Covid, le varianti Gryphon e Cerberus ora fanno paura. Ecco i sintomi e come difendersi

Dopo il boom di contagi in Cina, Oms e Iss raccomandano massima attenzione e soprattutto vaccini per over 60 e fragili. Le analogie con l'influenza

Da Gryphon a Cerberus, le varianti del Covid sono tornate al centro dell’attenzione dopo il boom di contagi in Cina, seguito alla riapertura decisa da Pechino dopo anni di misure draconiane. Il timore è che l’enorme numero di casi, e quindi di replicazioni virali, favorisca la nascita di nuove varianti più aggressive e diffusive. Al momento la corsa del virus si è fermata alla lettera Omicron, dopo essere passati, tra le altre, per le varianti Beta e Delta, protagoniste di altrettante ondate. 

Lo tsunami da Pechino

Ed è Omicron praticamente il 100% dei casi di Covid in Italia. L’attenzione, come precisa Agi, al momento si concentra quindi sulle sottovarianti di Omicron. I pochi dati giunti dalla Cina  parlano di una forte crescita di BA.7: sarebbe questa, “figlia” della sottovariante BA.5, a trainare lo tsunami di contagi cinese. Ma la sua presenza è minoritaria in Europa e in Italia in particolare, dove l’ultimo report Iss parla di una prevalenza inferiore al 10%, addirittura in calo rispetto al 14,6% della precedente rilevazione. 

L'apprensione per Gryphon

Più preoccupante Gryphon, esotico nome di XBB.1.5, a sua volta figlia dell’incrocio di due varianti di BA.2. Secondo le prime valutazioni degli esperti non sarebbe più patogenica, ma potrebbe eludere meglio l’immunità da infezione o da vaccino, e per questo diffondersi più rapidamente. Ma anche in questo caso, l’Iss segnala una presenza ancora ridotta nel nostro Paese, solo 36 sequenze rilevate nell’ultima survey (su oltre 1.500 totali), 2 in meno della precedente rilevazione. 

La variante BQ.1

Nella corsa continua delle sottovarianti quella al momento più “in forma” è Cerberus, o BQ1: data in forte crescita anche da noi (sempre nell’ambito di Omicron).  L’ultima survey dell’Iss evidenzia un “significativo aumento”, arrivando a rappresentare il 64,1% (vs 30.7% della precedente indagine), sul totale dei campioni BA.5. “La variante BQ.1 è attenzionata a livello internazionale - sottolinea l’Iss - per la presenza di ulteriori mutazioni rispetto a BA.5, quali la R346T, nella sequenza codificante la proteina spike, mostrando un significativo vantaggio di crescita rispetto ad altre varianti”.

La sottovariante Centaurus

Omicron 5 rimane comunque predominante, anche se preoccupa la cugina Omicron 2 (o BA.2), spinta dalla sottovariante Centaurus. Nel caso di Gryphon, le sue caratteristiche le consentono di dribblare meglio gli anticorpi, e di rafforzare il legame con il recettore Ace2 che si trova sulle cellule umane. Rimanendo nella grande famiglia della variante Omicron, è molto probabile che la patogenicità rimanga bassa: è comune a tutte le ramificazioni della “famiglia” la tendenza ad attaccare prevalentemente le vie aeree superiori, causando mal di gola, raffreddori e febbri, e risparmiare quelle inferiori, e quindi le conseguenti polmoniti interstiziali.

La capacità di diffusione

Il problema è nella capacità di diffusione, come è stato evidente quando Omicron, all’inizio del 2021, ha scalzato le altre varianti causando un’ondata enorme dal punto di vista dei contagi, e quindi di nuovo molti casi gravi e decessi, pur essendo in proporzione assai inferiori rispetto per esempio alla variante Delta. E’ questo timore che sta facendo tornare a salire l’allarme globale.

In fuga dagli anticorpi

L’aumento dei contagi in Cina dunque  ha spinto diversi Paesi, tra cui l’Italia, ad alzare ancora una volta la soglia di allerta. Per il momento, l’attenzione è rivolta soprattutto a Gryphon e Cerberus. A puntare il dito contro Gryphon è l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che già a ottobre definiva la sottovariante come “la più immunoevasiva identificata” dall’inizio della pandemia. Alta quindi la sua capacità si sfuggire agli anticorpi, sia quelli acquisiti per una precedente infezione con altre forme del virus che quelli sviluppati in seguito a vaccinazione.

I sintomi di Gryphon

Come si manifesta Gryphon? I sintomi più comuni che la caratterizzano, scrive AdnKronos, non sono poi così diversi da quelli che già conosciamo: mal di gola, tosse, naso che cola, dolori diffusi, sensazione di stanchezza, mal di testa, in alcuni casi febbre. Al momento, i dati disponibili non sembrano però indicare una sua particolare aggressività sull’organismo. In Italia, come riporta l’ultimo bollettino mensile dell’Iss sulle varianti, le sequenze presenti nella piattaforma Icogen relative a Gryphon sono pari al 2% del totale.

Le analogie con Cerberus

La sintomatologia di Gryphon coincide con quella di Cerberus, BQ.1.1, un’altra variazione nata all’interno della numerosa famiglia di Omicron, che secondo i dati Iss al momento in Italia è al 30,84%. Entrambe, come del resto tutto il ceppo, non presentano invece i sintomi che all’inizio della pandemia indicavano con certezza la presenza del virus del corpo: augesia e anosmia, cioè perdita di gusto e di olfatto.

Le analogie con l'influenza

Va detto che i sintomi delle due sottovarianti coincidono in larga parte con quelli dell’influenza: l’unico modo per capire davvero se mal di gola, tosse e altri sintomi sono dovuti al coronavirus, che si tratti di Gryphon e Cerberus o di altre forme di Omicron, è quindi sottoporsi a tampone. L’Istituto Superiore di Sanità continua a sottolineare come chi corre i rischi più gravi di contrarre una malattia grave che porta al decesso sono le persone non ancora vaccinate.

I dati sui vaccini

 Nell’ultimo report esteso dell’Iss si legge che nella popolazione di età 60-79 anni, per i non vaccinati, il tasso di mortalità risulta tre volte più alto rispetto ai vaccinati con booster e quasi cinque volte più alto rispetto ai vaccinati con quarta dose da meno di 120 giorni.