Lombardia, 'esaurimento' da Covid per medici e infermieri

Il 75% degli operatori sanitari ha mostrato sintomi di burnout. Lo rivela una ricerca della Cattolica condotta nella fase acuta dell’emergenza

Elena Pagliarini, infermiera di Cremona, addormentatasi dopo un turno 'devastante'

Elena Pagliarini, infermiera di Cremona, addormentatasi dopo un turno 'devastante'

Milano, 15 maggio 2020 - Medici e infermieri lombardi sull’orlo di una crisi di nervi. Il 75% degli operatori sanitari impegnati nel fronteggiare l’emergenza Covid-19 nella nostra regione ha mostrato sintomi di "burnout". A rivelarlo una ricerca sull’impatto psicologico della pandemia promossa dal Centro EngageMinds Hub dell’università Cattolica di Milano (in collaborazione con la Società Italiana di Management e Leadership in Medicina e con il Segretariato Italiano Giovani Medici nell’ambito del progetto C.o.p.e.) condotta nelle quattro settimane clou dell’emergenza sanitaria fra marzo e aprile.

Lo studio ha coinvolto oltre 1.500 operatori sanitari in tutta Italia. Di questi circa 500 fra medici, infermieri, operatori socio sanitari in Lombardia. "Nella nostra regione - come nelle altre più colpite dall’emergenza ossia Piemonte, Emilia Romagna e Veneto - la situazione è enfatizzata rispetto al quadro nazionale, in relazione al carico che gli operatori hanno vissuto" la premessa di Serena Barello, ricercatore di EngageMinds Hub della Cattolica e responsabile dello studio. Oltre sette operatori sanitari lombardi su 10 presentano segni di "burnout". "È una sindrome di stress psicologico prolungato che coincide con uno stato di sfinimento e di esaurimento emotivo" chiarisce Barello. Alla sensazione di essere logorati si accompagna la depersonalizzazione, presente in un caso su tre: "Gli operatori si sentono come “distaccati” dal mondo esterno. Qualcuno si spinge fino a non considerare più il paziente come persona ma come “oggetto”" sottolinea sempre la dottoressa Barello. Medici e infermieri riferiscono anche scarsa gratificazione professionale. C’è anche una sintomatologia psicosomatica. "Il 93% del campione lombardo afferma di aver sperimentato più volte alla settimana sintomi di affaticamento fisico e psico-somatico, come nausea, vertigini, palpitazioni e incubi notturni".

I dati mostrano come gli operatori più orientati al patient engagement, ossia che considerano l’alleanza con i pazienti e i loro familiari elemento imprescindibile per la gestione della cura, riportino, in generale, livelli di stress e burnout inferiori. Per la ricercatrice della Cattolica è importante fornire agli operatori "strumenti per il riconoscimento del burnout che non scoppia all’improvviso ma con precoci segnali. Questo agevolerebbe un supporto psicologico tempestivo". Se si sottovaluta la situazione, il rischio è che "lo stress psicologico si cronicizzi. Gli operatori potrebbero affrontare il futuro di “nuova normalità” con una salute psicologica compromessa".