Covid hotel, dal servizio al danno: "Da noi nessuno vuole prenotare"

Marcucci, ceo del gruppo Bes: "Il nostro 4 stelle a Cologno al Serio messo a disposizione anche gratis. Lo rifaremmo, ma perse convenzioni"

Gianluca Marcucci, ceo del gruppo Bes davanti all’hotel di Cologno al Serio

Gianluca Marcucci, ceo del gruppo Bes davanti all’hotel di Cologno al Serio

La disponibilità a convertirsi in Covid hotel, durante la seconda ondata, è diventata la loro "lettera scarlatta". Lo raccontano alcuni albergatori lombardi. Sulla carta, l’idea di mettere a disposizione posti letto per pazienti Covid positivi – dimessi o asintomantici impossibilitati, per i più svariati motivi, a restare nella propria residenza per il periodo di isolamento – sarebbe dovuta essere un’opportunità per sfruttare le strutture rimaste vuote per la paralisi di turismo e fiere. L’esperienza però si è rivelata un boomerang.

«Ho perso decine di convenzioni con società clienti da anni. All’inizio non capivo. Poi a furia di chiedere ho compreso che siamo stati bollati come il "lazzaretto" nel mondo della ricettività bergamasca, nonostante siamo i luoghi più sicuri per il rispetto ultra-rigoroso dei protocolli. Per convinzioni irrazionali abbiamo subito un danno di immagine devastante" sottolinea Gianluca Marcucci, ceo del gruppo Bes che ha messo a disposizione l’hotel Antico Borgo La Muratella, 4 stelle di Cologno al Serio, già a marzo: "La bergamasca allora era l’epicentro dell’epidemia mondiale. Lo abbiamo fatto gratuitamente. Poi abbiamo dato disponibilità anche per l’hotel Bes di Mozzo".

Dal 3 novembre la struttura di Cologno, con 64 posti, è diventata di nuovo operativa accogliendo in totale una sessantina di pazienti. "Dal 24 dicembre al 15 gennaio le presenze oscillavano fra 1 e 3 al giorno. Il rimborso (85 euro al giorno per ciascun ospite) non è bastato a ricoprire i costi di gestione. Dei soldi persi non mi lamento. È il danno reputazionale che trovo inaccettabile". Adesso la struttura di Cologno sta ospitando 52 indiani in isolamento atterrati di recente. Il rimborso, però, è "maggiore". La mappa dei Covid hotel attorno alla metà di novembre contava 44 strutture in Lombardia, molte operative, altre solo "candidate" in attesa del via libera.

Il Jet Hotel, 4 stelle di Gallarate (Varese) da novembre a febbraio ha offerto le sue 40 camere per le quarantene. Ma il bilancio della titolare, Rosanna Zaffaroni, non è positivo: "Qualche nostro cliente storico ha deciso di non tornare più. Abbiamo ospitato in totale una trentina di pazienti, troppo pochi per ricoprire i costi, fra sanificazioni e lavaggi "speciali" per la biancheria". Il Jet ospita ora 47 indiani in quarantena.

Da Milano città arrivano testimonianze diverse. L’hotel Astoria ha spalancato le porte ai malati Covid dal primo novembre al 31 dicembre: "Abbiamo messo a disposizione 69 stanze, tutte occupate. Gli ospiti, molte madri coi bambini, si sono comportati benissimo. L’esperienza è stata positiva a livello umano e professionale" assicura Camilla Doni, titolare del tre stelle in zona San Siro. "La sindrome lazzaretto? Non sono testo autorevole non avendo ancora riaperto per l’assenza di clientela business". Dal 16 novembre fino al 6 gennaio la rete milanese di alberghi Covid aveva incluso anche il Baviera Mokinba, rimasto sempre aperto: "Le nostre 50 stanze sono sempre state occupate da pazienti di ogni ceto. Nessun danno di immagine, i clienti abituali si sono complimentati per il gesto. Sono coprifuoco e restrizioni il vero problema per il turismo" dice Fabrizio Della Corte, direttore del 4 stelle in Porta Venezia.