Covid, quante e quali sono le varianti Omicron. E la più pericolosa?

La mutazione isolata a novembre in Sudafrica e poi evoluta in sottovarianti provoca infezioni meno gravi, ma è estremamente contagiosa

Covid, analisi in laboratorio

Covid, analisi in laboratorio

Covid, dal ceppo originario di Wuhan alle varianti che durante la pandemia hanno cambiato il comportamento del virus modificando la gravità della malattia e la capacità di diffusione. Oggi per l'Ecdc, cioè il centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, restano nell'elenco delle cosiddette 'varianti di preoccupazione' (variant of concern), la Delta, individuata per la prima volta in India nel dicembre del 2020, la Alfa (identificata inizialmente nel Regno Unito), la Beta (Sudafrica), la Gamma (con origine in Brasile) e la Omicron, isolata per la prima volta in campioni raccolti a novembre 2021 in Botswana e in Sudafrica. Secondo le ultime indagini dell'Istituto superiore di sanità, in Italia (così come in Europa) è Omicron la variante prevalente, con la sottovariante Omicron 2 predominante (86,6%). Perché Omicron è stata dichiarata preoccupante? La decisione è dovuta alla presenza nella variante di diverse mutazioni che hanno un impatto sul comportamento del virus. I virus, in particolare quelli a RNA come i coronavirus, evolvono costantemente attraverso mutazioni del loro genoma. Maggiore è la circolazione del virus, maggiore è il rischio di una mutazione. Mutazioni del virus SARS-CoV-2 sono state osservate in tutto il mondo fin dall’inizio della pandemia, ma se la maggior parte delle mutazioni non ha un impatto significativo, qualcuna può dare al virus alcune caratteristiche come ad esempio un vantaggio selettivo rispetto alle altre attraverso una maggiore trasmissibilità, una maggiore patogenicità con forme più severe di malattia o la possibilità di aggirare l’immunità precedentemente acquisita da un individuo per infezione naturale o per vaccinazione. Quante sono le varianti Omicron? Tecnicamente sono le varianti BA.1, BA.2, BA.3, BA.5 e BA.5. Omicron ha più di 30 mutazioni genetiche rispetto al virus originale (il ceppo Wuhan). La sottovariante Omicron 2 (tecnicamente BA.2) è la forma attualmente dominante e condivide molte somiglianze genetiche con la sottovariante BA.1 (che ha alimentato una recrudescenza globale delle infezioni nei mesi passati, anche se ora in Italia ha una diffusione scesa all'11,8%), ma è il 30% più contagiosa. La variante BA.3, invece, è assolutamente marginale con una diffusione dello 0,2%. Ora in Italia è comparsa anche la variante Omicron 4 (BA.4) e l'Organizzazione mondiale della sanità sta monitorando anche la diffusione della BA.5, sequenziata per ora in Sudafrica. Che differenza c'è tra le diverse varianti? Le mutazioni riguardano soprattutto la proteina Spike, cioè la proteina che il virus utilizza per attaccare le cellule. Mutando, il virus cerca di aggirare le protezioni che l'organismo umano ottiene grazie alla vaccinazione o all'immunità acquisita con la malattia. E lo fa cercando appunto mutazioni sulla proteina Spike per potersi 'agganciare' alla cellula. Omicron è più pericolosa? Omicron ha accelerato la diffusione del virus, ma fortunatamente non ha aumentata la capacità di indurre la malattia. C'è una parziale fuga immunitaria rispetto alla protezione indotta dal vaccino (oggi i 'sieri' sono basati sul ceppo originario di Wuhan, quindi su quello non mutato) o da un'infezione, ma è la prima variante collegata a forme di Covid meno gravi, replicandosi velocemente nei bronchi e meno nel tessuto polmonare profondo.