Ecomafie: sporco affare lombardo. Primi per arresti, allarme Brescia

Reati nel ciclo rifiuti, rapporto di Legambiente. Settimi in Italia, secondi per corruzione alle spalle della Sicilia

La graduatoria per regioni

La graduatoria per regioni

Milano, 15 dicembre 2020 - Ambiente terra di conquista. Rifiuti come business. Invasiva la presenza mafiosa. Il caso Brescia. È il quadro della Lombardia che esce da “Ecomafia 2020“, il rapporto annuale di Legambiente sulle storie e i numeri della criminalità ambientale.

Nel 2019 l’illegalità in campo nazionale è cresciuta come numero di reati, arrivati a quota 34.648, con un incremento del 23,1% rispetto al 2018. Nella preoccupante graduatoria regionale la Lombardia è al settimo posto (prima nel Nord) per numero di reati (1.994), preceduta da Campania (5.549 reati), Puglia (3.598), Sicilia (3.258), Calabria (2.963), Lazio (2.692), Toscana (2.197). La Lombardia conquista il primato per numero di ordinanze di custodia: sono state 88, più arresti di quelli messi insieme dalle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia), che ne hanno assommati 86. Le persone denunciate sono state 1.933, i sequestri effettuati 534. Corruzione in materia ambientale. Con 90 inchieste, 424 arresti, 727 denunce, 176 sequestri, la Lombardia è la quarta regione dopo Sicilia, Lazio, Campania per il periodo 1 gennaio 2010-17 ottobre 2020, mentre è seconda dietro la Sicilia nell’arco temporale 1 gennaio 2019-17 ottobre 2020, con 22 inchieste, 272 persone arrestate, 114 denunciate, 64 sequestri effettuati. "Sempre più spesso - annota il dossier - la corruzione cammina insieme alle mafie, senza risparmiare alcuna regione". Nel luglio di quest’anno una inchiesta della Dda milanese nel settore dei rifiuti ha portato a cinque arresti a Busto Arsizio, fra cui quello di un consigliere comunale accusato di false fatturazioni con l’aggravante dell’agevolazione alla criminalità organizzata.

Rifiuti connection. Nella classifica 2019 dell’illegalità nel ciclo dei rifiuti, guidata dalla provincia di Napoli, la nostra regione è al settimo posto, preceduta fra le regioni settentrionali solo dal Piemonte. Il bilancio annuale parla di 668 reati accertati, 82 arresti, 873 denunce, 237 sequestri. Con 161 reati la decima posizione è occupata dalla provincia di Brescia, "che si conferma come uno dei territori italiani a maggiore rischio illegalità, soprattutto sul fronte dei rifiuti speciali, la cui produzione qui è molto elevata e le pressioni criminali sempre forti, come dimostrano le numerose inchieste chiuse negli ultimi anni".

Brescia . “Ecomafia 2020“ dedica un capitolo dal titolo significativo a "Brescia: la ‘terra dei fuochi’ dl Nord, al punto di svolta". Viene citato il sito d’interesse nazionale dell’area Caffaro come "un altro simbolo delle bonifiche mancate". Il 24 dicembre 2019 la procura bresciana dispone il sequestro probatorio "di 25 capannoni pieni di veleni". Due mesi prima otto persone sono state iscritte nel registro degli indagati per inquinamento ambientale e gestione non autorizzata di rifiuti. Nel settembre di quest’anno il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, annuncia l’approvazione del piano di bonifica per uno dei più grandi siti di interesse nazionale. "L’indagine della procura di Brescia è ancora in corso, dopo che l’Arpa ha concluso i carotaggi disposti dal Pm nell’area, lo scorso maggio. I primi risultati confermerebbero l’ipotesi investigativa: le percolazioni di mercurio e cromo esavalente rintracciate nel terreno e nella falda sarebbero di origine recente, questa la tesi accusatoria. Lo stabilimento non avrebbe mai smesso di essere una fonte inquinante, in tutti questi anni". È una partita, sostiene Legambiente, in cui "si dovrà misurare la credibilità dello Stato".