Guerra in Ucraina, la vita nei rifugi: rischio focolai Covid

Numerose persone si trovano a trascorrere le loro giornate ammassate in luoghi non areati per ripararsi dalle bombe

Milano, 2 marzo 2022 - Prosegue il calo di casi di Covid-19 in Italia, con una diminuzione dei nuovi contagi pari al 20% circa a settimana. Ma se nel nostro Paese la situazione continua a evidenziare segnali di miglioramento, preoccupa ora il quadro internazionale con la guerra in Ucraina che potrebbe innescare nuovi focolai epidemici.

Covid, bollettino Italia e Lombardia del 2 marzo

Filippo Anelli, presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri, ha infatti espresso preoccupazione parlando all'Adnkronos Salute: "La pandemia" di Covid-19 "non è scomparsa nonostante la guerra. Ed è uno dei problemi che in questo conflitto in Ucraina desta preoccupazione su diversi fronti. A partire dal fatto che la necessità di utilizzare rifugi contro le bombe mette nelle condizioni le persone, per proteggere la propria vita, di stare ammassati in luoghi non aerati, con il rischio che possano esplodere focolai di Sars-CoV-2".  C'è poi la questione della campagna vaccinale nel Paese dell'Est, che "passa in secondo piano. Per quanto riguarda i profughi - ha sottolineato Anelli - è necessario organizzarsi per garantire loro di poter avere tutti gli strumenti di tutela contro il Covid, compreso il vaccino".

Ma non è solo il virus a fare paura. "In questo momento in Ucraina c'è bisogno di medici che sappiano gestire le ferite da arma di fuoco, specialisti in medicina di guerra. C'è necessità di chirurghi e ortopedici, meno di infettivologi ma comunque alcuni colleghi hanno espresso la volontà di andare a dare una mano. Ma credo che oggi l'aiuto più grande si può dare nei paesi dove gli ucraini arrivano come rifugiati. Magari pensando ad una task force europea con colleghi di diversi Paesi", ha detto Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova.

"Il Sistema sanitario ucraino è come quello italiano di quaranta anni fa, molto indietro - ha ricordato l'esperto - C'è quindi un problema sanitario, si è vaccinato contro il Covid solo il 33% della popolazione e questo richiede una organizzazione a livello europeo per dare assistenza ai rifugiati e permettergli un accesso ai vaccini, agli adulti e ai bambini. In Ucraina ci sono alcuni focolai di poliomielite e per questo ci vuole un ragionamento complessivo sulle malattie infettive. Non sottovalutiamole visto in Occidente stiamo uscendo piano piano dall'emergenza Covid".