Truffa ai frati francescani. Un mistero protetto da un suicidio

Milano, spariti 50 milioni dei francescani: il fiduciario laico si impicca di PAOLA PIOPPI e MARINELLA ROSSI

Il procuratore generale svizzero John Noseda ha ricevuto la richiesta di rogatoria dei magistrati milanesi

Il procuratore generale svizzero John Noseda ha ricevuto la richiesta di rogatoria dei magistrati milanesi

Milano, 15 dicembre 2015 - Che si chiuda con un timbro, archiviazione per suicidio, è dato al cento per cento. Ma certi suicidi lasciano scie di misteri, se con una corda attorno al collo si soffoca anche la verità. E se dietro a un tesoro nascosto, perduto o dissipato ci stanno da una parte - e parti lese - i frati francescani del voto di povertà, e dall’altro movimenti fumosi sul Corno d’Africa, Paesi in guerra, e da cui nessuna richiesta di assistenza giudiziaria riceverebbe risposta, né mai verrebbe uno spicchio di verità.

La ferrea volontà di morire del signor Leonida Rossi è nei suoi gesti, agli atti delle indagini della Procura di Como. E’ lui il sedicente fiduciario/investitore dei denari via via affidatigli da ben tre confratelli, economi generali dell’Ordine dei frati minori francescani, i quali non risultano estranei allo stillicidio di appropriazioni che si snodano dal 2007 al 2014 (i frati Giancarlo Lati, Renato Beretta e Clemente Moriggi sono indagati dai sostituti procuratori di Milano, Adriano Scudieri, Sergio Spadaro e Alessia Miele). E’ Leonida Rossi l’uomo che, milanese, classe 1937, socio unico della Anycom Srl, società di autotrasporti e di progettazioni dedicata a Eritrea, Etiopia, Kenya, Tanzania e che nella pagina internet si dice fornitrice di «Organizzazioni che operano in Paesi in via di sviluppo in Africa, Asia e Medio Oriente», ha polverizzato almeno 50 milioni di euro provenienti da lasciti e donazioni ai frati minori.

Lui, residenza Malindi in Kenya, attività di broker in Svizzera, tra il 24 novembre - giorno in cui riceve il decreto di sequestro che lo accusa di «impiego dei beni provenienti da altro delitto in attività economiche e finanziarie» e di «attività abusiva di raccolta del risparmio» - e il 25, concorda con la Guardia di finanza le ulteriori perquisizioni (dopo quella alla Anycom, in via Manara 7 a Milano) nelle altre proprietà: una villa a Lurago d’Erba, nel Comasco, e un’altra in Val d’Aosta, a Brunod Verrand, Pre Saint Didier. Così la finanza pone i sigilli perché eventuali materiali utili alle indagini restino intatti. Ma a Lurago, giovedì 26, troverà i sigilli strappati. E troverà una villetta da week end disabitata, in ordine, senza polvere e senza vita. Unico segno, uno yogurt nel frigo. Il cancello della proprietà di via Moncenisio 4 aperto. Un suv parcheggiato. La porta di casa lasciata socchiusa. Per facilitare il compito a chi doveva trovare il signor Leonida Rossi, impiccato alla ringhiera delle scale.

Una ferrea volontà di suicidio, è la prognosi degli inquirenti (competente il pubblico ministero di Como Antonio Nalesso, al sopralluogo in villa partecipa anche il pm di Milano, Scudieri), dopo i rilievi del medico legale Giovanni Scola. Una ferrea volontà suggerita dalle modalità: Leonida si impicca con una corda da scalata, di quelle che teneva in garage per le escursioni, legandola alla ringhiera delle scale, da cui si dà un forte slancio. Volontà ferrea testimoniata anche dai tempi in cui si sopraggiunge così a morte: sino a due o tre minuti.

Ora, senza Leonida Rossi, le indagini arrancano. Un uomo solo, senza affetti, una nipote che non lo vedeva da venti anni, unica testimone delle sue oscure attività, la segretaria tuttofare dell’Anycom. Vita agiata, ville, movimenti tra Kenya e Svizzera, dietro lo specchio della ditta trasporti e progettazioni, che vanta collaborazioni con le principali organizzazioni religiose nazionali e internazionali, ma che poi investe in villaggi turistici a Malindi e in hotel sul Maro Rosso eritreo. E se ben tre frati - l’economo generale Lati, della Provincia Lombarda Beretta e della conferenza dei ministri provinciali Moriggi, hanno via via distolto dalle casse dell’ordine i denari da far investire, senza autorizzazione, a Leonida Rossi, neppure le accorate domande della nuova gestione dell’ordine - Marco Fossati e Giuseppe Maffeis - subentrata nel 2013 sciolgono il rebus della destinazione dei milioni dei frati. Sapeva tutto Leonida Rossi, gli economi no: lui, che prometteva un rendimento del 12% (fittizio e comunque non più riscontrabile). Ora i pm milanesi attendono solo dal procuratore generale elvetico John Noseda un aiuto, sui movimenti in chiaro avvenuti tra banca e banca in Svizzera. Ma i flussi di denaro, soprattutto i contanti, si perdono nel Corno d’Africa, dove quei milioni di euro hanno un valore spropositato, e dove i generosi lasciti ai frati del voto di povertà potrebbero avere ingrossato qualsiasi traffico, anche i più ambigui ed equivoci.

paola.pioppi@ilgiorno.net marinella.rossi@ilgiorno.net