Toni Pipitone: "Sono io il padre di Denise. Mi manca, quando la ritroveranno ci sarò"

L'uomo scoprì di non essere il padre biologico della piccola proprio il giorno della scomparsa

Piera Maggio e Toni Pipitone due giorni dopo la scomparsa di Denise

Piera Maggio e Toni Pipitone due giorni dopo la scomparsa di Denise

"La bambina si chiama Pipitone come me, è mia figlia e me la devono riportare indietro. Sono stato messo in mezzo, perché ero il padre della bambina e percheé ero sposato con Piera Maggio. Denise stravedeva per me. Abbiamo vissuto dei momenti bellissimi: fino all'ultima notte ha dormito insieme a me. Mi diceva: 'papà ti voglio bene, tu non morirai mai e non diventerai mai vecchio'".

Cosi' Toni Pipitone in un'intervista a "Quarto Grado" su Retequatttro. L'uomo ha appreso di non essere il padre biologico di Denise proprio il giorno della scomparsa della bimba, il primo settembre del 2004. Nonostante questo si dichiara a tutti gli effetti padre della bambina, che infatti porta il suo cognome. Alla domanda se ci fossero stati segnali che potessero far presagire che qualcuno portasse via la bambina, risponde: "Nella mia mente non esisteva niente del genere. Quel giorno, così come tutti gli altri, sono andato a lavorare. Ho smesso a mezzogiorno e sono andato a casa. In quel periodo lavoravo e studiavo: la sera ero sempre stanchissimo".

E neppure Denise aveva mai espresso timori. "La bambina era sempre allegra. La facevo giocare, rideva e mi baciava. Stravedeva per me. Lei di solito giocava con i cuginetti, non andava con estranei. Non era abituata a dare confidenza a chi non conosceva, giocava solo con chi conosceva". Pipitone risponde di non sapere se Denise conoscesse Anna Corona e Jessica Pulizzi. Durante l'intervista ripercorre la giornata della scomparsa. "Io sono tornato a casa alle 12.10 e la stavano già cercando. L'ultima volta è stata vista alle 11.30 circa. Stava giocando con i cugini e i parenti stretti: così mi è stato riferito. Subito abbiamo lanciato l'allarme e sono arrivati i carabinieri. Ho preso la macchina e ho cominciato a girare per Mazara, per cercarla. Andavo in giro a caso, per tutte le strade. Le piste seguite all'inizio erano tante. L'hanno cercata nei pozzi, tra le famiglie rom, nelle campagne. Sicuramente l'indagine non è stata organizzata nel migliore dei modi".

Infine, alla domanda se in quelle ore sospettasse di qualcuno, chiarisce: "Non ho puntato il dito contro nessuno: per me erano tutti sospettati. So solo che Denise mi manca e non so chi sia stato. Quando la ritroveranno, la mia figura di padre dovrà esserci, perché sono stato, e sono, il suo papà"