Funivia Mottarone, Tadini ammette: "Ho corso un rischio". Pm: "Udì rumori sospetti"

Il legale del responsabile del servizio: "E' pentito". Ma potrebbero spuntare nuovi indagati. Intanto, il piccolo Eitan, unico sopravvissuto, chiede dei genitori

Strage di Stresa, la cabina distrutta della funivia del Mottarone (Ansa)

Strage di Stresa, la cabina distrutta della funivia del Mottarone (Ansa)

Verbania, 28 maggio 2021 - Gabriele Tadini, responsabile del servizio della funivia del Mottarone, è pronto ad ammettere domani davanti al gip di Verbania di aver disattivato il sistema frenante con la scelta dei forchettoni per evitare il blocco della cabina. "Ho corso il rischio ma l'ultima cosa al mondo che pensavo è che si potesse rompere il cavo traente", avrebbe detto in carcere in un colloquio oggi col suo legale Marcello Perillo. "E' pentito", ha aggiunto il difensore preannunciando che chiederà i domiciliari.

Il legale, dopo il colloquio di oggi in carcere per preparare l'interrogatorio di domani, ha spiegato che Tadini gli ha detto che aveva fatto anche "delle prove" nel periodo Covid, aveva "messo questi forchettoni un paio di volte, poi li ha tolti", molto spesso con la cabina vuota. Faceva delle prove perché c'erano questi rumori quando faceva queste prove che non lo convincevano". E ancora: "Ci sono stati due interventi di una ditta specializzata che non ha risolto questo problema". Ovvero quello delle anomalie al sistema frenante che bloccavano la funivia, un problema che c'era da "40 giorni". "Era un problema aperto non ancora risolto - ha detto il legale - Una ditta era intervenuta e si era ripresentato il problema, era intervenuta ancora e si è riproposto il problema. Ha corso un rischio, ma mi ha detto che l'ultima cosa al mondo che aveva pensato era che si potesse rompere il cavo traente". Ovviamente Tadini ha detto che "non era sereno quando metteva questi forchettoni", ma non riesce a spiegarsi il problema della fune, potrebbero esserci "varie ipotesi", come anche "un fulmine", un problema comunque slegato per Tadini dal malfunzionamento ai freni. E se Tadini è pronto a ripetere ciò che ha detto ai pm primo del fermo, il suo legale ha chiarito che "noi non faremo chiamate in correità", ossia la difesa contesterà le esigenze cautelari e chiederà domiciliari ma non parlerà di altre posizioni.  Il dipendente delle Ferrovie del Mottarone è, però, accusato di falso dato che avrebbe annotato "nel registro giornale l'esito positivo dei controlli" malgrado "un rumore caratteristico riconducibile alla presumibile perdita di pressione del sistema frenante della cabina, che si ripeteva ogni 2-3 minuti, per ovviare al quale decideva di lasciare inseriti i forchettoni rossi". Episodi che si sarebbero verificati almeno in due occasioni, ossia il 22 e 23 maggio. Anche l'avvocato Pasquale Pantano è andato a trovare Luigi Nerini in carcere e, uscendo, non ha voluto parlare se non precisare che il gestore della funivia non ha mai reso un verbale ai pm. 

Il 'forchettone': cos'è e quando serve

La richiesta di convalida del fermo

Intanto, il procuratore Olimpia Bossi e il pm Laura Carrera hanno trasmesso al gip Donatella Banci Buonamici, che è anche il presidente dell'ufficio, la richiesta di convalida del fermo di Luigi Nerini (proprietario di Ferrovie del Mottarone), il direttore dell'esercizio Enrico Perocchio e il capo servizio Gabriele Tadini . I tre fermati devono restare in carcere perché continuando a lavorare in questo settore potrebbero rimettere in pericolo la sicurezza pubblica e quindi reiterare il reato. Lo si evince dalla richiesta di custodia cautelare firmata dalla Procura di Verbania per Luigi Nerini, Gabriele Tadini e Enrico Perocchio.  

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Nuovi indagati?

Gli inquirenti stanno anche valutando la posizione della squadra di operai addetti all'impianto che avrebbero messo in atto la scelta "scellerata", a detta dei magistrati, per la manomissione dell'impianto frenante. I carabinieri hanno sequestrato nuova documentazione nella sede della società di gestione, che si trova al Lido di Stresa presso la stazione di partenza della funivia. Bisognerà capire se gli addetti fossero o meno consapevoli delle conseguenze che poteva avere l'attivazione dei forchettoni sulla sicurezza e l'incolumità dei passeggeri. Ciò potrebbe preludere a nuove iscrizioni nel registro degli indagati, come per esempio di chi ha avuto il compito di effettuare la manutenzione e la revisione (ci sono una serie di società) dell'impianto e della cabina.

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Le indagini sul cavo spezzato

L'insegnante di Ingegneria meccanica e aerospaziale al Politecnico di Torino, Giorgio Chiandussi, nominato consulente della Procura, salito nel luogo dell'incidente insieme ai carabinieri per osservare da vicino la fune spezzata e l'attacco dei cavi della cabina precipitata dal Mottarone, dovrà stabilire la causa che ha portato alla rottura del cavo. "È l'oggetto del nostro quesito", precisa il capitano Luca Geminale, comandante della Compagnia dei carabinieri di Stresa che coordina sul campo le attività investigative sull'incidente. Il cavo tranciato non sembrerebbe presentare anomalie di facile individuazione e non si esclude che verranno presi contatti con il produttore per ulteriori confronti. I controlli di manutenzione risultano in regola e non si sarebbero mai riscontrati problemi in precedenza. Eppure la fune su cui era attaccata la cabina numero 3, che presentava il blocco dei freni, si è spezzata e ora è avvolta dal nastro bianco e rosso che delimita l'area sotto sequestro. Il cosiddetto 'forchettone', la ganascia che blocca i freni di emergenza, è stato coperto con un grande telo su indicazione di Chiandussi, che oltre ad analizzare gli elementi meccanici si è recato nelle varie stazioni della funivia: quelle di partenza, di arrivo e intermedia. Tra le ipotesi c'è la possibilità che la fune si sia sfilacciata a causa dei 'forchettoni' inseriti per non far azionare il freno d'emergenza. "Dobbiamo valutare tutti i dettagli che offre la scena e capire il punto esatto dell'incidente e la causa scatenante la rottura del cavo", ha dichiarato Geminale. 

La cabina precipitata nel bosco
La cabina precipitata nel bosco

Eitan chiede dei genitori

"Chiede dei suoi genitori" Eitan,il bambino unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, "ma la zia gli resta sempre vicino". Lo rendono noto i sanitari dell'ospedale infantile Regina Margherita di Torino, dove è ricoverato.   Le condizioni del piccolo, che "è sveglio" e ha accanto anche la nonna, sono "stabili, ma la prognosi resta riservata". "Il torace è ancora contuso e la situazione addominale non permette ancora di rialimentarlo - precisano -. Per questa ragione il piccolo rimane in Rianimazione ancora qualche giorno". 

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Funerali Roberta e Angelo

Rose bianche, calle e girasoli accanto alle foto di Roberta Pistolato e Angelo Vito Gasparro sulle loro bare, una accanto all'altro nel cimitero di Triggiano, in provincia di Bari, dove è stata celebrata la cerimonia funebre secondo il rito dei testimoni di Geova dei coniugi 40enni morti nell'incidente alla funivia.  Il rito è stato celebrato dal ministro di culto Giovanni Spadone, lo stesso che nove anni fa, il 15 settembre 2012, celebrò il loro matrimonio. "Siamo qui per stringerci attorno alle famiglie di queste due giovani vite stroncate da un gravissimo incidente che non doveva accadere" ha detto il ministro. Alla cerimonia, trasmessa anche su zoom con la partecipazione virtuale di circa 2.500 persone, c'è il sindaco, Antonio Donatelli, e un centinaio tra parenti e amici. "Grande tristezza ma anche tanta rabbia nell'ultimo abbraccio a questi nostri ragazzi - ha detto il sindaco - . C'è tanta voglia di giustizia, dopo quello che si è scoperto ma in questo momento dobbiamo raccoglierci intorno alla famiglia». Alla fine della cerimonia Donatelli ha letto i messaggi di cordoglio arrivati dai Comuni di Castel San Giovanni in provincia di Piacenza e Lungavilla (Pavia), il primo il luogo dove i due vivevano da diversi anni e il secondo quello dove Roberta ha lavorato come medico prima di trasferirsi in Emilia Romagna. 

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