Il senatore Formigoni riprenderà a ricevere il vitalizio da parlamentare

E' polemica dopo lo stop alla delibera che lo privava della pensione dopo le condanne. La storia del "Celeste": Comunione e Liberazione, Forza Italia, la guida della Lombardia e la caduta

Roberto Formigoni sotto Palazzo Lombardia

Roberto Formigoni sotto Palazzo Lombardia

Milano - Si accende il dibattito sulla restituzione del vitalizio a Roberto Formigoni, l'ex governatore della Regione Lombardia condannato definitivamente due anni fa a 5 anni e 10 mesi con l'accusa di corruzione. Fra le voci che più si scagliano contro la decisione della Commissione Contenziosa del Senato ci sono quelle dei parlamentari del Movimento 5 Stelle. In breve si sono susseguiti gli interventi di Paola Taverna, Stefano Buffagni e Gianluca Castaldi. Da parte sua, invece, Formigoni si è detto soddisfatto della scelta: "Giustizia è fatta"

Monta la polemica

L'ex governatore della Regione Lombardia ieri è tornato a segnare un punto a suo favore e non di poco conto, perché proprio di conti e soldi si parla. In sostanza, Formigoni tornerà a prendere il vitalizio da senatore dal momento che la commissione contenziosa del Senato ha annullato la delibera Grasso che prevedeva la sospensione dell'emolumento in base alla sua condanna penale, accogliendo il ricorso dell'ex presidente della Regione. In attesa di conoscere le motivazioni della decisione, che restituirebbe il vitalizio anche a Ottaviano Del Turco, ex ministro e segretario del Psi il valzer di commenti e reazioni è già iniziato. 

"Una decisione giusta, che pone rimedio ad un errore clamoroso". Le prime parole del "Celeste" appresa la notizia. "Ero convinto del mio diritto; per cui ringrazio che si sia posto rimedio ad un errore clamoroso, non solo nei miei confronti, ma anche neri confronti di tanti". Insorge il Movimento 5 Stelle: "Aspettiamo di conoscere le motivazioni della Commissione Contenziosa, certo è che in un momento di grave difficoltà in cui versano i cittadini italiani, vedere assegnato il vitalizio a un condannato, Roberto Formigoni, è inaudito". Così su Twitter il senatore M5S Gianluca Castaldi. Il deputato Stefano Buffagni si è detto "senza parole" e ha parlato addirittura di "schifo". Fra i pentastellati si alza anche la voce di Paola Taverna: "Gli italiani che ogni giorno lavorano e cercano di arrivare a fine mese ringraziano di cuore. E' una vergogna inaudita".

Formigoni: da CL al dominio della Lombardia

Fino a qualche anno fa Roberto Formigoni è stato uno dei personaggi più in vista del panorama politico nazionale. Nato a Lecco 74 anni fa, Mlitante del movimento cattolico Comunione e Liberazione, enfant prodige della Democrazia Cristiana, con la fine della Prima Repubblica entrò in Forza Italia, diventando in brevissimo tempo uno dei volti di primo piano del partito berlusconiano, in particolare in Lombardia. Eletto per la prima volta presidente della Regione nel 1995, viene riconfermato in tre successive elezioni, conquistando il record di permanenza al Pirellone. 

I suoi problemi con la giustizia risalgono all'aprile del 2012 quando scoppiò il caso Maugeri, considerata una delle eccellenze della sanità lombarda. La Procura di Milano dispose l'arresto di cinque persone, accusate di aver sottratto 56 milioni di euro dalle casse della Fondazione Maugeri. Tra gli arrestati, anche l'uomo d'affari Pierangelo Daccò, amicodi Formigoni e uomo vicino a Comunione e Liberazione, di cui fa parte l'allora presidente della Lombardia. L'inchiesta si allarga coinvolgendo anche il San Raffaele.

La storia dei processi

Il processo si apre il 6 maggio 2014: secondo i pm di Milano, dalle casse della Maugeri sarebbero usciti soldi confluiti sui conti delle società di Daccò, che avrebbero garantito a Roberto  Formigoni circa 8 milioni di euro tra contanti, viaggi, e la disponibilità di tre yacht. In cambio, Formigoni avrebbe favorito la Maugeri e il San Raffaele garantendo rimborsi indebiti. I pm chiedono 9 anni di carcere per  Formigoni, imputato per associazione a delinquere e corruzione. La sentenza arriva nel dicembre 2016 con la condanna a 6 anni di reclusione. Pena aggravata dalla Corte d'Appello di Milano a 7 anni e 6 mesi.

Poi la sentenza definitiva del 21 febbraio 2019 con la decisione della Corte di Cassazione che condanna il "Celeste", questo il suo soprannome, a 5 anni e 10 mesi, con un leggero sconto di pena per prescrizione. E' stato detenuto nel carcere di Bollate dal 22 febbraio al 22 luglio 2019, quando gli è stata concessa la detenzione domiciliare, in quanto ultrasettantenne, come richiesto dalla difesa. Ieri un nuovo tassello. La Commissione Contenziosa del Senato ha dato ragione a Roberto Formigoni, che aveva fatto ricorso contro la sospensione del suo vitalizio dopo la condanna definitiva: lo riavra'.