Decreto stop restrizioni e green pass: giusto o troppo presto? Il parere degli esperti

Con il nuovo dl tracciata la road map per il rientro alla normalità. Nell'arco dei prossimi tre mesi sono previsti i cambiamenti più significativi, come la fine dell'obbligo del 'pass' (quasi) ovunque

Milano, 18 marzo 2022 - Con il nuovo dl approvato ieri è stata ufficialmente tracciata la road map per il rientro alla normalità. Il Paese si accinge quindi ad allentare progressivamente le norme anti Covid. Nell'arco dei prossimi tre mesi sono previsti i cambiamenti più significativi, come la fine dell'obbligo del 'pass' quasi ovunque. Ecco le opinioni espresse dagli esperti.

Pregliasco

Secondo il virologo Fabrizio Pregliasco, docente all'università Statale di Milano, la 'batteria' di allentamenti delle restrizioni anti-Covid decisa ieri dal Consiglio dei ministri "ci sta. Non era possibile fare molto diversamente", perché dopo 2 anni e mezzo "è giusto abbandonare l'organizzazione emergenziale" che ha caratterizzato finora la gestione della pandemia in Italia. Nei giorni scorsi l'esperto aveva avvertito di fare attenzione a "non aprire il rubinetto dell'acqua calda tutto d'un botto, altrimenti ci scottiamo". Per questo oggi il medico vede con favore il fatto di avere fissato "delle tempistiche, per la prudenza che correttamente ha sempre contraddistinto l'approccio italiano al di là delle spinte, del desiderio di normalità e di azzeramento di ogni restrizione". E benché ritenga possibile un 'effetto rimbalzo' successivo alle riaperture, "è giusto - dice - entrare in un'ottica di convivenza con il virus e di responsabilizzazione individuale".  

Pregliasco concorda con quanto precisato ieri dal premier Mario Draghi: "Dovremo sempre guardare ai dati - ribadisce - ed essere tempestivi nel correggere eventualmente il tiro nel caso in cui ce ne fosse bisogno". Perché "come si è visto anche in Inghilterra, che ha aperto tutto insieme alla grande ed effetti" sulla curva dei contagi "li ha avuti - ricorda - anche da noi qualche ripercussioncina dalle riaperture ci potrà essere. Però è chiaro che qui si tratta di passare anche una consapevolezza nostra - ripete il virologo - a un atteggiamento che sia intermedio tra la disattenzione pre-pandemia per l'influenza e le altre infezioni 'cugine' e la stringenza del periodo pandemico emergenziale".  

Bassetti

"Draghi ha detto che avrebbe riaperto l'Italia e l'ha fatto. Si è calendarizzata, come alcuni di noi chiedevano, la road map dell'alleggerimento delle misure. Io credo che è una svolta importante perché cambiano la modalità di gestione dell'emergenza: qualcuno per due anni ci ha detto cosa dovevamo fare, dallo stadio al ristorante, oggi entriamo in nuova fase. Chi ha imparato utilizzerà gli strumenti di protezione con una consapevolezza diversa. Ad esempio, non è che si dice di non usare più la mascherina ma che non è più obbligatoria, le persone fragili e gli anziani sanno che per la loro protezione è meglio tenerla in alcune occasioni. Siamo di fronte a un atteggiamento nuovo, si dà fiducia ai cittadini. Spero che gli italiani sappiano meritarsela". Così all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore Clinica di malattie infettive al policlinico San Martino di Genova, commenta l'alleggerimento delle misure anti-Covid presentato ieri, in conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri, dal premier Mario Draghi e dal ministro della Salute Roberto Speranza. 

Galli

"Ieri i contagi Covid in Italia erano quasi 80mila. E' evidente che non è finita. Un malinteso messaggio di 'liberi tutti' ci potrebbe costare caro sul piano della pandemia. Mi sembra un déjà-vu. Il punto è non pensare che la questione sia risolta e archiviata" ha detto all'Adnkronos Salute Massimo Galli, ex direttore di Malattie infettive all'ospedale Sacco di Milano, commentando le decisioni del Governo.  Anche questa volta, dopo l'ondata di Omicron 1, "appena si è cominciato a ridurre l'attenzione, c'è stato un rialzo dei casi, assolutamente prevedibile", ha aggiunto. 

Gismondo

"Si sta finalmente andando verso una vita normale, però con le solite piccole o grandi incoerenze" ha rilevato la microbiologa Maria Rita Gismondo, nella roadmap approvata ieri dal Consiglio dei ministri.  La direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell'ospedale Sacco di Milano si chiede per esempio quale possa essere la ragione di un "diverso trattamento", ancorché temporaneo, "tra gli italiani e i turisti stranieri che vanno al ristorante".Gismondo cita pure l'obbligo di super Green pass per frequentare palestre o piscine al chiuso anche nel caso dei "ragazzi, i maggiori frequentatori di questi luoghi, che il vaccino anti-Covid non sono obbligati a farlo" e non lo erano nemmeno prima.  "Credo che possiamo togliere anche queste misure", dice Gismondo, convinta più in generale che il certificato verde vada eliminato senza aspettare il primo maggio, giorno che nel nuovo decreto appare un po' come il 'Freedom Day' italiano: "Il Green pass, bisogna finalmente capirlo - ribadisce - è solamente un certificato vaccinale, che serve per 'premiare' chi si è giustamente vaccinato per evitare forme gravi di malattia, ricoveri e decessi, ma non ha assolutamente nessuna influenza sul contagio".

Clerici

"Prima o poi l'obbligo di indossare le mascherine al chiuso va tolto. Quindi è giusto mettere una data" a quello che si potrebbe configurare come una sorta di 'freedom day' italiano, il primo maggio. "Ed è giusto oggi tenere ancora questo presidio di protezione. Ma io credo che, anche quando cadrà l'obbligo di indossare le protezioni al chiuso, molti continueranno a indossare le mascherine. Sta già succedendo: all'aperto l'obbligo non c'è più eppure, per quel che vedo, la stragrande maggioranza della gente ancora le ha". Mario Clerici, docente di immunologia dell'università degli Studi di Milano e direttore scientifico della Fondazione Don Gnocchi è convinto che vedremo ancora per un po' le mascherine sul viso di molti italiani.  Per l'esperto la 'road map' verso la riconquista della normalità scandita ieri dal Governo è ben calibrata anche se "a leggere questo decreto si perde un po' la testa, non avrebbero potuto farlo più complesso".

"Tante date e situazioni distinte da tenere a mente" e qualche contraddizione, fa notare Clerici. "Per esempio, la storia che ai ristoranti ci sia una differenza iniziale sul Green pass fra stranieri", che potranno usare quello base "e italiani" per ora vincolati al certificato verde rafforzato "mi sembra un po' assurdo e difficile da mettere in pratica".  Sulle mascherine, invece, "credo che moltissima gente continuerà a metterle comunque al chiuso anche quando non saranno obbligatorie e non è un male. E' comprensibile che non ci sia più l'obbligo a un certo punto, ma penso che la stragrande maggioranza si sentirà più tranquilla indossandole al chiuso, compreso me. Io la metterò almeno per un po', perché male non fa e visto che ancora non abbiamo eliminato del tutto la problematica Covid può essere utile", conclude.  

Crisanti

"Eliminare la quarantena per i contatti? Se stessimo parlando della variante di Wuhan non sarei d'accordo, ma con questa variante qui che ha un indice di trasmissione di 12, in cui la maggior parte delle persone sono asintomatiche, e in più i vaccinati se si infettano neanche se ne accorgono, l'impatto che ha la quarantena è limitato, bisogna guardare le cose per quelle che sono. Il quadro è completamente cambiato dall'inizio". La pensa così Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di microbiologia molecolare all'università di Padova, intervenuto a '24 Mattino' su Radio 24.  "Due anni fa - ricorda - avevamo un indice di trasmissione 2, non avevamo i vaccini, adesso abbiamo un virus che ha un indice di trasmissione come il morbillo, abbiamo dei vaccini che hanno durata limitata, su questo dobbiamo ragionare. Ieri si sono vaccinate 15 mila persone e se ne sono infettate 80 mila, la maggior parte di queste persone guarirà e svilupperà un'immunità maggiore da quella indotta dal vaccino. Bisogna fare i conti con la realtà", rimarca Crisanti.