Frontiere aperte ma solo per gli svizzeri

L'Italia riapre le sue porte, gli elvetici no: si viaggia a senso unico

La frontiera di Ponte Chiasso

La frontiera di Ponte Chiasso

Como, 3 giugno 2020 - Restano i divieti tra Italia e Svizzera, e in particolare tra le province di Como e Varese con il Canton Ticino o di Sondrio con i Grigioni. O meglio restano solo a senso unico considerato che se con il lockdown ha coinciso con la (quasi) serrata delle dogane, da oggi il Belpaese riapre le sue porte ma la Svizzera no.

In uno dei confini più osmotici in assoluto, quindi, da oggi si arriverà al paradosso di vedere i cittadini elvetici calare in Lombardia e, di contro, comaschi e varesini restare a guardare perché la Guardia di confine svizzera, applicando le direttive della Confederazione e dei Cantoni, non può dare il via libera ai nostri cittadini. Secondo il Consiglio federale, l’esecutivo della Confederazione, la data di oggi fissata dall’Italia per riaprire le frontiere è infatti troppo ravvicinata e lo sarà per un po’: almeno sino al 15 giugno, come ha specificato ieri il presidente del Consiglio di Stato del Canton Ticino, Norman Gobbi, che ha rimarcato come i divieti rimarranno in vigore fino a quella data per tutti i Paesi confinanti fatto salvo per il Principato del Liechtenstein. 

Ma se l’accesso libero dalla Svizzera all’Italia è già possibile oggi, ai ticinesi in gita nel Belpaese non sarà consentito fare tutto: potranno infatti fare una gita, una cena o anche semplicemente bersi un caffè, ma divieto ancora per la spesa del sabato o per lo shopping: è quindi consentito varcare il confine per motivi turistici, incontrare conoscenti o congiunti, recarsi in una residenza secondaria, usufruire di servizi, ma anche per andare a cena o al bar. Resta invece vietato venire nel nostro Paese per altre attività, come fare acquisti visto che non è ancora consentito far entrare in Svizzera merci acquistate in Italia.