Covid, i no vax rischiano 16 volte di più di morire rispetto a chi ha fatto la terza dose

Il report aggiornato dell'Iss rivela anche che nella popolazione in età scolare la metà dei contagi è tra i 6 e gli 11 anni

Migration

Cresce ancora l'incidenza settimanale dei nuovi casi nel nostro Paese, mentre l'Rt (l'indice di trasmissibilità) cala lievemente. Nella popolazione in età scolare oltre la metà dei contagi avviene nella fascia 6-11 anni, che finora non ha potuto accedere alla vaccinazione. Infine, resta molto alto il rischio di finire in ospedale o in Terapia intensiva per chi non si è vaccinato, rispetto a chi ha fatto due o - meglio -tre dosi. E' questo, in estrema sintesi, il riassunto dell'andamento della pandemia nel nostro Paese nelle ultime due settimane, così come spiegato in modo molto preciso dal Report esteso di sorveglianza aggiornato a mezzogiorno del 7 dicembre e pubblicato dall'Istituto superiore di sanità. 

Vediamo nel dettaglio cosa sta succedendo in Italia. 

Incidenza, Rt ed età media

Casi settimanali di Covid diagnosticati in Italia (aggiornati al 6 dicembre)
Casi settimanali di Covid diagnosticati in Italia (aggiornati al 6 dicembre)

In forte aumento l’incidenza settimanale a livello nazionale: 162 casi per 100.000 abitanti rispetto a 140 casi per 100.000 abitanti della settimana precedente. Leggermente in diminuzione rispetto alla settimana precedente l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici pari a 1,18 (range: 1,06-1,24) e sopra la soglia epidemica (la scorsa settimana era 1,20). In diminuzione ma ancora sopra la soglia epidemica l’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero, Rt=1,07. 

Il Friuli-Venezia Giulia, la Provincia Autonoma di Bolzano, la Valle d’Aosta e il Veneto registrano un’incidenza a 14 giorni superiore ai 500 casi per 100.000 abitanti, i valori più alti attualmente registrati in Italia.

Per quanto riguarda l'età dei contagiati, l’incidenza cresce in tutte le fasce di età, ma in particolare nella popolazione 0-19 anni caratterizzata da una maggiore variazione dell’incidenza a 14 giorni. Stabile l’età mediana dei soggetti che hanno contratto l’infezione da virus SARS-CoV-2 negli ultimi 14 giorni (41 anni). Nella popolazione in età scolare si osserva un forte aumento dell’incidenza nella fascia di età 6-11, dove si osserva all’incirca il 50% dei casi diagnosticati nella popolazione 0-19.  

Lombardia, vaccino ai bambini: si può prenotare da domani 12 dicembre. Come si fa

Il virus tra i più piccoli

Dall’inizio dell’epidemia a mezzogiorno del 7 dicembre, nella popolazione 0-19 anni sono stati riportati 875.005 casi confermati di cui 34 deceduti. Nel periodo 22 novembre - 5 dicembre, in questa popolazione sono stati segnalati 48.503 nuovi casi, di cui 167 ospedalizzati e 2 ricoverati in terapia intensiva. Per quanto riguarda l'incidenza per 100.000 abitanti nella popolazione in età scolare, suddivisa in due fasce di età (meno di 12 e 12-19) confrontata con la popolazione di età uguale o maggiore di 20 anni, nell’ultima settimana si osserva un aumento dell’incidenza in tutte le fasce d’età; in particolare nella popolazione di età inferiore ai 12 anni,  finora non vaccinabile e che mostra un’incidenza più elevata rispetto alle altre fasce d’età.

E ancora, nelle ultime settimane c'è stato un aumento del tasso di ospedalizzazione nei bambini con meno di 3 anni (poco sopra i 2 ricoveri per 100.000 abitanti), mentre nelle altre fasce di età risulta stabile. Nell’ultima settimana, si conferma l’andamento osservato nella precedente settimana, con il 27% dei casi totali diagnosticati nella popolazione di età scolare (meno di 20 anni). Il 51% dei casi in età scolare è stato diagnosticato nella fascia d’età 6-11 anni, il 33% nella fascia 12-19 anni e solo il 10% e il 6% sono stati diagnosticati, rispettivamente tra i 3 e i 5 anni e sotto i 3 anni.  

Chi finisce in ospedale (o muore)?

Secondo i dati riportati dall'Iss, mettendo a confronto il tasso di incidenza su 100mila persone, nel periodo tra il 22 ottobre e il 21 novembre nella fascia 60-79 anni i non vaccinati in Terapia intensiva sono stati 28,7 su centomila; i vaccinati da più di cinque mesi sono stati 2,9; i vaccinati da meno di cinque mesi sono stati 1,6; i vaccinati con booster 2,3. In non vaccinati di questa fascia d'età hanno rischiano quasi dieci volte (9,9) in più di finire in Terapia intensiva rispetto ai vaccinati da più di 5 mesi. 

Eloquenti i numeri anche nella fascia d'età 40-59 anni: i non vaccinati in Terapia intensiva sono stati 6,8 su centomila; i vaccinati da più di cinque mesi sono stati 0,7; i vaccinati da meno di cinque mesi sono stati 1,1; i vaccinati con booster 0,6. In non vaccinati di questa fascia d'età hanno rischiano quasi dieci volte (9,7) in più di finire in Terapia intensiva rispetto ai vaccinati da più di 5 mesi. 

E ancora, facendo una media per tutte le classi d'età (dai 12 anni in su) per i non vaccinati il rischio di morire - rispetto ai vaccinati con dose booster - è di 16 volte più alto. 

Effetto della vaccinazione sulla variante Delta

Per la fase epidemica con circolazione della variante delta (B.1.617.2), le stime dell’efficacia vaccinale nel prevenire casi di Covid, l’efficacia complessiva della vaccinazione completa nel prevenire l’infezione nel periodo con circolazione dominante della variante delta è pari al 65,1%, vale a dire che in questa fase si osserva una riduzione del rischio per i vaccinati, rispetto ai non vaccinati, pari a circa il 65%. Siccome le stime riportate sono basate su un modello statistico, ciascuna stima ha un livello di incertezza espresso dall’intervallo di confidenza, il quale indica che verosimilmente (con il 95% di probabilità) il valore reale dell’efficacia è compreso tra 64,9% e 65,2%. Si osserva invece che l’efficacia del vaccino nel prevenire i ricoveri (88,7%), i ricoveri in terapia intensiva (93,5%) e i decessi (89,2%) rimane elevata.

Ma la terza dose serve? La risposta è sì

Il report analizza anche l'andamento dell'efficacia dei vaccini nel prevenire il contagio, l'ospedalizzazione, il decesso. Dopo 5 mesi dal completamento del ciclo vaccinale, si osserva una forte diminuzione dell’efficacia vaccinale nel prevenire le diagnosi in corrispondenza di tutte le fasce di età. In generale, su tutta la popolazione, l’efficacia vaccinale passa dal 74,3% nei vaccinati con ciclo completo entro cinque mesi, al 39,6% nei vaccinati con ciclo completo da oltre cinque mesi. L’efficacia, però, risale nei soggetti vaccinati con la dose aggiuntiva/booster a livelli simili a quelli osservati nei soggetti che hanno completato il ciclo entro cinque mesi (76,7%). Nel caso di malattia severa, la differenza fra vaccinati con ciclo completo da oltre cinque mesi rispetto ai vaccinati da meno di cinque mesi risulta minore. Si osserva, infatti, una decrescita dell’efficacia vaccinale di circa nove punti percentuali, in quanto l’efficacia per i vaccinati con ciclo completo da meno di 5 i mesi è pari al 92,6%, mentre risulta pari all’83,7% per i vaccinati con ciclo completo da oltre 5 i mesi, rispetto ai non vaccinati. Come nel caso delle diagnosi, l’efficacia risale nei soggetti vaccinati con dose aggiuntiva/booster a un livello (93,3%) leggermente più alto di quella osservata nei vaccinati con ciclo completo entro cinque mesi.