Nuovo Dpcm: palestre e cinema ancora chiusi. Restrizioni per le seconde case

L'attuale decreto scade il 5 marzo. Il premier Draghi deve trovare un punto di equilibrio tra la linea rigorista e quella più morbida

Mario Draghi

Mario Draghi

Roma, 24 febbraio 2021 - Trovare un punto di equilibrio tra due linee, una rigorista e una più morbida, con l'obiettivo di arrivare al nuovo Dpcm anti-Covid con un anticipo di qualche giorno rispetto al termine del 5 marzo. E' questa la sfida del premier Mario Draghi, impegnato con la sua squadra di ministri a contrastare la pandemia. Un compito sicuramente non facile. Anche perché l'esplosione delle varianti sta accelerando la diffusione del Covid, oltre il 30% delle infezioni in Italia è legato a quella inglese, e in diverse regioni si sta materializzando lo spettro della terza ondata. Allarme alto, in particolare, nella provincia di Brescia, che diventa "zona arancione rafforzata", al pari di 14 Comuni dell'Emilia Romagna. In crescita poi le zone rosse nei diversi territori, mentre il bilancio delle vittime non accenna a placarsi e la pressione sugli ospedali continua a intensificarsi. Proprio per questo motivo, Draghi ieri sera ha riunito ministri ed esperti del Cts. Si cerca una quadra in vista del nuovo documento che dovrà sostituire il Dpcm firmato da Giuseppe Conte in scadenza il 5 marzo. Un provvedimento da varare nei prossimi giorni, comunque non prima del monitoraggio di venerdì. 

Palestre e cinema restano chiusi

Gli esperti del Comitato tecnico scientifico raccomandano la massima prudenza, segnalando il rischio contagi, specie alla luce delle nuove varianti. "Abbiamo rappresentato al presidente del Consiglio i dati e i numeri. Bisogna mantenere alta la guardia, ma non abbiamo descritto una situazione di catastrofe imminente", le parole di Agostino Miozzo, coordinatore del Cts, al termine del vertice. "Non abbiamo parlato di riaperture, se ne discuterà in un'altra occasione", ha aggiunto, anche se è chiaro che i tecnici sono contrari all'eventuale riapertura di impianti da sci, cinema e palestre. "Venerdì ci sarà il nuovo monitoraggio, poi vedremo come procedere", ha concluso Miozzo. In questo scenario, comunque, l'ipotesi di una zona arancione estesa a tutta l'Italia sembra tuttavia non convincere.

"Zona arancione rafforzata", niente spostamenti nelle seconde case

Il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, ha firmato un'ordinanza per istituire nella provincia di Brescia e in alcuni Comuni della Bergamasca e della provincia di Cremona una zona arancione rafforzata, "che preveda, oltre alle normali misure della zona arancione, anche la chiusura delle scuole d'infanzia, elementari e medie, il divieto di recarsi nelle seconde case, l'utilizzo dello smart working dove possibile e la chiusura della attività in presenza". Secondo Guido Bertolaso, "a Brescia siamo di fronte alla terza ondata della pandemia e va aggredita immediatamente". Zona arancione scuro da giovedì 25 febbraio anche per 14 Comuni dell'Emilia Romagna. Oltre a quella inglese, l'altra variante che preoccupa è quella brasiliana: un caso è stato scoperto in una scuola a Roma. Il virus riprende poi a mordere in Veneto, dove si registra una crescita di contagi e ricoveri, e in Abruzzo.

Voglia di ripartire

L'alta incidenza del Covid non ferma comunque le richieste di far ripartire le attività. A insistere nelle ultime ore, in particolare, è Matteo Salvini, che ha anche incontrato il premier Draghi: "Abbiamo parlato di riaperture. Se c'è un problema a Brescia - ha spiegato il leader della Lega - intervieni in quella provincia, non è che fai il lockdown nazionale da Bolzano a Catania. Dunque chiusure mirate e un ritorno alla vita. Se si può pranzare tranquilli, allora si può cenare tranquilli. Se i ristoranti sono sicuri a pranzo allora lo sono anche a cena. E la riapertura di teatri, cinema, realtà sportive, palestre e piscine significherebbe un ritorno alla normalità". Sulla stessa linea anche il presidente dell'Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, che definisce "ragionevole" la richiesta di Salvini nella speranza "di dare ossigeno a qualche attività". Voglia di riapertura è stata espressa da diversi ministri, anche dal dem Dario Franceschini, con Mariastella Gelmini ad auspicare il sostegno con adeguati ristori per le realtà produttive che dovessero rimanere chiuse.

Vaccini

Il premier Mario Draghi ha parlato con i vertici europei, Angela Merkel, il premier portoghese Antonio Costa, e quello greco, Kiriakos Mitsotakis, in una videocall organizzata in vista del Consiglio Ue. "Nessuno si salva da solo", è il messaggio che Draghi avrebbe inviato agli alleati europei che hanno tutti posto l'accento sulla necessità di una campagna vaccinale su scala europea che sia ampia e che rispetti i vincoli di contratto che le case farmaceutiche hanno sottoscritto. Ma nel governo si pensa già al piano B, ovvero all'accelerazione della produzione dei vaccini in Italia con accordi ad hoc tra le aziende nazionali e i proprietari dei brevetti. Non sarà facile e non sarà rapido ma, secondo più parti del governo, sarebbe opportuno giocare d'anticipo.