Obbligo vaccinale a lavoro: come e quando il Governo può imporlo. Lo spettro licenziamenti

Super green pass esteso a fabbriche e uffici? Ipotesi concreta se i dati del contagio non migliorano

Per ora viene considerato dal Governo Draghi come extrema ratio ma l'obbligo vaccinale sui luoghi di lavoro è un'ipotesi che sta diventando concreta nelle settimane della variante Omicron. Il nuovo decreto ha allargato la platea di lavoratori che sono tenuti per legge a immunizzarsi contro il Covid ma parliamo sempre di "nicchie" maggiormente esposte al contagio.

Il Super Green Pass

Anche per evitare contrapposizioni politiche laceranti, il Super Green Pass che sarà introdotto dal 6 dicembre al 15 gennaio e già in vigore in Friuli Venezia Giulia, non viene richiesto nei luoghi di lavoro e per salire sui mezzi pubblici: qui, a differenza di bar, ristoranti, palazzetti, teatri e stadi, qui resta sufficiente un tampone molecolare con esito negativo per farvi accesso con la certificazione verde. Ma le cose potrebbero cambiare con il 2022 e in questo caso rimarrebbero validi, ai fini del lasciapassare rafforzato, il certificato di avvenuta vaccinazione o guarigione da meno di sei mesi mentre il tampone non sarebbe più sufficiente. Una misura draconiana, traducibile nei fatti nel tanto discusso obbligo vaccinale, che Draghi vuole scongiurare perché estremamente divisivo. Tanto che  "oggi non e' un tema all'ordine del giorno", ha detto il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa. La sua introduzione tramite una nuova legge potrebbe spaccare la maggioranza. 

La risalita

D'altro canto, però, se indice Rt, incidenza e pressione sugli ospedali dovessero aumentare ancora, costringendo alla zona gialla altre regioni, il Governo potrebbe decidere di impugnare l'arma più affilata per spingere chi non lo ha ancora fatto a vaccinarsi. Parliamo di circa sei milioni di adulti. Il rischio per chi non lo facesse sarebbe quello di essere sospeso, allontanato e infine rimosso dal posto di lavoro. Licenziamento, dunque, come ultima istanza. Molto dipenderà dunque dall'andamento dalla curva dei contagi da qui a Natale. 

La terza dose

Se in Italia l'80% della popolazione ha già ricevuto due dosi, percentuale tra le più alte d'Europa, l'obiettivo per arrivare all'immunità di gregge è il 90%. Soglia irraggiungibile se l'esercito no vax, composto soprattutto da lavoratori 40 e 50enni, non vedrà ridotte le sue fila. Non solo, la certezza che le due dosi del vaccino diminuiscano sensibilmente l'effetto "protettivo" a sei mesi dalla seconda iniezione. Dato che ha rimescolato le carte, innescando la corsa alla terza puntura che adesso può essere eseguita a cinque mesi (non più sei) da quella precedente. Se il ritmo delle prenotazioni da qui a fine anno continuasse ad essere così sostenuto come negli ultimi giorni, allora si allontanerebbe lo spettro dell'obbligo vaccinale. Siamo dunque di fronte a un equilibrio fragile e continuamente ridefinito.

La legge

Su quali basi giuridiche può essere introdotto l'obbligo vaccinale a lavoro? La risposta arriva dall'articolo 279 del decreto legislstaivo 81/2008, modificato dall'articolo 129 del 106/09 che, in tema di prevenzione e controllo, recita così:

1. I lavoratori addetti alle attività per le quali la valutazione dei rischi ha evidenziato un rischio per la salute sono sottoposti alla sorveglianza sanitaria.

2. Il datore di lavoro, su conforme parere del medico competente, adotta misure protettive particolari per quei lavoratori per i quali, anche per motivi sanitari individuali, si richiedono misure speciali di protezione, fra le quali:

a) la messa a disposizione di vaccini efficaci per quei lavoratori che non sono già immuni all'agente biologico presente nella lavorazione, da somministrare a cura del medico competente;

b) l'allontanamento temporaneo del lavoratore secondo le procedure dell'articolo 42.