Covid Gran Bretagna, impennata contagi: il 91% dei casi da variante Delta

Il sorpasso a maggio: la variante, vista per la prima volta in India, è diventata dominante e ha superato quella che era stata la protagonista dell'ultima ondata

Covid a Londra

Covid a Londra

Londra -  Circa il 91% dei nuovi casi Covid osservati nel Regno Unito è da variante Delta di Sars-CoV-2. E' il dato riferito - secondo quanto riporta la stampa d'Oltremanica, dal ministro della sanità britannico Matt Hancock, che oggi ha risposto per diverse ore alle domande di una commissione parlamentare, sul tema della gestione della pandemia nel Paese.  Il sorpasso è avvenuto a maggio: la variante Delta, vista per la prima volta in India, è diventata dominante e ha superato quella che era stata la protagonista dell'ultima intensa ondata di Covid-19 in suolo britannico, la variante Alfa, identificata originariamente nel Kent

Secondo uno studio epidemiologico, citato dal 'Financial Times', i casi di Covid-19 nel Regno Unito sono più che raddoppiati nell'ultima settimana. Tim Spector, King's College di Londra, autore principale dello studio, attribuisce la crescita delle infezioni all'aumento dei contatti sociali e alla variante Delta altamente trasmissibile, ora appunto ceppo dominante nel Regno Unito. L'esperto evidenzia che Covid-19 è diventato "un'epidemia tra le popolazioni non vaccinate e parzialmente vaccinate", aggiungendo che le persone completamente vaccinate hanno "una protezione molto maggiore".

Ieri erano 7.540 i nuovi casi di Covid-19 registrati in Gran Bretagna, il numero più elevato dallo scorso febbraio, con 6 decessi. "La situazione che osserviamo nel Regno Unito", con una risalita dei contagi Covid legata alla variante Delta (l'indiana) del coronavirus pandemico, "si potrebbe presentare dappertutto - sia con questo sia con nuovi mutanti - perché come abbiamo visto non ci sono confini: il virus e le sue varianti vanno in giro per il mondo" ha detto all'Adnkronos Salute Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell'ospedale Sacco di Milano. La cosa importante, precisa, è che grazie al vaccino non tornino a crescere ricoveri e morti.  "Se aumentano i contagi in una popolazione che è stata vaccinata in forma molto massiccia", pur se in maggioranza con una prima dose di vaccino e non ancora con due, "e non ci sono aumenti significativi dei decessi e dei ricoveri in terapia intensiva - ha osservato Gismondo - la situazione non deve preoccupare. Sappiamo che gli attuali vaccini coprono dalla malattia severa, dal decesso - ricorda - ma non totalmente dal contagio". 

"La morale di quel che sta accadendo in Gb", dove si registra una risalita nel numero di infezioni Covid giornaliere, pur restando bassi i numeri dei decessi al momento, "è che una dose di vaccino non basta: ce ne vogliono due, il ciclo completo, per avere il massimo di protezione" ha detto Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell'ospedale San Raffaele di Milano e docente all'università Vita-Salute.  "La maggioranza dei soggetti infettati sono persone che hanno ricevuto solo la prima dose. C'è qualche contagiato anche con 2 dosi, ma pochi - ha evidenziato Clementi - Ricordiamo che l'Inghilterra aveva fatto una bandiera della scelta di vaccinare tanto con una dose. I britannici hanno detto ripetutamente di aver vinto la prima battaglia contro Covid e fermato il virus riuscendo a vaccinare rapidamente decine di milioni di persone con una prima dose. Adesso si è visto che, quando arriva una variante di Sars-CoV-2 più problematica" dal punto di vista della maggiore trasmissibilità, "come quella Delta" arrivata dall'India, "avere un'immunità più bassa, conferita da una sola dose, non è sufficiente. E in Gb hanno ancora un buon numero di persone vaccinate con una dose, anche se stanno continuando la campagna d'immunizzazione anche loro in maniera estensiva e massiccia".