Covid, weekend di assembramenti. Galli: "Rischiamo nuova pesante ondata"

L'infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano ha commentato quanto avvenuto nel fine settimana: "Variante inglese, forse infetta oltre 1,5 metri"

Navigli a numero chiuso

Navigli a numero chiuso

Milano -  "E' evidente che le cose non stanno andando per niente bene e che certi comportamenti sono sciagurati. C'è l'illusione di avere alle spalle qualcosa che abbiamo ancora davanti, questo è l'elemento più tragico". Così Massimo Galli, infettivologo dell'ospedale Sacco e dell'università degli Studi di Milano, ha commentato gli assembramenti che - a dispetto di ogni raccomandazione anti-Covid - si sono visti nel weekend nel capoluogo lombardo e in altre città italiane. "Ci troviamo a dover fare i conti con queste nuove varianti" di Sars-CoV-2 "che avevamo già presenti nel nostro territorio e nostri ospedali, e che ci fanno prevedere che malati ne avremo molti di più e rischiamo di dover di nuovo fronteggiare un'ondata pesante di infezioni", ha aggiunto l'esperto. E ancora: "La variante inglese diventera' prevalente, se gia' non lo e'". "Una velocita' di trasmissione maggiore del 37 o del 40% - ha spiegato Galli - vuol dire che probabilmente il virus va anche piu' lontano del solito metro e mezzo e infetta piu' efficacemente bambini e ragazzi anche se per fortuna non sembra piu' capace di ammazzare". "Una concentrazione magari anche inferiore delle famose goccioline - ha aggiunto l'infettivologo - riesce ad arrivare qualche centimetro piu in la' e ad arrivare ugualmente ad infettare per la maggiore affinita' di questa variante per i nostri recettori cellulari. Sono ipotesi che hanno una loro logica e che ci spaventano in modo particolare".

Milano, rave party e darsena a numero chiuso

Dopo il rave party di sabato sera con rissa conclusiva, domenica è stato il momento delle soluzioni tampone, delle polemiche politiche e delle autodifese. Prefettura, Questura e Comune hanno provato a correre ai ripari. Il prefetto Renato Saccone e il questore Giuseppe Petronzi hanno convenuto, informando il sindaco Giuseppe Sala, sulla necessità di servizi rafforzati e anticipati con nuove modalità operative per contingentare la presenza in Darsena e garantire frutti rispettosi delle norme anti-assembramento. Obiettivo raggiunto solo in parte, perché ieri, attorno alle 15, l’ingresso in Darsena è stato bloccato per una quarantina di minuti visto che la gente all’interno del Porto e quella che voleva accedervi era già considerata troppa dalle forze dell’ordine. Davanti al varco di piazza XXVI Maggio si è creata una lunga coda per entrare in Darsena mentre migliaia di cittadini si sono riversati nelle altre vie della zona Navigli. La bella giornata non ha aiutato a limitare il numero di persone in giro. In altre aree centrali, da Piazza Duomo a via Dante, la folla non è mancata. Le polemiche politiche, intanto, sono iniziate fin da sabato sera, con Lega, FI e FdI a criticare l’assenza di forze dell’ordine e chiedere la testa della vicesindaco Anna Scavuzzo e del comandante dei “ghisa’’ Marco Ciacci.

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Sala ha scritto un post su Facebook per rispondere alle critiche: "Ieri sera (sabato, ndr ) intorno ai Navigli e alla Darsena c’erano migliaia e migliaia di persone. Le forze dell’ordine, tra quelle coordinate dalla Questura e quelle del Comune, erano pari a circa 200 unità. E, che piaccia o no, di più non si poteva metterne, perché la città è grande e va gestita nella sua interezza. Questa è la realtà". A chi suggeriva di chiudere la Darsena già sabato pomeriggio, il sindaco ha replicato così: "Ma secondo voi, chi stava in giro sarebbe stato a casa o sarebbe andato da qualche altra parte? Avete idea di quanti luoghi cittadini raccolgono la sera persone che si aggregano?". Sala, infine, ha richiamato tutti alle proprie responsabilità: "Con questa terribile pandemia se non si rispettano le regole poi si paga pegno. Così probabilmente sarà e purtroppo le conseguenze ricadranno su tutta la comunità". Il presidente del Codacons Marco Donzelli ha annunciato un esposto alla Procura sul rave party in Darsena "per concorso in epidemia colposa ". Le indagini, intanto, indicano che a organizzare il rave sono stati i centri sociali.