Gianluca Vialli, il ricordo di Cabrini: "Sempre sorridente e gioioso, fin da bambino"

Il campione del mondo dell'82 conobbe Gianluca da piccolo a Cremona: "Le nostre famiglie erano amiche. Cosa ci ha unito? L'amore per la nostra terra"

Cremona - Antonio Cabrini e Gianluca Vialli sono legati fin dalla nascita da un filo inossidabile e questa premessa sottende diverse ragioni. La prima è che sono entrambi figli della terra di Cremona, quella terra lavorata quotidianamente dai contadini del luogo, quella terra che ama i modi spicci e concreti, che non si perde in fronzoli, ma va dritto al sodo, e che anche per questo fa dei cremonesi un popolo di testòòn, come recentemente dichiarato da Antonio Cabrini, 65 anni, campione del mondo con gli azzurri nel 1982, nella lettera commovente inviata qualche giorno fa all’amico fraterno Gianluca Vialli, scomparso a 58 anni. La seconda è che il destino ha voluto che i rispettivi genitori fossero amici prima ancora che i due calciatori nascessero, i quali hanno passato poi parte dell’infanzia insieme, sebbene Gianluca come ricorda Antonio fosse il più piccolo della famiglia. 

Qual è il suo ricordo di Vialli?

Non starò qua a dilungarmi sulle doti tecniche e sulla carriera calcistica di Gianluca, il suo passato parla per lui, io me lo ricordo sorridente, perchè era davvero, fin da bambino, un ragazzo gioioso e amante della vita, quando ci incontravamo in Nazionale con la voglia di lasciare un segno in questo mondo, quello del calcio, ma allo stesso la consapevolezza che non fosse la cosa più importante. Già da lì trasparivano le sue immense qualità umane. Dava il giusto peso alle cose, e anche per questo era un grande leader, in campo e fuori. 

Quando vi siete conosciuti? 

Il nostro primo incontro è stato frutto della vicinanza tra le nostre famiglie. Io conoscevo bene i suoi fratelli più grandi e sua sorella, perché dopotutto avevamo sette anni di differenza. Nel weekend con le nostre compagnie ci ritrovavamo in Galleria a Cremona e facevamo le “vasche” lì, ci si beccava con gli amici, bevevamo qualcosa e a volte riuscivamo anche a cuccare. Tra l’altro le nostre scuole erano anche sulla stessa strada, questo per dire che il nostro rapporto è cominciato ben prima del calcio. Lui si sapeva, veniva da un famiglia benestante, ma non lo ha mai fatto pesare. 

Cosa accomunava lei e Gianluca? 

Io penso che l’amore per la nostra terra fosse la caratteristica più evidente. Siamo entrambi cresciuti nel settore giovanile della Cremonese, dove i valori umani sono più importanti di quelli tecnici e lui, a testimonianza del rapporto profondo che ancora mantiene con il club, solo qualche mese fa era tornato in tribuna allo Zini per vedere Cremonese-Sassuolo ricevendo una standing ovation dal pubblico, che lo aveva notato solo all’ultimo. Cremona riconosce i propri beniamini ed è per questo che ogni volta che torna a casa è così amato da tifosi e non solo. 

Qualche giorno fa aveva scritto a Vialli una lettera, come se già sapesse.

Ero a conoscenza del dolore che stava vivendo lui e i suoi famigliari e volevo dare un segnale. Noi cremonesi siamo così, non molliamo mai. Credo che lo sport, come in questo caso, riesca ad andare oltre a tutte le rivalità, e permetta di unire le persone in un grande abbraccio virtuale.