Crollo Marmolada, bilancio definitivo ma le ricerche proseguono

Il procuratore di Trento: la prossima settimana dovremmo restituire i corpi alle famiglie

Canaze (Trenti)i, 10 luglio - I soccorritori che sono all'opera a valle della valanga che domenica scorsa ha travolto e ucciso 11 alpinisti sono ancora a lavoro e continuano a recuperare resti e attrezzatura di chi non riuscito a salvarsi dal crollo di ghiaccio e rocce. Il bilancio è definitivo e non si cercano più dispersi, ma le ricerche andranno avanti per recuperare quanto più è possibile. Una pietas umana che ieri i familiari delle vittime hanno potuto personalmente riconoscere agli operatori del soccorso alpini, dei vigili del fuoco, delle forze dell'ordine che hanno partecipato alla messa a Canazei in ricordo delle vittime.  

Il procuratore

 "La settimana prossima dovremo riuscire a restituire i corpi alle famiglie", ha detto ieri il procuratore di Trento Sandro Raimondi che indaga per disastro colposo sulla valanga di domenica 3 luglio.  Lunedì incontrerà gli scienziati: glaciologi e ingegneri idraulici avranno il compito di verificare lo stato del ghiacciaio e la stagnazione della massa d'acqua che si è creato a causa delle alte temperature (domenica in cima alla Marmolada c'erano oltre 10 gradi). I controlli dei periti serviranno a capire se l'improvviso collasso del seracco terminale del ghiacciaio della Regina delle Dolomiti poteva essere previsto.

Il sindaco

"Sono assolutamente certo che questa tragedia non avrebbe potuto essere evitata. Il maledetto crollo avvenuto in giornata festiva, nell'orario in cui gli alpinisti percorrono maggiormente il ghiacciaio e con il meteo così favorevole, non era prevedibil"». Lo ribadisce oggi, in un messaggio, Andrea De Bernardin, sindaco di Rocca Pietore (Belluno), la località sul versate veneto della  Marmolada. "Se quegli sfortunati alpinisti - prosegue De Bernardin - prima di affrontare la salita mi avessero chiesto un parere sull'ascensione, avrei risposto che opportunamente attrezzati, prestando attenzione a rimanere sul sentiero, stando attenti a non avvicinarsi ai crepacci e usando tutte le accortezze dovute per una ascensione alpinistica su roccia e ghiaccio, la cosa era fattibile, come lo era stata per le migliaia e migliaia di persone prima di loro. Credo che nessuna critica possa essere addebitata a loro in quanto hanno solo avuto la sfortuna di essere lì nel momento sbagliato". De Bernardin aggiunge che "senza ricerca di frasi retoriche, posso solo dire che questa vicenda mi ha profondamente scosso, e che durante queste notti sulla montagna, quando tutti i rumori svaniscono e rimane il grande silenzio, ho pensato molto a quelle persone che erano sepolte sotto il ghiaccio, così vicino a me. Non posso fare altro che mandare un grande abbraccio ai loro cari e ai loro amici - conclude - a nome mio e della comunità di Rocca Pietore".