Crisi in Tunisia, è rischio boom di sbarchi: in 15mila pronti a partire

Il precedente: nel 2011 con la Rivoluzione dei Gelsonimi ,in pochi mesi arrivarono in Italia 22mila tunisini

Un barcone carico di migranti (ANSA)

Un barcone carico di migranti (ANSA)

Tunisi, 27 luglio 2021 - La crisi tunisina rischia di avere ripercussioni anche in Italia sul fronte degli sbarchi  a Lampedusa soprattutto ma in altri punti di approdo nel Sud Italia, dove gli arrivi di migranti si sono moltiplicati negli ultimi giorni, spingendo le autorità locali a chiedere al governo nuovi e tempestivi accordi con il Paese del Nord Africa.  Secondo fonti di stampa tunisine,  in 15 mila, infatti, sarebbero pronti ad attraversare il Mediterraneo per raggiungere l'Italia. Ad approfittare della caos istituzionale a Tunisi e dell'allentamento dei controlli sono pronti i trafficanti di essere umani che, dopo la frenata dovuta alla pandemia nel 2020, hanno negli ultimi mesi incrementato il "volume d'affari criminali". Esattamente quanto accaduto durante la Rivoluzione dei Gelsomini nel 2011. 

Sbarchi

Di fatto, i dati Frontex relativi al primo semestre 2021 hanno già registrato un trend in netto aumento dei flussi in partenza dalla  Tunisia - ma non solo - dopo il netto rallentamento del 2020 a causa delle restrizioni per la pandemia di Covid-19. L'Agenzia Ue della guardia di frontiera e costiera ha riscontrato una crescita degli arrivi illegali alle frontiere esterne dell'Ue del 59% rispetto allo scorso anno, con in tutto oltre 61 mila ingressi. Solo a giugno sono stati 11.150, segnando un aumento del 69% rispetto allo stesso periodo del  2020. Un'impennata degli arrivi di migranti attribuita alla ripresa delle attività dei trafficanti in  Tunisia - anche in Libia - lungo la rotta del Mediterraneo centrale, percorsa il mese scorso da 4.700 persone - il doppio rispetto allo stesso mese nel 2020 - in stragrande maggioranza cittadini originari della  Tunisia e del Bangladesh.

Rimpatrio

Secondo altri dati rilanciati dal sito dell'Associazione per gli Studi giuridici sull'immigrazione (Asgi), è da inizio 2020 che è cominciata la tendenza all'aumento degli sbarchi di cittadini tunisini: sono stati più di 12 mila durante lo scorso anno. Nel contempo, sottolinea Asgi, è anche aumentato e si è velocizzato il ritmo dei rimpatri di cittadini tunisini dall'Italia verso il Paese di origine. In tutto tra gennaio e dicembre 2020 in 1.564 sono stati rimpatriati, di cui 1.200 avvenuti dopo la visita a Tunisi, il 17 agosto 2020, dei ministri Luciana Lamorgese e Luigi Di Maio, accompagnati dai Commissari europei Ylva Johansson e Olive'r Varhelyi, per negoziare una nuova intesa. Poco dopo quella visita, era stato annunciato lo stanziamento di 11 milioni di euro a favore della  Tunisia per "rafforzare il controllo delle frontiere". E' cosi che da settembre 2020 ai due voli settimanali, già previsti, in partenza dall'Italia si sono aggiunti dieci voli al mese messi a disposizione dal governo tunisino. Dopo la visita di agosto 2020, in risposta ad una lettera dell'Asgi il governo italiano ha dichiarato che a Tunisi "non è stato sottoscritto alcun accordo bilaterale" e "sono ancora in corso le necessarie valutazioni in merito a possibili iniziative da finanziare". 

Accordi a rischio?

Lo scorso maggio la visita del ministro dell'Interno Lamorgese e dei rappresentanti Ue a Tunisi, durante la quale sono state tracciate le prime linee guida su rimpatri, smantellamento delle reti di trafficanti, in vista di un  accordo  strategico fra l'Unione europea e la Tunisia, che dovrebbe intervenire non prima di fine anno. Quella missione ha visto l'attivazione immediata - secondo quanto annunciato dalla titolare del Viminale - di una "linea diretta dedicata" con l'Italia per segnalare i "bersagli" ovvero i natanti che partono e dovrebbero venire intercettati e riportati indietro. Il governo italiano ha anche ribadito "il comune interesse dell'Italia e della Tunisia a smantellare il business criminale dei trafficanti di migranti". In cambio della collaborazione Roma dovrebbe sostenere finanziariamente la ripresa economica della Tunisia, "incentivando lo sviluppo delle realta' economiche, con l'obiettivo di dare speranza al futuro dei giovani tunisini" ha sottolineato Lamorgese. Ma l'attuale governo sarà in grado di rispettare gli accordi?

Il precedente

Nel 2011, contestualmente alla Rivoluzione dei Gelsomini e al conseguente afflusso a Lampedusa di 22 mila cittadini tunisini nei primi mesi dell'anno, l'allora ministro dell'Interno Roberto Maroni e il suo omologo tunisino Habib Hessib hanno siglato a Tunisi un nuovo accordo per gestire "l'emergenza immigrazione". La parte tunisina si impegnava a rafforzare il controllo delle coste e ad accettare il respingimento diretto da parte dell'Italia nei confronti dei migranti tunisini sbarcati in modo irregolare sulle coste italiane dopo il 5 aprile 2011. Tuttavia, il patto non conteneva alcuna indicazione sulle modalità di svolgimento dei rimpatri, stabilendo unicamente la necessità di accertare la nazionalita' del migrante prima del rimpatrio. 

L'allarme 

 "Guardiamo con preoccupazione a quanto sta accadendo in Tunisia in queste ore. L'Unione Europea non puo farsi trovare impreparata, deve intervenire subito per contribuire a trovare una soluzione per garantire stabilità' all'area. Fonti locali parlano di almeno 15.000 migranti pronti a partire: servono azioni rapide per prevenire l'esplosione di una nuova ondata di sbarchi sulle nostre coste. La  Tunisia è nel caos, e l'Italia e la Sicilia non possono ritrovarsi sulle proprie spalle le conseguenze di questa crisi", ha denunciato ' Annalisa Tardino, europarlamentare siciliana della Lega.

Il punto della crisi

Il presidente tunisino, Kais Saied, ha respinto l'accusa di aver attuato un colpo di Stato con la sospensione dell'attività parlamentare e il licenziamento di primo ministro, ministro della Giustizia, ministro della Difesa e presidente del Parlamento. "Coloro che sostengono che questa situazione abbia qualcosa a che vedere con un colpo di Stato dovrebbero rispolverare le loro lezioni di diritto", ha affermato Saied in un video pubblicato su Facebook in replica a Rached Ghannouchi, leader del partito islamista Ennahda. Quest'ultimo, rimosso dalla presidenza del Parlamento, ha accusato il presidente di aver commesso un golpe "contro la Costituzione e contro la rivoluzione".  Ricordando di essere un professore di diritto, Saied ha affermato di "sapere cosa sia un colpo di Stato", ovvero "qualcosa che va oltre la legittimita'". "Ho applicato la Costituzione, c'e' una legge nel Paese e la legge si applica a tutti", ha aggiunto, affermando di aver avvertito sia Ghannouchi che l'ex premier, Hichem Mechichi, prima di applicare l'articolo 80 e forzarli alle dimissioni.