Covid, medici di famiglia: "30% pazienti con sintomi. Rifiutano tampone per non isolarsi"

Allarme del segretario nazionale Fimmg: diffusione virus facilitata da mancata registrazione positività e ricorso a test fai da te

"Ormai ogni giorno, negli studi dei medici di famiglia, si discute con pazienti che hanno sintomi riconducibili al Covid, che chiedono terapie, ma si rifiutano di fare il tampone in farmacia, da noi o in strutture pubbliche per non dovere essere costretti all'isolamento in caso di positività". E' l'allarme lanciato dal segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg), Silvestro Scotti, che calcola: "Questo atteggiamento riguarda il 30% delle persone che hanno sintomatologia sospetta".

L'allarme dei medici di famiglia arriva nel giorno in cui il monitoraggio settimanale della Fondazione Gimbe registra unimpennata record di contagi Covid (+58,9%), e l'aumento dei ricoveri ordinari (+14,4%) e delle terapie intensive (+12,6%). In calo solo i decessi (-19%). Solo oggi in Italia il bollettino Covid ha fatto registrare 56.166 nuovi positivi in 24 ore e 75 morti, solo in Lombardia i contagi sono 8.507 casi e 15 i decessi.

Secondo Scotti per l''ondata estiva' di infezioni da Sars-CoV-2 molta responsabilità hanno i tamponi fai da te che "hanno banalizzato il testing".  "Le persone che fanno i tamponi a casa - spiega Scotti - se non hanno un lavoro dipendente o hanno scarse tutele, in presenza di pochi sintomi controllabili con i farmaci, in molti casi non denunciano la malattia per non doversi isolare. E questo ovviamente fa 'correre' il virus, in particolare con la contagiosità delle varianti Omicron". 

A preoccupare è soprattutto la nuova variante Omicron BA5 che, fino alla scorsa settimana, era considerata come responsabile di un quarto dei casi di positività. Oggi potrebbe già aver superato il 50%. E, come ha spiegato il presidente dell’Aifa Giorgio Palù, è "molto diversa dalle precedenti, è più immunoevasiva e può sfuggire anche alla quarta dose"