Giornata della Memoria, Shoah: la storia dell'Olocausto inizia da una lista

Il Giorno della Memoria ricorda l'uccisione da parte del regime nazista di oltre 15 milioni di ebrei, dissidenti e membri di minoranze

Il berretto che Karel Bruml indossava ad Auschwitz dopo la deportazione nel 1942

Il berretto che Karel Bruml indossava ad Auschwitz dopo la deportazione nel 1942

Per capire cosa siano la Shoah e l’Olocausto perpetrato dal regime nazista, con la collabrazioni dei fascisti, durante la Seconda guerra mondiale, bisogna tornate a un momento e un luogo preciso. Il momento è il 20 gennaio del 1942, il luogo è in una villa sulle rive del lago Wannsee, a sud di Berlino. Quel giorno, erano seduti intorno a un tavolo una decina di gerarchi nazisti. Lo scopo della riunione era definire la cosiddetta «soluzione finale della questione ebraica», ovvero cosa fare dei milioni di ebrei sparpagliati in tutta Europa?

La soluzione trovata dai nazisti era semplice: deportare gli ebrei nei campi di concentramento, metterli ai lavori forzati in condizioni disumane e infine uccidere con «modalità» non meglio definite coloro che sopravvivevano.

Il verbale di quella riunione, giunto fino a noi, riporta con estrema chiarezza il numero di ebrei residenti nei vari Paesi europei destinati a questa soluzione finale.

La tabella della Conferenza di Wannsee

Questa fu l’atto finale del genocidio nazista. Tra il 1933 e il 1945, furono uccise circa 15-17 milioni di uomini, donne e bambini: prigionieri di guerra, dissidenti politici, persone affette da disabilità o disturbi mentali, rom, sinti, testimoni di Geova, gay, lesbiche, bisessuali e molte altre minoranze. Gli ebrei uccisi furono circa 6 milioni, due terzi di quelli residenti in Europa.

Riguardo alle modalità di uccisione, all’inizio si scelsero le fucilazioni, ma presto si capì che il prezzo psicologico pagato dai soldati dei plotoni di esecuzioni era troppo alto. Si scelse allora un metodo che permetteva di prendere le distanze tra i carnefici e le vittime: le camere a gas. Gli ufficiali nazisti erano compiaciuti dall’efficienza del metodo: grazie ai gas letali era possibile uccidere contemporaneamente tra 1.000 e 1.500 persone ogni trenta minuti.

Questi fatti, che l’Europa pensava di aver allontanato, si sono riproposti negli anni Novanta con le pulizie etniche avvenute durante le guerre jugoslave, di cui il massacro di Srebrenica – in cui morirono oltre 8mila musulmani – rappresenta l’evento più grave.

Ancora oggi, in Cina, si parla di genocidio culturale a proposito delle milioni di persone di minoranza uiguri deportate in campi di rieducazione. Una realtà in cui, secondo diverse inchieste giornalistiche, permangono maltrattamenti, condizioni di vita disumane, violazioni di diritti umani e sterilizzazioni forzate.

Come ricordò Albert Einstein alcuni anni dopo la fine della guerra, l’Olocausto non fu “un crimine commesso non da una banda di fanatici, ma con freddo calcolo dal governo di una nazione potente”.