Green pass lavoro e dipendenti non vaccinati: ecco i settori che rischiano lo stop

Venerdì 15 entra in vigore l'obbligo del certificato anti-Covid. Preoccupazione nel mondo produttivo tra le proteste e i nodi ancora da sciogliere

Il porto di Trieste

Il porto di Trieste

Italia a rischio blocco. Da domani  il Green pass diventa obbligatorio per accedere ai luoghi di lavoro. E scatta l'allarme soprattutto nel mondo della logistica, soprattutto nei porti. A Trieste è stato annunciato un blocco se non verrà tolto l'obbligo del certificato verde per tutti i lavoratori portuali, di cui il 50% non è vaccinato. "Tamponi gratis? L'unica apertura è togliere il Green pass", dice il portavoce Stefano Puzzer. Da parte sua il presidente dell'Autorità portuale di Trieste, Zeno D'Agostino, alla vigilia delle proteste annunciate per l'obbligo del Green pass al lavoro ha annunciato che sarà lui a dimettersi se l'attività sarà bloccata.

La linea del governo Draghi sembra quella della fermezza anche perché tornare indietro sulla scelta del Green Pass obbligatorio sarebbe pericolosissimo. Il braccio di ferro rischia di portare a un blocco del settore logistica perché l'altro fronte caldo è quello degli autotrasportatori, molti dei quali sprovvisti di green pass e tra loro quelli stranieri in possesso di un certificato non riconosciuto in Italia. "Se gli autotrasportatori esteri potranno venire in Italia senza il green pass e questo verrà invece imposto alle imprese italiane - aggiunge - stiamo valutando di invitare le imprese a fermare i camion", dice il presidente di Conftrasporto-Confcommercio Paolo Uggè. Per il ministro Speranza "siamo ad uno snodo, soprattutto grazie alla campagna di vaccinazione. In queste ore ci sono tante prime dosi in corso". Nelle ultime ore i portuali si sono comunque detti disposti a trattare a fronte comunque di uno slittamento dell'obbligo al 30 ottobre prossimo.

Non sono soltanto le proteste andate in scena nelle piazze di tutta Italia a destare preoccupazione: il mondo produttivo e i sindacati temono infatti il collasso di diversi settori. Sono ancora tanti i nodi ancora da sciogliere, dai controlli ai test per chi non è vaccinato fino alle problematiche che potrebbero emergere nei casi in cui i dipendenti privi di certificato verde anti-Covid non si presenteranno al lavoro.

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Agrolimentare

In questo settore sono impiegati molti lavoratori stranieri non vaccinati oppure immunizzati con vaccini "non riconosciuti", la cui assenza - anche solo temporanea - potrebbe interrompere intere filiere. E resta aperta la questione dei lavoratori stranieri - in particolare dell'Est - vaccinati con Sputnik, un siero non riconosciuto dall'Ema. Per superare l'empasse ci sono più ipotesi allo studio, una di queste è somministrare una ulteriore dose addizionale con un siero a mRna a chi è vaccinato con sieri non riconosciuti dall'Agenzia europea del farmaco.

Colf e badanti

Secondo alcune stime, sono diverse decine di migliaia i lavoratori domestici che non hanno ancora ricevuto il vaccino e che dovranno comunque essere almeno muniti del risultato negativo del tampone. Anche in questo caso la verifica spetta al datore di lavoro. In questo settore sono impiegati diversi lavoratori stranieri, molti dell'Est Europa immunizzati con Sputnik.

Trasporti pubblici

In questo settore la percentuale di non vaccinati va dal 10% al 20%. L'assenza di tanti autisti potrebbe creare serie difficoltà alla copertura del servizio e al traffico, in particolare nelle grandi città. Inoltre il servizio dei trasporti richiede una organizzazione da effettuare in anticipo in virtù delle turnazioni. Per questo, ad esempio, l'azienda di trasporto pubblico a Roma, Atac, attiverà un monitoraggio delle assenze anomale dal 15 ottobre mentre i sindacati lanciano l'allarme di una ripercussione sul servizio della metro. Rischio disagi al trasporto pubblico in Alto Adige. A Torino l'azienda di trasporto pubblico ha previsto una fast line per tamponi più rapidi ai dipendenti, l'Atm a Milano si sta attrezzando e ipotizza di chiedere con largo anticipo il Green pass ai dipendenti.

Logistica

Il 90% delle merci in Italia viaggia su gomma e diversi autisti potrebbero essere sprovvisti di certificato verde. Inoltre molti di loro sono stranieri e magari immunizzati con vaccini non riconosciuti. Il rischio paventato dai sindacati del settore è che eventuali problemi determinati dalla mancanza del Green pass (e quindi l'assenza dei lavoratori) possa avere un notevole un impatto sulle imprese di trasporto e logistica e conseguenti ricadute sul commercio stesso.

Cantieri

Chi è privo di certificato, non potendo quindi accedere ai cantieri, potrebbe bloccare l'andamento di attività programmate nel campo edile.

Porti

Le navi di bandiera italiana hanno equipaggi internazionali, molti provenienti da Paesi che hanno vaccinato persone con sieri riconosciuti dall'Oms, ma non dall'Ema e quindi non in condizioni di generare il Green pass. Molti portuali sono stranieri e in molti casi, come al Porto di Trieste, un'alta percentuale, il 40%, non ha il Green pass.

Aziende con pochi dipendenti

Per le imprese con meno di quindici dipendenti è prevista la possibilità, dopo che un lavoratore non presenta il Green pass per cinque giorni, di sostituire il dipendente con un altro, sospendendolo per la durata del contratto in quanto assente ingiustificato. Tale sospensione può essere della durata massima di dieci giorni, rinnovabile una volta sola e comunque non può superare il 31 dicembre 2021. In questi casi risulterà difficile trovare un sostituto, ancora di più se è solo per venti giorni.