Covid, chi muore di più? L'identikit delle vittime nell'era Delta-Omicron

L'analisi dell'epidemiologo Carlo La Vecchia: i no vax pagano il prezzo più alto. Ma perdono la vita anche tanti pazienti vaccinati con due dosi da oltre 3 mesi

Milano, 8 gennaio 2022 - Vittime del Covid in Italia e nel mondo: l'allarme è sempre più rosso. Nel nostro Paese il tragico bilancio si attesta intorno ai 200 morti giornalieri, come non succedeva ormai da mesi. Ma chi sono le vittime del Sars-CoV-2 oggi, nell'era dei vaccini e delle varianti Delta e Omicron? A pagare il prezzo più alto sono non vaccinati e no vax: una quota minoritaria della popolazione, pari al 10%, che pesa per circa il 35-40% dei decessi nelle fasce d'età sopra i 60 anni, il bacino in cui il numero di vite perse è più alto. Ma, in valore assoluto, il grosso delle vittime appare essere rappresentato da persone vaccinate con due dosi da più di 3 mesi.

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L'identikit dei deceduti

Prova a tracciare un quadro Carlo La Vecchia, epidemiologo dell'università Statale di Milano, analizzando per l'Adnkronos Salute i dati disponibili riguardo alla voce più dolorosa del bilancio della pandemia. "L'ultimo report dell'Istituto superiore di Sanità sui morti Covid è del 28 dicembre, e gli ultimi dati disponibili sono del 20 dicembre, quindi una fase pre Omicron - puntualizza l'esperto - Questi dati ci dicono che, se guardiamo ai decessi al 20 dicembre, nella fascia dei 60-79enni, che sono quelli che muoiono di più per il coronavirus, circa il 30-35% dei pazienti che non ce l'hanno fatta erano non vaccinati e circa il 60% dei pazienti erano vaccinati con sole due dosi da oltre 3 mesi. Molto pochi, meno del 10%, erano o vaccinati da meno di 3 mesi o con tre dosi. I non vaccinati rappresentano poi circa il 40% dei morti over 80".

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I vaccinati con due dosi da più di 3 mesi

"Sebbene ci sia questo paradosso, più vittime vaccinate, in realtà muoiono di più i non vaccinati - prosegue La Vecchia - perché sono il 10% e fanno insieme circa il 40% dei decessi. L'altro problema è la massa di vaccinati con due dosi da più di 3 mesi che è ormai la maggioranza dei morti". Fra i più giovani, invece il quadro cambia drasticamente, "ma in termini numerici il peso di queste morti è minimo rispetto al dato più problematico che è quello degli over 60. Anche se la morte di un giovane ha un peso sociale maggiore. Comunque nella fascia 40-59 anni - che rappresenta il 10% dei morti - i decessi sono sostanzialmente quelli di pazienti non vaccinati, nell'80% circa dei casi".

Booster fondamentale

La conclusione, dice Carlo La Vecchia, è dunque che "se uno è giovane per morire di Covid deve non essere vaccinato, se invece si hanno più di 60 anni può morire anche chi ha fatto due dosi di vaccino, molto meno chi ne ha fatte tre. Quindi bisogna sbrigarsi a fare il booster". Ma questo, avverte, "è un quadro pre-Omicron. I vaccini sulla malattia clinica da Omicron sembrano funzionare meno. E non sappiamo finora molto di questo mutante. Abbiamo visto che l'impatto dei vaccini sui contagi Omicron è non soddisfacente, la speranza è che la terza dose protegga anche da malattia Omicron grave".

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Il calcolo dei decessi

Quanto alle modalità di calcolo dei morti Covid e all'obiezione spesso avanzata da qualcuno, e cioè che stiamo contando fra i decessi anche persone che in realtà sarebbero morte di altre patologie concomitanti e terminali, La Vecchia non trova riscontro di una simile prospettiva. "Noi abbiamo valutato anche l'eccesso di mortalità totale, dopo la prima ondata della primavera 2020 quando questo aspetto non si registrava, e quello che emerge è che più o meno dall'autunno scorso il numero dei morti Covid corrisponde al dato dell'eccesso di mortalità totale: quindi in questo numero ci sono sostanzialmente persone che muoiono per Covid o per qualcosa che è associato al Covid. In altre parole, i morti Covid corrispondono alle morti in eccesso".