Inchiesta sui rider: "60mila devono essere assunti, non sono schiavi"

I pm impongono a Uber Eats, Glovo-Foodinho, JustEat e Deliveroo di applicare contratti adeguati

Un rider (foto di repertorio)

Un rider (foto di repertorio)

Milano, 24 febbraio 2021 - Oltre "60mila lavoratori" di società del delivery, ossia Uber Eats, Glovo-Foodinho, JustEat e Deliveroo, dovranno essere assunti dalle aziende come "lavoratori coordinati e continuativi", ossia passare da lavoratori autonomi e occasionali a parasubordinati. E ciò sulla base, come spiegato in una conferenza stampa della Procura di Milano, di verbali notificati stamani alle aziende. «Diciamo al datore di  lavoro - è stato spiegato - di applicare per quel tipo di mansione che svolgono i  rider la normativa, di applicare i contratti adeguati e quindi ci devono essere quelle assunzioni». Altrimenti saranno presi «provvedimenti» specifici.

L'inchiesta

Sono sei gli indagati dalla procura di Milano in un'inchiesta in materia di sicurezza sul  lavoro che riguarda le principali piattaforme digitali di consegna del cibo. I datori di  lavoro devono rispondere della mancata formazione dei  rider, ritenuti erroneamente lavoratori autonomi, e dell'adeguamento delle misure di sicurezza.  

"Non sono schiavi ma cittadini"

"La cosa che mi ha sorpreso e colpito è che la maggior parte di  rider controllati sono tutti con permesso di soggiorno regolare quindi noi neghiamo a questi ragazzi la possibilità di costruirsi una carriera adeguata. Non c'è solo un problema di tutela, di pericolosità del lavoro, oggi non è necessario un approccio morale al tema ma un approccio giuridico: non è più il tempo di dire che sono schiavi, ma che sono cittadini che hanno bisogno di una tutela giuridica". Lo afferma il procuratore capo di Milano Francesco Greco nella conferenza stampa per annunciare i risultati di un'inchiesta sulla sicurezza del lavoro che coinvolge le principali piattaforme di delivery. Condizioni di lavoro dei rider che erano in alcuni casi sfociate in proteste.

Le indagini

A fine maggio 2020 i carabinieri del Nucleo tutela del  lavoro hanno sentito con dei questionari centinaia di  rider, circa «un migliaio su strada», che lavorano per le principali piattaforme di food delivery proprio per acquisire informazioni utili all'inchiesta 'pilotà della Procura di Milano sul fenomeno dei fattorini in bici, coordinata dal pool 'ambiente, salute, lavorò guidato dall'aggiunto Tiziana Siciliano e dal pm Maura Ripamonti.

Un'inchiesta che partita da Milano si è estesa con un monitoraggio su tutta Italia, coi verbali di contestazioni notificati stamani alle quattro aziende, e con la collaborazione di Inail e Inps. Un monitoraggio in tutte le province per fotografare, attraverso la voce dei lavoratori, le modalità di svolgimento del servizio, i rapporti di  lavoro e le forme di tutela garantite, sotto il profilo della sicurezza su strada, ma anche sanitaria. Se le aziende non assumeranno i rider con le garanzie previste dalla normativa, saranno sottoposte a «decreti ingiuntivi».

733 milioni di multe alle aziende

I verbali sono stati inviati perché, è stato chiarito, non è stato «riscontrato all'atto pratico che c'erano le regolarizzazioni e le assunzioni» che andavano fatte in base al quadro normativo attuale (sui rapporti di  lavoro dei rider c'è anche una recente sentenza della Cassazione). In più, alle aziende sono state notificate «ammende» per oltre 733milioni di euro per violazioni delle norme sulla sicurezza del lavoro dei ciclofattorini. «In tutta Italia - ha spiegato il comandante del Nucleo tutela lavoro dei carabinieri Antonino Bolognani - c'è una situazione di grave disagio, c'è pressione su questi lavoratori che devono fare consegne in determinati archi temporali». «Il problema dei rider - ha spiegato il procuratore Greco - è conosciuto e uguale in tutto mondo, ci sono sentenza dei tribunali spagnoli, australiani, ma è un tema trattato da un punto di vista giuridico in modo molto superficiale». E ancora: «Per loro c'è un problema di pericolosità del lavoro, ci sono tanti rider a cui non vengono forniti mezzi adeguati, scarpe, e rischiano quando piove per l'usura delle gomme».