Il medico di Como, Alberto Genovese e gli altri: quando la donna viene drogata e stuprata

Il caso dell’anestesista Andrea Carlo Pizzi è solo l’ultimo di una lunga serie. I rapporti estorti con l’inganno e l’annientamento delle vittime sono in continua crescita e destano sempre più allarme sociale

Sempre più spesso nei casi di violenza vengono usate le droghe dello stupro

Sempre più spesso nei casi di violenza vengono usate le droghe dello stupro

Saronno (Varese) - Si erano conosciuti, piaciuti, frequentati. Lasciati e poi ancora ritrovati e lasciati. Era rimasta la fiducia, il medico bravo da chiamare quando hai un problema di salute, quando un farmaco non funziona come dovrebbe. Quello che conosce i tuoi punti deboli, ma di cui ti fidi lo stesso. Non te lo aspetti da lui che usi quelle informazioni per abusare di te. Che ti inviti a casa nella consapevolezza che la tua fragilità sarà utilizzata per abbattere ogni tua resistenza.

I precedenti

Con il suo arresto per violenza sessuale, avvenuto dopo aver sedato una donna con cui aveva avuto una relazione, il primario anestesista di 52 anni Andrea Carlo Pizzi, va ad allungare la lista degli uomini che non si sono fatti scrupolo di stordire le loro vittime per poterne abusare. Salvo poi essere scoperti e trovarsi catapultati in carcere, stravolgendo esistenze spesso di alto livello sociale e professionale.Come l’imprenditore Alberto Genovese e i suoi festini a base di droga e sesso tra la Terrazza Sentimento vista Duomo a Milano e la villa Lolita per le vacanze a Ibiza (i pm hanno chiesto otto anni di carcere, la difesa punta su semi infermità e assoluzione per i presunti abusi alle Baleari). Come l’ex agente immobiliare Omar Confalonieri, arrestato a ottobre per aver narcotizzato e abusato di una cliente: alla prima denuncia si sono già aggiunte altre segnalazioni di donne drogate, violentate e poi rivestite con abiti diversi, in una sorta di rituale. O, ancora, come l’imprenditore farmaceutico Antonio Di Fazio, anche lui milanese come gli altri due, appena condannato a 15 anni e sei mesi per cinque violenze sessuali fotocopia (oltre sei anni in più rispetto alla richiesta della procura). L’ultima vittima, una studentessa bocconiana di 21 anni, era stata avvicinata con una promessa di lavoro, invitata a casa, stordita con le benzodiazepine, abusata e fotografata. Di Fazio aveva raccolto le immagini delle sue prede in un catalogo dell’orrore.

Il modus operandi

Un modus operandi che riporta alla memoria un’inchiesta del 2003, quando un fruttivendolo di Como venne condannato per aver sequestrato nella sua abitazione, drogato, sottoposto ad abusi sessuali e filmato sette donne. L’ultima era riuscita a scappare e a chiamare la polizia. Nella casa fatiscente del fruttivendolo era stato allestito un set cinematografico artigianale; tutt’attorno, centinaia di oggetti recuperati dagli sgomberi di case di persone decedute. Primario ma non pioniere, dunque. Il dottor Pizzi è accusato di un solo episodio, avvenuto le sera del 1° luglio, quando aveva fatto salire nel suo appartamento a Saronno la donna con cui aveva avuto una relazione durata mesi, terminata la scorsa primavera. Lei aveva poi avuto un problema di salute, scoprendo l’intolleranza a un farmaco: si era confrontata e fatta consigliare proprio da Pizzi. Passaggio chiave: il primario sapeva che quel farmaco, il Tramadol, aveva su di lei effetti collaterali tali da creare un abbassamento drastico della pressione e uno stato di incoscienza. E dunque non le ha somministrato l’antidolorifico di cui la donna aveva bisogno, ma l’unico medicinale da cui doveva stare alla larga.

Gli effetti

Di quello stordimento, durato ore, alla vittima sono rimasti alcuni ricordi stemperati, immagini non chiare di cosa le stesse accadendo, il sospetto di un abuso in una matassa di ricordi sfocati. Fotogrammi mentali da cui riaffiorava il primario svestito, accanto. La donna ha chiamato Pizzi il giorno dopo, lo ha affrontato e spinto ad ammettere cos’era accaduto nel suo appartamento. Lui ha ammesso, negato, stentato, si è giustificato, ha provato a ridimensionare i fatti, infine pronunciato l’unica frase che la donna non avrebbe voluto sentire: "Ho abusato di te". "È gravissimo", ha gridato lei, "Lo so, è gravissimo", ha ammesso lui.

L'arresto

Con una lucidità non comune, la vittima ha registrato la telefonata, e deciso di presentarsi ai carabinieri, già consapevole di cosa avrebbe dovuto affrontare da quel momento in avanti. Ha presentato la denuncia – l’aveva promesso al dottor Pizzi pochi attimi prima di riattaccare il telefono – e ha consegnato ai carabinieri la registrazione di una conversazione personale e intima, destinata a diventare il punto di partenza di un’indagine praticamente conclusa in un mese. Ma mentre la vittima si presentava alla caserma dei carabinieri di Turate, Pizzi non era tranquillo. Attaccato al telefono, si è collegato a internet e ha provato a capire cosa rischia chi commette uno "stupro con farmaci" e cosa comporta il "risarcimento delle spese processuali". Poi ha iniziato a cercare altro: "I segni premonitori di un killer". Le tracce online sono conservate nelle memorie dei suoi telefoni e dei computer.