I Navigli di Milano, nel riquadro la mappa dei casi in Lombardia
Milano - Nella giornata della svolta cromatica all’arancione forte, la Lombardia fa i conti con le varianti che fanno crescere i contagi fra i giovani. Da qui la scelta di chiudere tutte le scuole tranne i nidi e di fermare le visite a parenti e amici. Tutti a casa. E a segnare la svolta non è solo il costante aumento dei casi: oltre 5mila nuovi positivi, di cui 1.200 a Milano e 1.100 a Brescia. Ma più che i contagi a spaventare è la situazione degli ospedali, ormai sotto stress non solo nel Bresciano. I ricoverati nelle terapie intensive, ad esempio, sono a quota 532, a livello del 30 ottobre scorso, quando la seconda ondata non si era ancora sviluppata totalmente. Il picco fu raggiunto un mese dopo, per tornare al livello di 500 ricoverati soltanto dopo altri 30 giorni, nel periodo natalizio.
La traiettoria che ci attende potrebbe essere simile. I 4.700 ricoverati nei reparti ordinari, ancora una volta, ricordano i livelli del 20 ottobre. Al 20 novembre erano quasi il doppio, poi, ancora, un calo fino ai 4.500 della vigilia di Natale. Stessa dinamica e stessi tempi. Anche per i decessi, il trend di questi giorni è simile a quello di fine ottobre. Dati che segnalano come la situazione sia rischiosa. A motivare invece la scelta, fra mille contrasti e difficoltà, di fermare la didattica in presenza c’è un dato. In Lombardia i casi Covid fra gli under 18 sono cresciuti, specie nelle ultime settimane. Il totale, fin qui, è di 57.402, contro i 52.260 fra chi è nel decennio fra i 65 e i 74 anni. Un tempo la proporzione era invertita. Ancor più evidente la situazione a Milano, dove fra gli zero e i 24 anni di età si contano 32mila positivi da inizio pandemia, contro i 16mila fra i 65 e i 74 anni.