra con un autoarticolato dei vigili del fuoco in un capannone individuato a Fondo Toce. Dall'11 ottobre i vigili del fuoco hanno lavorato ininterrottamente ogni giorno con squadre di 15 operatori per consentire il recupero, procedendo dapprima alla immobilizzazione di tutti i componenti della cabina, anche per tutelare le esigenze peritali. Successivamente è stato separato il corpo della cabina stessa dalla struttura in sospensione, immobilizzando il carrello principale, liberato con il taglio del tronco dell'albero nel quale si era conficcato durante la caduta. Irrigidita tramite strutture metalliche realizzate sul posto, la cabina è stata preparata per il trasporto, proteggendo le componenti idrauliche ed elettriche con coperture in materiale plastico. 

Si è inoltre in attesa dell'esito del ricorso per Cassazione delle difese degli altri due indagati, Luigi Nerini ed Enrico Perocchio contro la decisione del Tribunale del Riesame di Torino che alla fine di ottobre - accogliendo le istanze dei pm - ha disposto i domiciliari anche per loro.