E' morto il regista Ermanno Olmi, Palma d'Oro a Cannes per "L'Albero degli zoccoli"

Nato a Bergamo e da sempre legato alla sua terra, dove girò anche uno dei suoi film più famosi

Ermanno Olmi sul set de L’albero degli zoccoli con alcuni protagonisti  del film

Ermanno Olmi sul set de L’albero degli zoccoli con alcuni protagonisti del film

Bergamo, 7 maggio 2018 - E' morto all'età di 86 anni il regista Ermanno Olmi. Nato a Bergamo, nel 1978 vinse la Palma d'Oro al Festival di Cannes per "L'albero degli zoccoli", pellicola cui andò anche il Premio César per il miglior film straniero. La pellicola, le cui riprese furono realizzate tra febbraio e maggio del 1977, utilizza il dialetto bergamasco della zona in cui l'opera è ambientata. La pellicola fu poi doppiata in italiano dagli stessi attori per la distribuzione italiana. Il film getta uno sguardo poetico, ma allo stesso tempo realistico, privo di sentimentalismi, al mondo contadino, l'ambiente nel quale Olmi è nato e cresciuto e al quale è sempre rimasto legato.

Il film "L'albero degli zoccoli"
Il film "L'albero degli zoccoli"

Olmi deve gran parte della sua notorietà a "L'albero degli zoccoli", ambientato nella cascina Roggia Sale, così chiamata perché si affaccia sulla roggia stessa. Si trova in territorio di Palosco, al confine con Cividate al Piano. Essa è stata trovata dopo ricerche infruttuose e solo per caso, appunto quando Ermanno Olmi stava ritornando a Martinengo. Nel film compaiono anche delle scene girate in navigazione sul Naviglio Grande (anziché sul Naviglio della Martesana come vorrebbe la logica della storia), tra le quali è possibile riconoscere Palazzo Cittadini Stampa a Castelletto di Abbiategrasso che simula la darsena ottocentesca di Milano; sono inoltre riconoscibili lungo il percorso Villa Gaia di Robecco sul Naviglio, il settecentesco ponte "a schiena d'asino" di Castelletto di Cuggiono e la chiesa parrocchiale di Bernate Ticino, sempre nella campagna milanese. 

Tutti gli attori sono contadini e gente della campagna bergamasca senza alcuna precedente esperienza di recitazione. I loro nomi di battesimo (come pure quelli dei personaggi da essi interpretati), contrariamente alla regola che vuole il nome posto sempre davanti al cognome, sono stati fatti scorrere nei titoli di coda dopo il cognome per una precisa scelta poetica del regista, che intendeva in questo modo rappresentare la condizione umile e assoggettata dei contadini di quegli anni.  Il film è strutturato in quattro differenti episodi che ripercorrono le vicende delle quattro famiglie che abitano la cascina dove il film è ambientato. Gli episodi si intersecano tra loro nella narrazione degli eventi che proseguono e si alternano col trascorrere le stagioni, proprio come le stagioni determinavano il passare della vita contadina nelle campagne. La colonna sonora, composta di brani per organo di Johann Sebastian Bach, eseguita da Fernando Germani e di canzoni popolari e contadine, risulta poco invasiva quanto efficace nel rimarcare alcune situazioni salienti come il taglio dell'albero.