Covid, perché i contagi ufficiali sono così bassi (e non credibili)? A Pasqua il vero test

"Molti - spiega il virologo Pregliasco - non denunciano positività per evitare la quarantena". Più discreti i tamponi casalinghi (e a 3 euro). I dati veri? "150mila casi almeno"

Le persone sembrano ormai privilegiare il tampone casalingo rispetto a quello in farmacia

Le persone sembrano ormai privilegiare il tampone casalingo rispetto a quello in farmacia

C’è un paradosso evidente attorno al Covid, in questi giorni. In molti si accorgono di avere vicini, familiari o conoscenti che sono stati contagiati dal Covid. Molto più di un anno fa, quando i dati ufficiali dei contagi erano ben più elevati. Eppure il monitoraggio quotidiano riporta un numero di positivi molto inferiore. Perché? La ragione è evidente, spiegano gi esperti, anzi duplice. La prima è che le persone ormai si possono procurare i tamponi rapidi da fare in casa, in autonomia, anche a tre euro, sulle bancarelle dei mercati o nei supermarket. Tamponi i cui esiti garantiscono oltretutto la massima riservatezza e non interrompono il Green pass. Il secondo motivo consiste nell’elevato tasso di contagiosità della variante Xe, che di fatto combina Omicron 1 e 2.

Ma attenzione: i giorni a venire potrebbero essere decisivi. “La Pasqua sarà un banco di prova per un potenziale momento di rischio” di una nuova crescita dei contagi Covid. Ne è convinto  il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi di Milano e docente all’università Statale. “C’è una nuova variante, la Xe, combinazione di Omicron 1 e 2 - ha ricordato - Finora sono stati individuati circa 700 casi in Gran Bretagna” e sarebbe “ancora più contagiosa delle precedenti”, secondo dati preliminari che l’Organizzazione mondiale della sanità ha diffuso precisando la necessità di conferme. Per Pasqua “il rischio c’è, insomma. Bisogna stare attenti”, ha ammonito l’esperto.

«Oggi - ha proseguito il medico - c’e’ chi non denuncia la positivita’ per non fare la quarantena, per questo i dati dei contagi sono almeno il doppio di quelli individuati, quindi ci saranno circa 150mila positivi nel Paese”. Qualche giorno fa a Palermo era scoppiata la polemica per il vescovo che aveva vietato le processioni di Pasqua, proprio per la recrudescenza del Covid. Ora il religioso è tornato sui propri passi, ma senza rinunciare a un serio monito.

"Ok alle processioni, dice, ma la crisi Covid non e’ finita. La revoca dello stato di emergenza sanitaria spinge a ripristinare le processioni religiose, a partire - come indicato dalla Sessione primaverile della Conferenza episcopale siciliana - da quella che si tiene la Domenica delle Palme. A seguire, tra le piu’ attese, le processioni del Venerdi’ Santo, nella loro multiforme espressione e, soprattutto, quella tradizionale del Cristo morto e dell’Addolorata. 

Ma avverte l’arcivescovo Corrado Lorefice, la cessazione dello stato di emergenza “non coincide di fatto con un completo superamento della crisi pandemica. La risalita dei contagi, soprattutto nella nostra Isola, ci obbliga a non abbassare la guardia e ad agire con estrema cautela e prudenza. Se i protocolli governativi non prevedono piu’ le severe restrizioni dei mesi passati, questo non significa che possiamo imprudentemente ritornare alle abitudini di un tempo”.