Milano: Impregilo, vent’anni di processo per niente

La società assolta dall’accusa di aggiotaggio per i comunicati dei vertici (già prescritti). Motivazioni dopo 7 anni, poi altro ricorso

L'insegnante è a processo per lesioni aggravate e si è detto "dispiaciuto"

L'insegnante è a processo per lesioni aggravate e si è detto "dispiaciuto"

Milano - Correva l’anno 2002 quando, per l’esattezza il 30 dicembre, fu diffuso il primo dei tre comunicati finiti al centro di un’inchiesta della Procura di Milano per il reato di aggiotaggio, cioè la diffusione di notizie false per turbare il mercato e procurarsi un vantaggio. Quasi vent’anni dopo i fatti contestati, la Cassazione mette la parola fine a una intricata vicenda giudiziaria, decretando l’assoluzione definitiva del colosso delle costruzioni Impregilo, imputato per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti. In mezzo sette anni di attesa per il deposito delle motivazioni di una sentenza, che ha di fatto bloccato il procedimento già lento in un limbo. Nel momento "in cui il reato è stato realizzato", scrive la Suprema Corte motivando l’assoluzione della società, difesa dall’avvocato Francesco Mucciarelli, "il modello adottato da Impregilo, con riferimento alla prevenzione dei cosiddetti reati di comunicazione" era "idoneo".

Più di undici anni fa, nell’ottobre 2010, il Tribunale milanese aveva dichiarato estinto il reato "per intervenuta prescrizione" per gli allora vertici Impregilo, Piergiorgio Romiti e Paolo Savona (ora presidente Consob), accusati di aver diffuso al mercato quei tre comunicati “incriminati“ tra il 30 dicembre 2002 e il 25 febbraio 2003. La responsabilità amministrativa degli enti però non si prescrive, e Impregilo è rimasta l’unico imputato nonostante avesse già ottenuto una assoluzione in primo grado nel 2009, da parte del gup Enrico Manzi. Assoluzione poi confermata nel 2012 dalla Corte d’Appello di Milano, quando intanto erano già trascorsi dieci anni dai fatti contestati.

Nel 2013, però, la Cassazione riapre il caso, ordinando un nuovo processo d’appello che si è celebrato nel 2014 e che si è chiuso con la conferma dell’assoluzione. Le motivazioni della sentenza sono arrivate però ben sette anni dopo, a fine aprile 2021, quando il giudice Piero Gamacchio, andato in aspettativa poco prima della pensione a causa di una vicenda di conti non saldati, le ha depositate in cancelleria. Un ritardo record, anche se purtroppo non è un caso unico: tra le motivazioni “lumaca“ a Milano, ad esempio, si ricordano quelle relative a uno dei processi sull’amianto negli stabilimenti Pirelli. 

Tornando al caso Impregilo, solo dopo il deposito delle motivazioni, nel 2021, la Procura generale ha potuto presentare quel ricorso ora rigettato dalla Cassazione. E così, dunque, è arrivata l’assoluzione definitiva. Nel ricorso si contestava che la sentenza dell’appello ‘bis’ non si fosse adeguata ai principi espressi dalla Cassazione, che aveva annullato l’assoluzione disponendo un nuovo processo di secondo grado. Per i giudici di Cassazione che ora hanno confermato l’assoluzione "la condotta tenuta nella vicenda" dagli allora "presidente e amministratore delegato di Impregilo" può ritenersi "fraudolentemente elusiva delle prescrizioni del modello organizzativo adottato dalla società". Modello che era comunque "idoneo" e conforme alle norme, secondo i giudici.