Covid, il vaccino protegge da malattia e contagio: per quanto tempo e perché. Lo studio

Secondo gli scienziati Humanitas, la dose somminstrata via intramuscolare è in grado di indurre protezione a livello delle mucose, non solo anticorpi nel sangue

Milano, 20 aprile 2022 - Continua la lotta al Coronavirus e, di pari passo, gli studi sul virus. Strumento principale per prevenire e combattere la malattia sono i vaccini: ma come fanno, somministrati nel braccio per via intramuscolare, ad alzare un muro tra naso e bocca che sono le porte d'ingresso di Sars-CoV-2 nel nostro organismo? A questa domanda ha cercato di rispondere un gruppo di scienziati Humanitas, svelando nuove informazioni sulla risposta immunitaria attivata dal vaccino di Pfizer/BioNTech. Elementi che spiegherebbero appunto perché, almeno nei primi 3 mesi successivi all'iniezione, i vaccinati risultano protetti non solo dalla malattia grave e dal ricovero, ma anche dal contagio. Le scoperte sono pubblicate su 'Embo Molecular Medicine', firmate da un team coordinato da Maria Rescigno, a capo del Laboratorio di Immunologia delle mucose e microbiota di Humanitas e docente di Patologia generale di Humanitas University, e da Chiara Pozzi, biologa e ricercatrice Humanitas.

Lo studio

Gli studiosi hanno analizzato campioni di sangue e di saliva prelevati da un centinaio di persone vaccinate con Pfizer-BioNTech. Questa ricerca si inserisce in un progetto più vasto nel quale, dal 2020, più di 4000 professionisti degli ospedali Humanitas partecipano volontariamente a Covid Care Program: uno dei primi e più estesi studi epidemiologici e immunologici avviato in Humanitas per valutare la risposta immunitaria a Sars-CoV-2 e trovare risposte alle tante domande della pandemia.

“I vaccini sistemici di solito non proteggono anche le mucose. Siamo andati a vedere se e quali anticorpi presenti nel sangue si potessero trasferire nella saliva a seguito della vaccinazione  - ha spiegato la professoressa  Maria Rescigno, capo del Laboratorio di Immunologia delle mucose e microbiota di Humanitas e docente di Patologia Generale di Humanitas University -. Di solito sono le IgA, le immunoglobuline mucosali, che proteggono le barriere esposte all’ambiente esterno. Nella saliva, però, abbiamo rilevato le immunoglobuline G (IgG), ossia quelle sistemiche che, permeando la saliva, arrivano a dare una protezione anche a livello delle mucose. Tali immunoglobuline nel tempo si riducono: questo potrebbe giustificare perché il vaccino a mRNA è capace, in una certa misura, entro i 3 mesi dalla somministrazione, di proteggere dalle infezioni”.

“Il livello delle IgG specifiche per SaRS-CoV-2 nella saliva è correlato al loro livello nel sangue periferico: più una persona ha anticorpi nel sangue più ha chance che questi permeino la saliva – ha proseguito la dottoressa Chiara Pozzi, biologa e ricercatrice di Humanitas -. Dal momento che il vaccino induce una quantità di anticorpi molto elevata, troviamo le IgG anche nella saliva. Quando gli anticorpi si abbassano nel sangue periferico, si abbassano anche nelle mucose più esterne”.

Restava da capire perché le IgA, invece, sono presenti nella saliva in bassissimi livelli dopo la vaccinazione. “Le IgA specifiche per SarS-CoV-2 riscontrate nel plasma e in bassissimi livelli nella saliva sono prodotte classicamente nel sangue periferico (IgA1), e hanno la caratteristica di essere molto instabili se si ritrovano in presenza di proteasi batteriche, come quelle presenti nella saliva – ha consluso la professoressa Rescigno -. Rischiano dunque di venire degradate in quell’habitat dal microbiota salivare. Da qui possiamo presumere perché vediamo IgA nel sangue e non nelle mucose”.

Lo studio riconferma l’efficacia del vaccino che non solo protegge dalla malattia grave e dalla morte, ma è utile anche per dare una protezione a livello delle mucose prevenendo l’infezione. Questo effetto non è duraturo, perché gli anticorpi prodotti, una volta arrivati nella saliva, si disperdono facilmente. In futuro, potrebbe essere utile studiare un vaccino destinato proprio alla protezione delle mucose, da dove il virus entra nell’organismo.