Figli soffocati dai genitori, Manicone: vogliono siano fenomeni a tutti i costi

Antonio Manicone, ex calciatore dell’Inter, a lungo allenatore di squadre giovanili: creano stress non campioni

Antonio Manincone

Antonio Manincone

Milano, 16 aprile 2018 -Non sappuamo se il Silent Match (la “partita del silenzio”, niente insulti ma solo applausi, al debutto due settimane fa in Friuli) che presto verrà introdotto anche in Lombardia, o l’intervento degli psicologi per “calmare” i genitori più facinorosi riuscirà a riportare un clima di sportività nei campionati giovanili, ormai da troppo tempo segnati da episodi di violenza. Di sicuro bisogna far presto, per evitare che si ripeta quanto accaduto sabato scorso in via Cilea a Milano nel Centro Sportivo dell’Accademia Inter. Mancavano pochi minuti al termine della sfida della categoria pulcini 2007 fra i padroni di casa e il Gs Villa, quando sulle tribune è scoppiata una rissa fra due papà di calciatori dell’Accademia. I motivi? Qualche parola di troppo prima («tuo figlio si è allenato di meno e gioca piu del mio»), seguita da un botta e risposta a pugni sedato a stento da altri genitori. Tutto questo sotto gli occhi spaventati dei bambini in campo. Perciò è opportuno prevenire.

Nel Comasco, nel Lecchese ed in provincia di Sondrio non sono poche le società che hanno preso esempio da quanto accade nel confinante Ticino dove all’esterno dei campi di gioco sono appesi cartelli che recitano: “Guarda la partita e lasciami giocare papà. Perché io non desidero nient’altro che giocare”. Invito esplicito rivolto a quei genitori che prendono troppo sul serio quel che in fondo, almeno per i bambini, è solo un gioco. Un divertimento. «Eppure tanti, troppi genitori vogliono un figlio fenomeno, come se fosse un trofeo da mostrare in pubblico - racconta Antonio Manicone, ex calciatore dell’Inter, a lungo allenatore di squadre giovanili -. E così trasmettono ai ragazzini le loro aspirazioni, mettendoli sotto pressione impedendo agli stessi di capire il vero significato dello sport, dal gioco di squadra al rispetto delle regole. È fondamentale lasciare ai bambini la libertà di esprimersi». Tant’è che quando i piccoli non riescono a farsi capire coi piedi, lasciano in bacheca o sui volantini messaggi ai genitori: «Papà, la prossima volta, per favore, divertiti insieme a me». E ancora: «Papà, oggi alla partita non mi sono divertito affatto. Se questo vuol dire andare a scuola calcio, meglio continuare a suonare il pianoforte».

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