Omicidio di Macerata, figlia e nipote della vittima muti davanti al giudice

I due sono in carcere con l'accusa di avere strangolato Rosina Carsetti il giorno della vigilia di Natale

Arianna Orazi e il figlio Enea Simonetti con l'avvocato Andrea Netti

Arianna Orazi e il figlio Enea Simonetti con l'avvocato Andrea Netti

Macerata, 15 febbraio 2021 - Non rispondono. Probabilmente per consentire ai loro avvocati di studiare bene le carte, a partite dall'ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere entrambi, e impostare così una strategia per difendersi dalle accuse pesantissime loro rivolte. Sono rimasti in silenzio nell'interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Macerata Arianna Orazi, 49 anni e il figlio Enea Simonetti, 20 anni, accusati di avere ucciso Rosina Carsetti, 78 anni, madre di Arianna e nonna di Enea, il giorno della vigilia di Natale nella sua casa di Montecassiano, in provincia di Macerata. Al delitto avrebbe partecipato anche il Enrico Orazi, marito di Rosina, 79 anni, indagato a piede libero (gli è stato risparmiato l'arresto per l'età avanzata). Arianna è stata trasferita in tribunale dal carcere di Pesaro, mentre Enea è stato sentito in videocollegamento nel carcere di Montacuto, in provincia di Ancona. Interrogatori durati molto poco, però, dato che entrambi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. 

L'accusa - il procuratore Giovanni Giorgio e il pm Vincenzo Carusi - ritiene che sia stato il 20enne a uccidere materialmente Rosina sulla base di un "piano" studiato dalla madre Arianna i cui rapporti con Rosina si erano sempre più deteriorati anche per motivi economici; il nonno sarebbe stato consapevole del progetto e non lo avrebbe impedito. Gli indagati avevano raccontato di una rapina finita male, di un malvivente solitario che avrebbe ucciso Rosina e sarebbe scappato con 2mila euro, dopo aver messo fuori combattimento Arianna ed Enrico, poi liberati dal ventenne tornato a casa dal supermercato per il cenone della Vigilia.

Una "messinscena", come l'hanno definita gli inquirenti, smontata dalle parziali ammissioni del giovane - il primo a contraddirsi nel corso dei numerosi interrogatori da parte delle forze dell'ordine - e poi dalle conversazioni dei tre intercettate dagli investigatori. In una delle telefonate, dopo che Enea era in parte già crollato davanti agli inquirenti, parlando di "un incidente" e non più di una rapina, Arianna si dimostra irritata con il figlio: "Non puoi dirgli che si è trattato di un incidente, uno strozzamento non si può far passare per incidente". In una telefonata precedente il delitto - i familiari registravano le chiamate di Rosina - uno dei familiari avrebbe detto all'anziana, che si era rivolta a un centro antiviolenza, "ci costi cinquemila euro l'anno"