Green pass obbligatorio: le nuove regole per il lavoro e quando è richiesto

Dal 15 ottobre la certificazione verde Covid-19 andrà presentata nelle aziende private e nel settore pubblico. Ecco tutto quello che c'è da sapere

Green pass (Ansa)

Green pass (Ansa)

Milano - L’obbligo di Green pass per i lavoratori è già realtà in ambito sanitario e scolastico. Ma a partire dal 15 ottobre lo sarà anche nelle aziende private e nel settore pubblico, con qualche eccezione. Per chi sarà senza certificazione, stop allo stipendio da subito. Non scatterà, invece, la sospensione dal posto di lavoro. Per conoscere tutti i dettagli, Palazzo Chigi, sul sito internet del governo, ha pubblicato l’aggiornamento delle Faq rispondendo alle domande scaturite dall’approvazione del decreto che estende l’obbligo.

Green pass, tutte le ultime novità del decreto/ PDF

Taxi

Il governo chiarisce che non c'è obbligo del pass per i clienti di un taxi.

Idraulici, elettricisti e tecnici

Coloro che ricevono in casa un idraulico, un elettricista o un qualsiasi altro tecnico per una riparazione non dovranno controllare se ha il certificato in quanto "non sono datori di lavoro ma stanno acquistando dei servizi. Resta fermo che è loro facoltà chiedere l’esibizione del Green pass".

Colf e badanti

Diverso invece il discorso per colf e badanti. In questo caso infatti "il datore di lavoro è tenuto a verificare che la dipendente abbia il Green pass". Il libero professionista dovrà però avere il pass. "Quando accede nei luoghi di lavoro pubblici o privati per lo svolgimento della propria attività lavorativa viene controllato dai soggetti previsti dal decreto-legge n. 127 del 2021. Il titolare dell'azienda che opera al suo interno viene controllato dal soggetto individuato per i controlli all'interno dell'azienda". 

Tribunali e uffici giudiziari

Una norma ad hoc riguarda poi l'accesso a tribunali e agli uffici giudiziari: Green pass per "i magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari, i componenti delle commissioni tributarie". Ma le disposizioni, recita il decreto, non si applicano agli "avvocati e gli altri difensori, i consulenti, i periti, i testimoni e le parti del processo"

Smart working

Palazzo Chigi chiarisce anche che chi lavora sempre in smart working non dovrà avere il pass, che "serve per accedere ai luoghi di lavoro. In ogni caso - aggiunge però - lo smart working non può essere utilizzato allo scopo di eludere l'obbligo di green pass".

Il distanziamento

Il Green pass non fa venire meno le regole di sicurezza previste dalle linee guida e dai protocolli vigenti e, dunque, rimane il metro di distanza nei luoghi di lavoro.

I controlli

Quanto ai controlli, il governo sottolinea che quelle aziende che effettueranno le verifiche a campione sui dipendenti non incorreranno nelle sanzioni nel caso in cui un controllo delle autorità dovesse riscontrare la presenza di lavoratori senza green pass, "a condizione che i controlli siano stati effettuati nel rispetto di adeguati modelli organizzativi come previsto dal decreto legge 127 del 2021". I privati non dovranno però avere delle piattaforme di controllo analoghe a quelle della scuola o del pubblico impiego. "Al momento non sono previste piattaforme analoghe - dice il governo - se ne potrà verificare in seguito la realizzabilità da un punto di vista tecnico ed eventualmente modificare il Dpcm che disciplina le modalità di verifica".

Green pass, chi controlla il certificato e come

Le multe

Per chi non sarà in regola, prevista una multa fra i 400 e i 1.000 euro. Il dipendente che viene sorpreso sul luogo di lavoro mentre viola l’obbligo di pass, avrà invece un’ammenda fra i 600 e i 1.500 euro.

Green pass: quanti sono i lavoratori che ancora non ce l'hanno

Cos'è e come si ottiene il Green pass

La Certificazione verde Covi-19 nasce per facilitare la libera circolazione in sicurezza dei cittadini nell'Unione europea durante la pandemia di COVID-19. Attesta di aver fatto la vaccinazione o di essere negativi al test o di essere guariti dal COVID-19. La Certificazione contiene un QR Code che permette di verificarne l’autenticità e la validità. La Commissione europea ha creato una piattaforma tecnica comune per garantire che i certificati emessi da uno Stato possano essere verificati i nei 27 Paesi dell’UE: apre una nuova finestra più Svizzera, Islanda, Norvegia e Lichtenstein. In Italia la Certificazione viene emessa esclusivamente attraverso la Piattaforma nazionale del Ministero della Salute in formato sia digitale sia stampabile. Le tempistiche per la trasmissione dei dati, e la conseguente generazione della Certificazione, possono variare in base al tipo di prestazione sanitaria: vaccinazione, test negativo e guarigione da Covid-19.