Gran Bretagna, immunità di gregge a un passo. Così gli inglesi sono usciti dalla pandemia

Lockdown duro, vaccinazioni a raffica e super contratti la ricetta vincente di Boris Johnson

Boris Johnson (Ansa)

Boris Johnson (Ansa)

Londra - La Gran Bretagna raggiungerà l'immunità di gregge in settimana, forse già nella giornata di domani. Lo ha annunciato il ministro della salute inglese Matt Hancock giustamente orgoglioso. "Gli sforzi stanno pagando", gli ha fatto eco il premier Boris Johnson annunciando un lento ma graduale allentamento delle restizioni. che un anno fa colpito dal Covid costretto a un ricovero urgente e incassando una figuraccia mondiale per l'iniziale sottovalutazione della pandemia stessa, a raggiungere un risultato con così largo anticipo? Oggi il Regno Unito è ai primissimi posti nella speciale classifica mondiale delle vaccinazioni che al contrario vede l'Europa arrancare tra ritmo di vaccinazioni lente e dosi che non arrivano. Ecco le ragioni dell'indubbio successo che va riconosciuto al governo di sua Maestà.

Il piano vaccinale

Covid, vaccinazioni in Gran Bretagna (Ansa)
Covid, vaccinazioni in Gran Bretagna (Ansa)

Il primo dato è il successo complessivo del piano delle vaccinazioni anti-Covid nel Regno Unito che ha portato a una netta diminuzione della mortalità.  A cominciare  dai più anziani - i più vulnerabili - inseriti come prioritarie nella campagna vaccinale promossa dal governo di Boris Johnson e giunta a quasi 38 milioni di dosi somministrate (più del 50% della popolazione adulta) dove si sta completando la copertura dei 50enni. Al contrario di quanto avvenuto in Italia (solo il 40% degli over 80), dove invece si è assistito al solito balletto tra categorie pronte a "sgomitare" vantando priorità su altre in nome di chissà quali diritti acquisiti. Fatto salvo il personale sanitario, ci si sarebbe dovuti concentrare solo ed esclusivamente sui soggetti più fragili, gli anziani, e non ai soliti furbetti.   

Lockdown "duro"

Ai primi di gennaio 2021 il premier Boris Johnson annuncia alla nazione che, a fronte di un'impennata dei contagi e dei morti dovuti a fine 2020 proprio a causa della variante inglese, il Regno Unito entra in un lockdown - il terzo dall'inizio della pandemia - tra i più rigidi del vecchio continente. Londra è praticamente deserta, gli uffici della City vuoti, bloccati voli e attività non essenziali. Il piano funziona tanto che unostudio della Ons, l'Istat inglese, ha mostrato che i contagi si stabilizzano a febbraio e marzo. I decessi invece continuato a scendere in particolare fra gli ultra 80enni e 70enni, fra i primi a essere vaccinati e ad aver quindi sviluppato una maggiore immunità. 

Boris Johnson in un negozio
Boris Johnson in un negozio

Allentamento restrizioni

"Dal 12 aprile inizia la seconda fase e riaprono ristoranti, pub, locali all'aperto, negozi e parrucchieri. Alla base delle decisioni prese c'e' il programma vaccinale che continua ad andare avanti con successo. I vaccini sono stati distribuiti a una velocita' impressionante e continueremo a farlo. Abbiamo piu' di 31 milioni che hanno ricevuto la prima dose e ora le persone ad alto rischio stanno ricevendo la seconda dose". Lo ha detto il primo ministro britannico Boris Johnson nel corso di una conferenza stampa in cui ha illustrato alla nazione il piano nazionale di riaperture dopo il duro  lockdown degli ultimi mesi.

La "carta" contratti

L'altra carta su cui ha potuto contare Boris Johnson è di natura strettamente strategico-commerciale. Il fatto che AstraZeneca sia un'azienda inglese ha avuto il suo peso, come peraltro ha ricordato senza troppi sofismi lo stesso ministro della salute. “Il nostro contratto con AstraZeneca ha maggior peso legale di quello sottoscritto dalla Ue”, ha dichiarato Hancock qualche settimana fa. "Io credo che le nazioni libere debbano seguire il diritto. Bruxelles ha un contratto fondato sulla clausola del massimo sforzo, noi un accordo in esclusiva. E il nostro contratto prevale sul loro: si chiama diritto contrattuale, è molto chiaro". Così il ministro della Salute inglese ai media britannici circa la querelle con la Ue per le forniture del vaccino contro il Covid della casa anglo-svedese. A parte l'indubbio vantaggio di una sorta di golden-power, l'errore commesso dalla Ue è stato quello di non affidarsi  per la trattativa a negoziatori competenti nel ramo specifico e non al proprio personale interno. Altro aspetto non trascurabile quello dei tempi di consegna oltre al prezzo perchè è del tutto evidente che i ritardi vanno ad influire sulla ripartenza e quindi sul Pil.