Milano, faida trapper. Raid ed esultanza dopo gli spari: ho il sangue suo, l’ho ammazzato

L’attrice hard Barbara Boscali, fidanzata di Simba La Rue, dopo l’accoltellamento: "Mi picchiava, l’ho venduto. Volevo umiliarlo"

Milano, 8 ottobre 2022 - "Il problema è che ci sono le telecamere, ragazzi. Zaccaria due giorni fa gli hanno tolto la sorveglianza speciale dicendo non è un soggetto... non è un soggetto pericoloso, c...". Sono le 5.30 del 3 luglio, le cimici dei carabinieri della Compagnia Duomo registrano quello che si dicono conducente e passeggera di una Mercedes: al volante c’è Chakib Mounir alias Malippa, manager dell’etichetta ’No Parla Tanto Records’ di Baby Gang e Simba La Rue. È lui, da ieri ai domiciliari, a suonare la sveglia al resto del gruppo, che, riflette il gip Guido Salvini, vive in una dimensione di "totale astrazione dalla realtà, con l’ego totalmente incluso in quello della banda che impedisce loro anche solo di percepire il disvalore e il peso delle azioni criminose".

Non si spiega altrimenti il raid a colpi di arma da fuoco di tre mesi fa in corso Como, che gli undici ragazzi mettono in scena a volto scoperto e nel tempio della movida milanese dove tutti o quasi li conoscono. A cominciare da Baby Gang: "Lui se beve è un puttanaio – prosegue Mounir –. Io ogni volta ho imparato così, se lui ha intenzione di bere è un puttanaio, ma non puoi neanche dirgli non bere...". Nato a Lecco da genitori marocchini, Zaccaria Mouhib è uno dei più affermati artisti della scena trap, ma i successi musicali sono andati di pari passo coi guai giudiziari. Arrestato a gennaio 2022 per una rapina, si era già fatto notare nel 2021 prima per la guerriglia urbana in zona San Siro seguita a un maxi raduno in piena pandemia con Neima Ezza per girare un videoclip e poi per l’assalto alla discoteca Old Fashion in soccorso dell’amico Rondodasosa (che gli è valso un Daspo Willy di due anni).

Un episodio dietro l’altro, ad alimentare una spirale senza fine. Un’escalation che pare azzerare la distanza tra ciò che accade davvero e ciò che viene solo esaltato nel testo di una canzone che mette in rima droga, soldi e dimenticati delle periferie. Un cortocircuito che quasi annulla le differenze tra i passeggeri-attori di un regionale sotto il tiro di fucili-giocattolo e i due senegalesi gambizzati con una pistola a salve modificata all’ombra dello skyline di Porta Nuova. Tra il kalashnikov finto (con rivestimento griffato) che fa bella mostra di sé a casa di Mouhib e la Beretta 7.65 con caricatore pieno che i militari gli trovano sotto il cuscino.

"Sono volate di brutto Malippa! C’ho sangue suo fra, l’ho ammazzato fra quel neg. di merda fra", esulta il 21enne albanese Andrea Rusta dopo la rissa di corso Como. È così pure per il 20enne italo-tunisino Mohamed Lamine Saida, al secolo Simba La Rue, che la sera dell’8 giugno si autoaccusa più o meno consapevolmente del rapimento-lampo del rivale padovano Baby Touché: lo riprende col volto sanguinante, lo costringe a prostrarsi davanti ai suoi follower, lo colpisce per deriderlo. Il tutto dal suo profilo Instagram, in una story che a centinaia guardano e commentano in diretta. Praticamente la firma in calce a un sequestro di persona, per qua nto negato dalla vittima (che parlerà di una trovata pubblicitaria).

Otto giorni dopo, arriva la vendetta del gruppo nemico: Saida viene aggredito sotto casa della fidanzata, l’attrice hard Barbara Boscali, lo pestano e lo accoltellano per dieci volte al torace, al volto, al collo e alla gamba. Lui finisce in ospedale a Bergamo, ma se la cava. Finita? No. Il 3 luglio lo ritroviamo in corso Como, al fianco dell’amico Baby Gang. Al momento del faccia a faccia con i centrafricani, impugna la stampella che gli serve per reggersi in piedi e la brandisce in aria come un’arma, anche a costo di perdere l’equilibrio e cadere a terra: "Sai cosa mi faceva ridere? – commenta divertito il solito Malippa – Speedy (soprannome di Simba, ndr) che picchiava il neg. con la stampella... lo voleva prendere... non è che gliela tirava e basta eh, no... cercava proprio di prenderlo solo in testa... si mordeva le labbra fra’, lo picchiava solo in testa fra’". Quelli sono giorni complicati per La Rue, che deve fare i conti con due ferite: quella sulla pelle, ricucita a fatica dai punti di sutura; e quella nella testa, generata dal pensiero ricorrente che sia stata proprio la compagna a organizzare l’imboscata potenzialmente mortale.

Agli investigatori dell’Arma che ieri l’hanno arrestata, il 6 agosto la ragazza racconta tutto e dice di averlo fatto per vendicarsi dei maltrattamenti subìti da lui: "Vediamo se con gli uomini fa il figo come lo fa con me...", si sfoga con uno della gang avversaria prima dell’agguato. Forse pensa che lo "bullizzeranno solo un po’", invece quelli quasi lo ammazzano. "Doveva venire da solo a farti questa cosa...", prova a giustificarsi in lacrime con Simba. Che per la rabbia spacca a pugni uno specchietto retrovisore: "Mi hai venduto e basta".