Crollo del ponte Morandi, indagine conclusa. I pm: "Andava chiuso al traffico"

La sciagura del 14 agosto 2018 è costata la vita a 43 persone. La Procura ha notificato gli avvisi a 69 indagati più le due società Aspi e Spea

Il ponte Morandi crollato a Genova

Il ponte Morandi crollato a Genova

Genova - Il ponte Morandi "andava interdetto subito al traffico". È quanto emerge dall'inchiesta sul crollo del viadotto avvenuto il 14 agosto 2018 e costato la vita a 43 persone. L'indagine è stata chiusa ieri dalla Procura di Genova. A scriverlo sono i pubblici ministeri basandosi su una comunicazione informale di Antonio Brencich, docente universitario e rappresentante esterno del Comitato tecnico che, a febbraio 2018, aveva vagliato il progetto di rinforzo delle pile 9 (quella crollata) e 10. Brencich, scrivono i magistrati, descrive al Comitato l'ammaloramento del viadotto come "uno stato di degrado impressionante, addirittura con la rottura di alcuni cavi metallici degli stralli" e ancora, uno "stato generale di degrado del calcestruzzo e delle armature dell'impalcato", "un pessimo stato di conservazione" e "una incredibile pessima prestazione del manufatto".

Questa comunicazione, ragionano i pm genovesi, avrebbe dovuto essere comunicata immediatamente agli organi pubblici di sorveglianza "affinché quella situazione di evidente rischio fosse resa pubblica e il transito veicolare fosse interdetto". Anche i dirigenti del ministero delle Infrastrutture, dal canto loro, avrebbero omesso qualsiasi tipo di sorveglianza. "Non procedevano - scrivono i pm - a ispezioni e controlli diretti ma neppure richiedevano alla società concessionaria informazioni e documentazioni concernenti i lavori eseguiti e le condizioni dell'opera". In conseguenza "di questa totale ignoranza, volontariamente perseguita, delle condizioni dell'infrastruttura più importante, complessa e fragile dell'intera rete autostradale - si legge nelle carte - omettevano di adoperarsi affinché fossero rilevate e contestate alla società le sistematiche violazioni delle norme".

Chiuse le indagini

A quasi tre anni dalla sciagura, la Procura di Genova ha chiuso le indagini. I pubblici ministeri Massimo Terrile e Walter Cotugno, insieme all'aggiunto Paolo D'Ovidio, hanno notificato gli avvisi a 69 indagati più le due società Aspi e Spea. Le accuse sono di crollo colposo, attentato alla sicurezza dei trasporti, omicidio colposo e omicidio stradale colposo plurimo, rimozione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, omissione di atti d'ufficio, falso. Tra le persone coinvolte gli ex vertici di Aspi, l'ex ad Giovanni Castellucci e i numeri due e tre Paolo Berti e Michele Donferri Mitelli, ex vertici e tecnici della controllata Spea, incaricata delle manutenzioni, ex e attuali dirigenti del Mit e del Provveditorato delle Opere pubbliche. "Trefoli rotti nel '90, criticità e problemi di stabilità già conosciuti nel 2013". E' quanto scritto dai pm di Genova nell'avviso di conclusione indagini: "Per ben 51 anni, tra l'inaugurazione del 1967 e il crollo, non era stato eseguito il minimo intervento manutentivo di rinforzo sugli stralli della pila 9".

La Procura

"Non è stato perso nemmeno un giorno senza lavorare a questa indagine. La complessità della vicenda, due incidenti probatori, hanno portato a questi tempi". Lo ha detto il procuratore di Genova, Francesco Cozzi, dopo la chiusura delle indagini sul crollo del Morandi. "E' stato un lavoro straordinario - ha detto -. Questo è un passaggio importante ma è il punto di vista della Procura, dello Stato. Ora si apre una nuova fase in cui le difese spiegheranno le proprie ragioni. Come servitore dello Stato sono onorato di avere coordinato questa indagine. Lo dovevamo alle vittime e per tutelare interessi pubblici e privati".

Il Comitato Vittime del Morandi

"Le informazioni contenute nell'avviso di conclusione delle indagini preliminari confermano quelle che da tempo sono le nostre sensazioni, ovvero che la situazione delle manutenzioni fosse vergognosa. Purtroppo non c'è nulla di nuovo sotto il sole, però adesso bisogna guardare al processo e per noi sarebbe fondamentale, una volta tanto, che non si confermassero i tempi tutti italiani della giustizia". Sono le parole di Egle Possetti, presidente del Comitato Vittime del Morandi, che aggiunge: "Le imputazioni sono estremamente pesanti, saranno lunghi i tempi di prescrizione".