Cyberbullismo, minacce anche ai prof. Casi quintuplicati nell’arco di un anno

Milano , il bilancio della fondazione dedicata a Carolina Picchio: da 60 segnalazioni al mese a 300

Ivano Zoppi segretario generale della fondazione che porta il nome di Carolina Picchio

Ivano Zoppi segretario generale della fondazione che porta il nome di Carolina Picchio

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Milano- "Se prima ci arrivavano dalle 50 alle 60 segnalazioni al mese per cyberbullismo e altri episodi di prevaricazione, adesso ne arrivano trecento al mese. E si aggiungono anche fenomeni del tutto nuovi che generano preoccupazione, come il cyberbullismo nei confronti dei docenti". A lanciare l’allarme è Ivano Zoppi, segretario generale di Fondazione Carolina, l’associazione dedicata a Carolina Picchio, la quattordicenne che si tolse la vita nel 2018 dopo essere stata vittima dei cyberbulli. Tra le mani i numeri raccolti dal centro studi e dal pronto intervento cyber Rescue Team dall’inizio dell’anno. Già venti docenti lombardi si sono rivolti alla fondazione. "È successo per esempio, durante le lezioni a distanza, che qualche studente abbia scattato una foto al prof, riempiendola di insulti per poi condividerla sulla chat di classe o sui social – spiega Zoppi –. Gli insegnanti ci chiamano perché non sanno come comportarsi. E non sono mancati attacchi personali, prese in giro, addirittura minacce". Anche da parte di genitori: "Ti buco le gomme, ti rigo la macchina", hanno scritto a una professoressa, "colpevole – a loro avviso – di avercela con i ragazzi".

«Abbiamo confinato in questi mesi i ragazzi dietro uno schermo – sottolinea Zoppi –, senza farci molte domande. Sicuramente molto meno di quante ce ne faremmo mandandoli su una giostra. Al luna park si valutano i pericoli, ci sono giostre alle quali non si può accedere al di sotto di una certa altezza. E invece sulla rete non ci rendiamo conto dei rischi?". Durante l’allerta Covid-19 le segnalazioni raccolte dagli operatori di Fondazione Carolina sono aumentate di settimana in settimana: sono un migliaio i contatti registrati dal centro studi della onlus. In alcuni casi anche solo per chiedere delucidazioni o consigli, ma le segnalazioni sono quintuplicate. Il 40% dei casi affrontati riguarda il cyberbullismo tra pari, il 35% il cyberbullismo verso docenti e “zoombombing“, ovvero attacchi di hater durante video-lezioni e conferenze; il 10% gruppi illegali su Telegram. Crescono anche le segnalazioni su sexting (6%) e revenge porn (3%). "L’isolamento ha portato gli adolescenti a ricercare nuove forme di intimità, a condividere anche contenuti molto pericolosi", ricorda il segretario generale di Fondazione Carolina. I

l 2% delle richieste di aiuto è per tentativi di adescamento sulla rete, il 4% chiede una mano nella gestione dei rapporti tra genitori e figli. A disposizione delle famiglie c’è il pronto intervento cyber. "Abbiamo un’equipe di esperti in ambito educativo, psicologico, legale e comunicativo – spiega Zoppi –. Professionisti che agiscono a tutela delle vittime, ma anche per il recupero dei bulli. Perché non si nasce bulli, lo si diventa per diversi motivi. Non dobbiamo concentrarci solo sui sintomi ma sulle cause, sul problema educativo centrale. Gli episodi vanno denunciati, sempre, per intervenire in tempo. Perché come ha scritto Carolina sulla lettera al papà prima di morire, “Le parole fanno più male delle botte“ e abbiamo il dovere di intervenire per tempo". Dall’inizio del 2021, il pronto intervento ha raggiunto, solo in Lombardia, circa tremila studenti e ha formato mille adulti tra genitori, educatori e insegnanti. Che chiedono aiuto anche per capire cosa ci sia dentro a nuovi social come TikTok o come funzioni Telegram.

Dopo aver dato vita anche a una “Toolbox“, una cassetta degli attrezzi contro il cyberbullismo e a un manifesto per la Dad, Fondazione Pepita Onlus - la cooperativa di educatori che opera nelle scuole, negli oratori e nei centri estivi, partner di Fondazione Carolina - pensa ora a un’estate di ricostruzione. "I nostri ragazzi hanno bisogno oggi più che mai di sbucciarsi le ginocchia – sottolinea Ivano Zoppi, presidente di Pepita –. Sarà la nostra campagna, il nostro hashtag. Dovrà essere l’estate dei diritti ritrovati, per invertire la tendenza". Diritto allo spazio, diritto all’incontro, diritto al gusto, al tempo perduto e al rumore, diritto ai colori e ai profumi, diritto a giocare. Un manifesto accanto alla campagna “Io clicco positivo“, per la cittadinanza digitale. "Ci hanno già contattato molte scuole – conferma Zoppi – e siamo a disposizione per valorizzare le esperienze che ci sono g ià: oratori, centri estivi e campus sportivi. Sarà un test importante. Non un parcheggio e neppure un corso di recupero, l’estate sui banchi deve essere la nostra polizza sul futuro: i bambini hanno bisogno di noi. E di sbucciarsi le ginocchia".