Green pass nazionale, come funziona e perché il Garante dice no

La certificazione verde, che arriverà il 15 maggio, rischia di ledere la privacy. Ecco quello che c'è da sapere

In arrivo il green pass per gli spostamenti (Imagoeconomica)

In arrivo il green pass per gli spostamenti (Imagoeconomica)

Roma - Mentre il Governo Draghi accelera sulla certificazione verde nazionale, annunciandola in arrivo per metà maggio, con l'obiettivo dichiarato di far ripartire il turismo, c'è chi frena sul documento che dovrebbe consentire agli italiani di spostarsi anche tra regioni in zona arancione o rossa (che è cosa diversa, ma simile, rispetto al Digital Green Certificate DGC europeo in arrivo invece a giugno). Perché mentre è chiaro quali sono le condizioni materiali - essere vaccinati (quindi con due dosi), avere superato il Covid da massimo sei mesi, tampone negativo nelle ultime 48 ore -, ci sono ancora incertezze sulla forma (dovrebbe essere digitale ma difficilmente sarà pronto entro metà maggio) e ancora più grosse incertezze sulla tutela della privacy.  In attesa di un chiarimento da parte del ministero della Salute di cui si attende una circolare, ecco tutti i dubbi sul pass verde italiano.

Le Faq del Governo

Le Faq del Governo aggiornate al 28 aprile precisano che valgono - per esempio - come green pass nazionale le certificazioni già esistenti: il normale certificato vaccinale rilasciato dalla Regione o dalla ASL alla fine del ciclo vaccinale, che indica anche il numero di dosi somministrate rispetto al numero di dosi previste per l’individuo; il certificato di fine isolamento rilasciato dalla ASL; il referto del test antigenico negativo effettuato presso le farmacie autorizzate o i medici di medicina generale o pediatri di libera scelta. 

Chi lo falsifica rischia il carcere

I dubbi del Garante della Privacy

Questo pomeriggio, in audizione davanti alle Commissioni riunite Affari costituzionali, Giustizia e Affari Sociali, il presidente del Garante per la protezione dei dati personali Pasquale Stanzione ha prima sottolineato come sul green pass italiano sia mancata la necessaria "consultazione preventiva" del Garante Privacy, nella fase precedente la presentazione del testo alle Camere ai fini della conversione in legge. Ma al netto della mancata consultazione, Stanzione ha poi elencato i profili di incertezza del green pass così come pensato dal Governo.

In primis, bisogna ridurre i dati che servono per ottenere il green pass. E' indispensabile "espungere dalla previsione relativa al contenuto dei certificati ogni dato ultroneo rispetto alle finalità di verifica della condizione del soggetto, non ostativa alla libera circolazione".  Quindi "a questi fini, le sole informazioni necessarie appaiono essere i dati identificativi, il numero univoco della certificazione e il suo termine di validità". Di troppo quindi non solo l'indicazione del numero di dosi di vaccino somministrate al soggetto, ma "anche la previsione di modelli di certificazioni verdi diversi a seconda della condizione (vaccinazione, guarigione, test negativo) in virtù della quale esse sono rilasciate".  "La verifica della validità della certificazione necessita, infatti - fa notare il Garante - della sola indicazione della sua estensione temporale".

Insomma, per il Garante il pass dovrebbe essere uguale per tutti nella forma, differendo solo nella durata, e non dovrebbe contenere in modo esplicito le ragioni del rilascio. Ma questo si scontra col fatto che al momento il pass stesso non esiste, non si sa chi dovrebbe rilasciarlo e per ora restano valide solo le certificazioni già esistenti: esito del tampone, documento di chiusura del provvedimento di isolamento, certificato vaccinale.

Comunque il Garante va oltre, e critica l'indeterminatezza delle finalità del pass. "E' opportuno introdurre una precisazione che escluda l'utilizzo dei pass per finalità diverse da quelle espressamente previste dal decreto-legge, auspicabilmente circoscrivendo maggiormente ex-ante l`ambito rimesso alle determinazioni delle linee-guida".  Anche perché resta un dubbio di fondo: "Tale esigenza è tanto più rilevante in ragione della mancata esplicitazione delle ragioni per le quali si sia ritenuto di introdurre delle certificazioni nazionali, in via provvisoria e anticipatrice rispetto a quelle previste, a livello europeo, dal draft di regolamento attualmente in discussione".

Il no dei medici di base

C'è poi la posizione dei medici di base, chiamati in causa nel decreto del 23 aprile come soggetti che dovrebbero, insieme ad altri, rilasciare il green pass. Ma fin da subito i rappresentanti sindacali dei medici di medicina generale hanno sollevato grosse obiezioni. Prima fra tutte, l'assoluta indisponibilità a certificare atti o situazioni che non abbiano direttamente gestito. Si pensi per esempio alla vaccinazione: i medici sono disponibili a rilasciare certificazioni solo ai pazienti cui hanno somministratola dose. Lo stesso per il tampone. E poi c'è il tema del carico di lavoro: Renzo Le Pera, vicesegretario della Federazione italiana dei medici di medicina generale, ha chiarito che "se dovessimo rilasciare pass per tutti i nostri pazienti vaccinati, guariti o negativi al tampone, faremmo un mestiere diverso dal medico". Secondo i medici le certificazioni ci sono già, non occorre produrne altre. 

Il Green pass e il no dei medici di base: "Non certifichiamo cose che non sappiamo"

La fuga in avanti della Liguria

Così la pensa anche la Regione Liguria, che ha deciso che i documenti cartacei rilasciati dagli uffici sanitari regionali dopo il completamento del ciclo vaccinale o il risultato negativo in caso di tampone o il certificato medico di avvenuta guarigione di un caso Covid saranno validi come green pass. Lo prevede l'ordinanza che il presidente della Regione Liguria e assessore alla Sanità Giovanni Toti firmerà nelle prossime ore. "Autorizzeremo tutte le persone che hanno un certificato di vaccinazione o di avvenuta guarigione o un referto di tampone negativo effettuato, nei centri autorizzati, nelle 48 precedenti, a spostarsi tra regioni e per quanto previsto dalla normativa nazionale. Questo sarà in vigore fino a quando il governo attiverà la piattaforma nazionale DGC (Digital Green Certificate) sulla quale poi verrà trasferita digitalmente la documentazione regionale. Ma nel frattempo, l'ordinanza è indispensabile per garantire libertà di movimento tra regioni in assoluta sicurezza ai nostri cittadini".