Covid, come funziona il vaccino-cerotto di seconda generazione. Il ruolo dei linfociti T

Il PepGNP ha il potenziale per essere un vaccinio 'pan-coronavirus', efficace contro tutte le varianti e anche contro i virus correlati. Ecco perché

Vaccini di seconda generazione per la lotta al Covid

Vaccini di seconda generazione per la lotta al Covid

Un vaccino efficace non solo contro tutte le varianti del Covid-19 ma contro tutti i virus della stessa famiglia. Un vaccino pan-coronavirus, in grado di dare risposte a lungo termine rispetto alla protezione limitata nel tempo che offrono quelli attuali, focalizzati sulla proteina Spike e non sul virus nel suo complesso.

Linfociti invece che anticorpi

E' il PepGNP, il vaccino-cerotto di cui abbiamo dato notizia un paio di giorni fa, sviluppato in Inghilterra da Emergex Vaccines e in procinto di essere sperimentato in Svizzera, all'Unisanté di Losanna. Ma come funziona esattamente questo siero e perché ci troviamo di fronte a un vaccino di nuova generazione? A spiegare i dettagli è la stessa Emergex Vaccines, centro di ricerca medica inglese specializzato nella produzione di vaccini basati sui linfociti T invece che sugli anticorpi. I ricercatori britannici hanno selezionato componenti sintetici in grado di programmare le cellule immunitarie per distruggere le cellule produttrici di agenti patogeni. Questi vaccini modificano lo stato immunitario iniziale di chi lo riceve in modo da ‘preparare’ il suo sistema immunitario a riconoscere gli agenti infettivi successivi, proprio come farebbe un'infezione naturale, prevenendo così una manifestazione acuta o grave della malattia.

Oltre la proteina Spike

Un approccio che, con l'avvento del Covid-19, è diventato cruciale, in particolare dopo la comparsa della variante Omicron che ha ribadito la continua evoluzione dinamica della pandemia. La maggior parte dei vaccini anti Covid in uso e in sviluppo sono infatti progettati per suscitare risposte immunitarie mediate da anticorpi neutralizzanti contro la proteina Spike. Tuttavia, l'effetto di tali vaccini si indebolisce nel tempo e, anche se finora i vaccini 'tradizionali' hanno retto alle varianti, le mutazioni della proteina Spike a seguito dell'evoluzione virale in corso potrebbero portare a una versione del Covid in grado di sfuggire alle attuali protezioni.

Distruggere il virus dall'interno

Da qui l'esigenza di una 'barriera' di nuova generazione, come il PepGNP che si basa sui linfociti T CD4 e CD8, responsabili dell'immunità cellulare. Dall'esperienza con altre infezioni da coronavirus, come la Sars e la Mers, si ritiene che le risposte dei linfociti T offrano una protezione molto più duratura rispetto alle risposte anticorpali. Come previsto per un'infezione virale, i linfociti CD4 e CD8 sono importanti mediatori nella risposta dell'organismo all'infezione da Sars-CoV-2: i primi supportando la funzione delle cellule B e le risposte anticorpali, i secondi uccidendo le cellule infette. In particolare, i linfociti CD8 possono mirare a sequenze di proteine virali interne al virus (a differenza degli anticorpi che legano le proteine sulla superficie del virus), alcune delle quali sono geneticamente molto stabili. Ciò aumenta la possibilità di progettare vaccini contro bersagli meno inclini alla deriva antigenica o genetica rispetto alla proteine Spike e di incorporare bersagli di più proteine in un unico vaccino.

Immunità a lungo termine

​Con il potenziale per fornire un'immunità rapida, ampia e duratura, sfruttare la risposta immune dei linfociti T CD8 è dunque una strategia di vaccinazione che si presta alla progettazione di vaccini Covid-19 di prossima generazione, come quello sviluppato da Emergex Vaccines che prevede l'innesco di linfociti T che, potenziati a un fenotipo di memoria dopo la successiva infezione, faciliteranno una risposta immediata contro il virus. L’auspicio è che così facendo, si contenga la malattia e si ‘imiti’ il decorso naturale della risposta immunitaria, portando allo sviluppo dell'immunità a lungo termine. Inoltre, l'inclusione di epitopi di linfociti T dall'interno di regioni conservate del genoma virale, può ridurre l'impatto delle mutazioni sulla risposta immunitaria indotta dai vaccini, consentendo una potenziale protezione contro nuove varianti e virus correlati che condividono gli stessi epitopi conservati.

L'informazione di qualità del Giorno non si ferma mai, continua a leggere comodamente a casa il nostro quotidiano digitale