SONDAGGIO / "Alta percentuale infetti tra 14 e 19 anni". Giusto continuare con la Dad?

L'esito di una recente indagine comunicato dal governatore Fontana riaccende il dibattito sulla didattica a distanza

Uno studente segue le lezioni di scuola con la Dad (Ansa)

Uno studente segue le lezioni di scuola con la Dad (Ansa)

Milano, 11 gennaio 2021 - Oggi le scuole superiori avrebbero dovuto riaprire al 50% in tutte le regioni: e invece ripartiranno in presenza solo in Toscana, Abruzzo e Valle d'Aosta (in Trentino-Alto Adige si è ripartiti già il 7 gennaio), mentre nel resto d'Italia restano chiuse anche fino a fine mese. A ripartire sono invece le mobilitazioni di studenti e genitori che chiedono la fine della didattica a distanza. "Non si può tenere aperto tutto, mentre la scuola resta sempre chiusa, da ormai un anno", sostiene il comitato "Priorità alla Scuola".

Azzolina: la dad non può più funzionare

Il ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina, che si è sempre battuta per la ripresa delle lezioni in presenza, intervenendo stamani su Rai Radio 1 ha detto: "Sappiamo tutti che il rischio 'zero' non esiste, a scuola come in nessun altro ambito. Ma all'interno delle scuole il rischio è molto basso, ci sono tanti studi italiani ed europei che ce lo confermano. Il governo ha lavorato molto e bene sono stati messi in campo i prefetti con i quali sono stati definiti piani territoriali, provincia per provincia, per orari e trasporti: le scuole sono pronte per ripartire, ma sono le Regioni ad avere la possibilità di riaprirle o meno. Io chiedo a tutti di trattare la scuola non in maniera diversa rispetto a come vengono trattate le attività produttive. Le scuole non producono incassi, ma i costi sono lo stesso altissimi: il messaggio deturpante per cui nelle regioni 'gialle' oggi è tutto aperto fuorché le scuole lascia profonde cicatrici". Per la ministra "E' difficile per gli studenti comprendere perché non rientrano a scuola, capisco bene le loro frustrazione: la scuola è un diritto costituzionale se a me avessero tolto la scuola non sarei probabilmente qui. I ragazzi hanno bisogno di sfogare la loro socialità. Sono molto preoccupata, oggi la dad non può più funzionare, c'è un black out della socialità, i ragazzi sono arrabbiati, disorientati e sono preoccupata per il deflagrare della dispersione scolastica. Io ho voluto la dad a marzo scorso, quando non c'era nulla, ma può funzionare per qualche settimana e oggi è evidente che non può più funzionare" 

Fontana: chiusura scuole è la questione più grave a livello sociale

In merito all'allungamento dei tempi della Didattica a distanza, che oggi porta nuovamente in piazza gli studenti per due manifestazioni di protesta, Fontana ha precisato: le scuole chiuse sono "la questione più grave dal punto di vista sociale. Abbiamo fatto tutto quanto ci è stato richiesto dal governo, anche per quanto riguarda i trasporti. Avevamo fatto un progetto assolutamente preciso e ben fatto. Siamo tutti consapevoli dell'importanza delle lezioni in presenza. L'improvviso peggioramento dei numeri ci ha però costretto a cambiare opinione sulla riapertura. Ci dispiace, è un lavoro anche abbiamo buttato via anche noi". Tutti quanti noi siamo convinti della necessità che la scuola si svolga in presenza, ma non possiamo neppure negare le risultanze che emergono da numeri, dati e le preoccupazioni di medici e scienziati".

L'indagine: alta percentuale infettati tra 14 e 19 anni

Tra le ragioni che avrebbero convinto a prolungare la Dad in Lombardia anche il risultato di una recente indagine svolta in regione, che ha evidenziato come "ci sia un'alta percentuale di infettati nella fascia che va dai 14 ai 19 anni. "Sono tutte persone pauci sintomatiche, asintomatiche o senza alcun tipo di sintomo - ha precisato Fontana - che però possono contribuire a diffondere il virus. Io e tutti i miei colleghi governatori siamo assolutamente convinti della necessità che la scuola si svolga in presenza, è assolutamente evidente che non possiamo continuare a lasciare i ragazzi a casa. Ciò non toglie tuttavia che non possiamo negare le risultanze che emergono dai numeri e dalle preoccupazioni che tutti nostri medici e scienziati evidenziano. Non possiamo scindere le due esigenze".